Perché viene redatto il bilancio preventivo?
Per più ragioni:
E in effetti, volgere lo sguardo avanti – presentando un quadro intelligibile di distribuzione delle risorse – contribuisce a chiarire le strategie, gli indirizzi dell’organizzazione.
Il bilancio (preventivo o consuntivo), nella sua logica, non è uno strumento che per essere compreso richiede competenze particolari. (Fate la prova: parlate di soldi in generale e molti si distrarranno… parlate dei loro soldi, e tutt’a un tratto saltano fuori schiere di masterizzati in Bocconi).
Il bilancio preventivo sostanzialmente risponde a due domande:
Certo se la ‘tecnicalità’ non è al servizio della comprensibilità, del confronto, dell’attivazione dell’intelligenza collettiva, del favorire la partecipazione di chi ha interesse ad entrare nel merito, allora può essere (e spesso è) uno strumento incomprensibile e inutile. Di fatto lo comprendono gli estensori. E la tecnica contabile, proprio quando dichiara di voler portare alla luce, di fatto oscura e allontana, avvolgendo nel mistero ragionieristico, qualcosa che ha a che fare con la vita di ogni giorno.
Quando non è la volontà di chiarezza a guidare l’azione rendicontativo-contabile, gli altri si limitano ad ascoltare distrattamente la presentazione e alla fine ad approvare (estenuati) sulla fiducia. Ma la chiarezza e l’intelligibilità del bilancio non sono optional. Sono elementi fondamentali per abilitare al confronto i soggetti interessati. Solo grazie ad un impegno per rendere comprensibili i conti, ci si può poi confrontare sulle questioni e non sulle intenzioni di massima, intenzioni dichiarate ma non suffragate da valori economici corrispondenti. Solo su fondamenti di comprensione si vota consapevolmente.
A chi è utile un bilancio preventivo?
In un’azienda agli azionisti, ai manager, e più in generale, agli interlocutori.
Ma se un bilancio preventivo – e i budget in cui può venire articolato – sono uno strumento essenziale per il governo e la gestione di una impresa privata, perché non possono esserlo per un ente pubblico dove costituisce un obbligo non formale (secondo quanto detta la legge)?
Si obietta che poi le cose cambieranno, le esigenze imporranno modifiche e variazioni. È vero. E qui troviamo un elemento di utilità. I cambiamenti avverranno alla luce di un assetto prefigurato e concordato, nel quadro di una rappresentazione condivisa nelle sue linee essenziali.
Cambiare, modificare i propri orientamenti è spesso necessario, vitale, adattivo (non si può fare diversamente, pena il determinarsi di effetti controproducenti). Ma un conto è cambiare alla luce di un disegno, un conto è cambiare in assenza di riferimenti. Semmai sapere che si dovranno fare manovre e variazioni, rende l’esigenza di un bilancio preventivo accurato ancora più pressante. Maggiore sarà l’attenzione nel dare forma ad un corredo di piani di intervento accompagnati, resi concreti, da un’attribuzione di risorse, e maggiore sarà la possibilità che le valutazioni dei cambiamenti necessari considerino riferimenti puntuali. Gli strumenti racchiudono ragioni, ma il senso nelle concrete situazioni dipende dalle intenzioni, dall’accuratezza, dall’uso che chi se ne serve immette e presidia.
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