Bacheche, cartelli, locandine, segnaletiche…
Le scritture murali (cartellonistica piccola e grande, locandine, bacheche, messaggi, segnaletica, fogli volanti, post-it) sono scritture transitorie, informative e performative. Scritture che provano a regolare le relazioni, informando, mediante indicazioni o imposizioni (permessi o divieti). Scritture che rendono presenti soggetti titolari e fruitori, e ne svelano le relazioni. Le scritture murali sono scritture che mirano ad alterare il corso degli eventi (sia nel senso di produrre cambiamenti, sia nel senso di contenere ‘derive’ in corso).
La scrittura murale è una pratica dei servizi (delle organizzazioni), una produzione. È parte delle attività che i servizi realizzano. Anche se, per lo più, viene considerata un fare marginale e irrilevante. Le scritture murali sono micro-discorsi iscritti nelle prassi operative, azioni pragmatiche, operative, immediate. Per tutte, una metafora raccolta nel sovrapporsi delle conversazioni: “i cartelli informativi sono come un post-it, stanno lì appesi e dopo un po’, quando non servono più, li si butta”. Scrittura effimera – il post-it – e in questo caso la metafora ci dice qualcosa sull’utilità temporanea di queste produzioni e sulla considerazione che viene loro riservata.
Uno dei rischi che la scrittura murale deve assumere è quello di essere non solo informativa, performativa, regolativa, ma anche impositiva. Sappiamo che non c’è un solo tipo di scrittura murale, e le funzioni possono essere differenti. La scrittura murale non si scrive in un vuoto di relazioni. Anche se si rivolge a persone che per la prima volta si rivolgono al servizio, non può presupporre una completa disponibilità.
La scrittura murale è l’esercizio e l’affermazione di un potere. Intanto la scrittura identifica il servizio (e l’organizzazione). Non è una semplice presentazione, ma una manifestazione, quasi una traccia campionata (una scelta deliberata di alcune informazioni e di esclusione di altre) che lascia ai lettori/fruitori il compito di colmare i vuoti e di ricostruire un disegno completo del funzionamento del servizio.
[Lettori che non sono sempre e necessariamente esterni. Per questo le scritture murali sono certamente in parte cospicua scritture pubbliche, ma esiste una vasta gamma di scritture murali ad uso interno, rivolte a persone che fanno parte dell’organizzazione.]
In questo senso la scrittura murale è ipersintetica. Una sintesi che richiede per funzionare una ricostruzione non solo cognitiva (quello che si deve o non si deve fare, quello che si può o non si può fare), ma anche una ricostruzione emotiva. Come si sta qui, come mi sento nel contatto, come vengo accolto, cosa viene pensato di me, cosa viene detto, in quale sequenza di accadimenti mi trovo e come mi devo comportare per essere accettato. È il caso della reception di una biblioteca che ha collocato sul bancone in ingresso più cartelli rivolti al pubblico, con una scritta leggibile a 6-7 metri di distanza (scritta in maiuscolo) che recita: “Esibire la tessera”. Qual è il messaggio, qual è il pensiero che regge la comunicazione (qual è l’ipotesi relazionale)? “Presentatevi rendendovi riconoscibili, presentate le vostre credenziali, velocizziamo il servizio, senza tessera non possiamo operare…” Ma dove sono finiti gli utenti di cui tanto parlano le retoriche sui servizi pubblici… i ‘coccolati’ utenti, gli utenti per i quali tutto si compie? [O c’è un’altra possibile interpretazione, più semplice e funzionale, che non colgo?]
Volendo quindi partire dalle microstorie, assumendo che abbiano un valore esplicativo ed esemplificativo si potrebbero esaminare le scritture murali di questo servizio o quel servizio, del servizio o dell’organizzazione nella quale lavoriamo … Scritture (solo apparentemente) semplici, che riflettono le nostre disposizioni, le impercettibili trasformazioni, le discontinuità e le costanti che orientano il nostro lavoro.
[1/3, segue…]
io invece ho alcuni tipi di scritture che spiccano sulla vetrina della mia cartoleria
uno è un foglietto volante che “appiccio” quando accompagno Claudia a scuola…ed è molto chiaro: ” accompagno mia figlia a scuola e torno subito!”..
invece tempo fa c’era il cartello: ” è vietato entrare con cibi e bevande”…l’ho tolto dopo un po’…quando ho notato che eramai era pratica acquisita…..
ogni tanto invece metto il ” torno subito”….ma non sto qui a spiegare il perchè:)
Una volta mio figlio grande ha scritto “AIUTO” sulla parete di casa, sopra il divano…
Cosa vorrà dire???
Anche mio figlio ha scritto la stessa cosa.
Allora ne abbiamo parlato…
Non so se essere sollevato: mi ha confessato che si riferiva alla mamma!
certo chiedeva aiuto alla mamma……per la serie…mamma aiutami:)