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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Scrivere CV (profili professionali)

A un amico, il post su ‘gentilissimo’ ha fatto venire in mente l’attacco delle lettere che accompagnano i CV che mandiamo alla ricerca di lavoro. “Dai, scrivi qualcosa sui CV… ti mando del materiale che ho trovato…” mi ha detto ieri.

Pensando a questa richiesta mi sono passati per la mente tre pensieri:

  • Non ci sono solo CV per cercare lavoro, ma anche per cambiare lavoro. I CV che si scrivono agli esordi del proprio percorso professionale sono diversi dai profili professionali che ci accompagnano nel corso delle nostre peregrinazioni lavorative.  Non ci sono CV buoni per tutte le stagioni.
  • Poi ho pensato al significato degli schemi (cfr. curriculum vitae in formato europeo). Che cosa producono gli schemi quando si scrive? E che cosa producono gli schemi nelle organizzazioni? (Ma questo mi sembra già un altro discorso… teniamolo in sospeso per un altro post).
  • Terzo, mi sono ricordato di un profilo professionale che ho letto qualche tempo fa. Un’autopresentazione che mi aveva colpito. Così ho pensato di ripescarla e citarne qualche brano. Per la verità è un esempio un po’ limite, ma forse proprio per questo interessante.

Si tratta di una nota autobiografica che Giorgio Raimondo Cardona, importante antropologo italiano (1943-1988), scrisse su richiesta di un’università francese agli inizi del 1988. Il breve testo (pp. 371-372) è contenuto in una raccolta di scritti pubbblicata postuma, curata da Corrado Bologna, dal titolo I linguaggi del sapere, edita dal Laterza nel 1990. Considero quattro aspetti che mi sembrano interessanti e riconducibili alla questione dello scrivere per presentarsi, farsi conoscere e (perché no) farsi apprezzare. Dal testo da cui ho attinto – e che Cardona produsse per una precisa occasione – possiamo prendere spunto per sviluppare alcuni ragionamenti. Chiarisco che non intendo  proporlo a modello. Più semplicemente ho utilizzato alcune parti per attirare l’attenzione sull’apertura, sulla chiusura, sulla partizione del testo, sul tono del discorso e sull’uso della prima persona singolare. In ogni caso rimane un profilo utilizzato in un contesto definito, quello accademico. Non quindi per cercare lavoro, ma per attestare un percorso professionale che – presumo – consentisse un periodo di insegnamento in Francia.

L’apertura semplice e immediata

“Sono nato a Roma, il 7 gennaio del 1943. Ho fatto studi di lingue orientali (soprattutto semitiche e iraniche) e di linguistica alla Facoltà di Lettere dell’Università di Roma, dove mi sono laureato nel 1965 con un dissertazione sul lessico armeno.”

I nuclei informativi

  • La carriera universitaria
  • Gli insegnamenti in Itali e all’estero
  • Missioni sul campo come antropologo
  • Le aree di ricerca: “Nella mia attività di ricerca sono stato portato a seguire varie direzioni.”
  • Le due principali aree di lavoro: la linguistica storica  e la linguistica antropologica
  • La chiusura

Il tono e l’uso alternato della forma impersonale e della prima persona singolare

“Una seconda direzione, un po’ più recente, è lo studio delle funzioni della scrittura. La scrittura è il punto in cui si incrociano vari assi: se ne può studiare l’impiego in quanto sistema semiotico al servizio di una data rappresentazione del mondo, e in secondo luogo, di una data lingua; e si possono anche studiare le sue funzioni all’interno della società come operatore magico, divinatorio, come simbolo di status ecc. Bisogna ammettere che la scrittura è stata studiata molto poco in quest’ottica complessa; ci si è limitati a studiarne gli aspetti formali o storici, ma senza coglierne l’unità sostanziale in quanto fenomeno tipicamente umano. Da parte mia, ho tentato di dare di tutti questi aspetti una interpretazione d’insieme per la quale si imponeva il nome di ‘antropologia della scrittura’; […]”

Il commiato

“Infine […] i testi di viaggio sono una testimonianza di una scoperta intellettuale, e dunque le ‘usanze’ e le parole – quindi l’antropologia e la linguistica – hanno in essi un’importanza fondamentale; ed è del più grande interesse tentare di stabilire – dai due punti di vista – i sistemi di pensiero che la scoperta, e ancor più la verbalizzazione della scoperta, mette in opposizione e mescola.”

Il tono piano, quasi dimesso, ho l’impressione fosse voluto. Non si trattava di autocelebrarsi (e qualche CV corre questo rischio: imprese epiche, successi mirabolanti, imprese già negli annali…), ma piuttosto di presentare le proprie credenziali a una comunità sensibile al modo di porsi. E quella accademica non è poi così eccezionale: tutte le organizzazioni, a modo loro, sono attente a quel mix di affermazione di sé e di umiltà che dice il saper stare, il saper entrare in contatto.

Mi spiace di non poter riportare integralmente le due pagine contenute nel libro. Per chi fosse interessato il libro è a scaffale nella biblioteca di Cologno Monzese (segnatura 407 CAR) e può essere facilmente preso in prestito attraverso le biblioteche del Sistema Bibliotecario Nord-Est Milano. E per la verità risulta ancora in commercio.

Rileggendo la presentazione di Giorgio Raimondo Cardona, ho pensato che la semplicità degli esordi, l’immediatezza del rivolgersi a chi legge, l’articolazione e l’equilibrio dei contenuti e un buon commiato sono ingredienti da non trascurare nel preparare il proprio profilo professionale.

E, per essere ancora più prosaico (tornando ai CV) eviterei di:

  • usare formule del tipo “illustrissimo e pregiatissimo responsabile del personale vengo a sottoporle su proprie mani il mio CV” (suona settecentesco pre-rivoluzione francese… meglio stare saldamente nel presente);
  • partire da quando si era bambini, riportando anche il nome della maestra delle elementari, il voto (o giudizio) di terza media, segnalare (per i più grandicelli fra noi) di non avere avuto, nel corso delle superiori, esami a settembre (lascerei da parte la preistoria …);
  • seguire alternativamente l’ordine cronologico e quello per grandi temi (con il risultato che neppure il commissario Montalbano riuscirebbe a districare il viluppo delle vicissitudini lavorative);
  • chiudere il CV con gli hobbies (e tra questi vantare spedizioni nelle Ande o in Antartide, sport estremi, letture iperimpegnate che solo il titolo ti manda in catalessi).

Boh, queste sono alcune cose, ma ce ne sarebbero altre… Aspetto che il mio amico mi mandi i materiali promessi…

One comment on “Scrivere CV (profili professionali)

  1. Pingback: Curriculum cantati per superare limiti e confini del dicibile? | Appunti di lavoro

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This entry was posted on 10 May 2010 by in Generale, Psicosociologia, Se scrivere è organizzare... and tagged .

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