Una citazione. Un po’ lunga. Kundera non ne avrà a male.
«Ma cosa credi, Jean-Marc, io non rido affatto! Non dimenticarti che ho due volti. Il che mi fa anche piacere, lo ammetto, ma ciò non toglie che avere due volti sia tutt’altro che facile. Esige uno sforzo, una disciplina! Devi capire che qualunque cosa io faccia, volente o nolente, la faccio con l’ambizione di farla bene, se non altro per non perdere il posto. Ed è molto difficile lavorare in modo ineccepibile e al tempo stesso disprezzare il lavoro che fai».
«Ah, ma tu ci riesci di sicuro, straordinaria come sei!» dice Jean-Marc.
«Certo, io posso anche avere due volti, ma non posso averli contemporaneamente. Con te mostro il volto canzonatorio. Quando sono in ufficio quello serio. A me arrivano le domande di quelli che aspirano a lavorare nella nostra agenzia. Tocca a me dare un parere positivo o negativo. Fra i candidati all’assunzione ce ne sono alcuni che, nella loro domanda, si esprimono in un modo impeccabilmente moderno, con tutti gli stereotipi, il gergo e l’ottimismo che in questi casi è di rigore. Non ho nemmeno bisogno di vederli in faccia, né di parlare con loro, per detestarli. Eppure so che sono proprio quelli che nel lavoro si impegneranno al massimo. Poi ci sono quelli che, in altri tempi, si sarebbero certamente occupati di filosofia, di storia dell’arte, o che avrebbero insegnato lettere, ma che oggi, in mancanza di meglio e magari per disperazione, cercano lavoro in un’agenzia pubblicitaria. E io so che in fondo disprezzano l’impiego al quale si stanno candidando, e che di conseguenza sono miei fratelli. E devo scegliere».
«Ma come fai?».
«Una volta appoggio uno che mi sta simpatico, la volta successiva uno che si impegnerà a fondo. Mi comporto per metà come una che tradisce l’azienda, per metà come una che tradisce se stessa. Insomma, tradisco due volte. E questo mio duplice tradimento non lo considero uno smacco, ma una prodezza. Perché avere costantemente due volti è una cosa sfibrante: per quanto tempo ancora ne sarò capace? Verrà il giorno in cui avrò un volto solo. Il peggiore dei due, ovviamente: quello serio, quello conformista. Mi amerai anche così?».
Milan Kundera, L’identità, Milano, Adelphi, 1997, pp. 35-36.
ma, forse…
Ma, non male