Mi hanno coinvolto nella preparazione di un momento di confronto e riflessione collegiale. La questione emersa è come chiamare questa attività: convegno o seminario?
Convegno fa pensare ad un incontro in cui persone esperte portano contributi con l’obiettivo di confrontarsi (fra loro). Chi partecipa tendenzialmente ascolta, eventualmente può contribuire prendendo brevemente la parola (e ponendo per lo più domande). In genere la più parte del tempo è occupato dalle relazioni e dal dibattito fra esperti. Per riuscire un convegno deve cogliere il tema, radunare persone davvero preparate, in grado di portare punti di vista pertinenti e innovativi, che aprano alla riflessione, che sollecitino i convenuti, li aggiornino, li arricchiscano (e non li annoino). Convenuti che si collocano in una posizione ricevente, forse (ma non è detto) un po’ passiva, quasi da spettatori.
Seminario invece sembra essere un momento di lavoro più ristretto, meno affollato. A volte vi si partecipa perché invitati (un seminario può essere aperto. L’idea è che più che relazioni vi siano interventi da dibattere, che gli invitati possano o debbano portare contributi. L’obiettivo sembra essere l’incontro e la riflessione attraverso un coinvolgimento tendenzialmente ampio. Nel seminario è come se prevalesse dall’intenzione di realizzare un momento di studio e di approfondimento di un tema, quasi un momento di lavoro. Forse attraverso il seminario si voglio mescolare le carte, più che fare il punto della situazione generale, come se il seminario ricercasse una condivisione di idee e riflessioni. Per riuscire anche il seminario deve cogliere il tema, ma sopratutto deve lavorare sulla preparazione dei contributi e delle modalità di partecipazione.
Un’altra differenza è che mi sembra più facile aggiungere una specificazione dopo la parola seminario (seminario di approfondimento ad esempio) che non dopo la parola convegno (però si può dire convegno di studi)… Ma di questo non sono certo.
Meglio un seminario o un convegno?
Giancarlo rilancia.
Evidentemente convegno e seminario lo lasciano (parzialmente?) insoddisfatto.
Forse provoca: ci sospinge verso la classicità.
Chissà, forse lascia intravedere le due cose che lo appassionano (e qui provoco io;-): l’amore e la politica (=cultura+azione)…
In ogni caso ecco gli spunti – tratti da Wikipedia – che mi ha mandato.
Il Simposio (in greco Συμπόσιον, noto anche con il titolo di Convivio) è forse il più conosciuto dei dialoghi di Platone. In particolare, si differenzia dagli altri scritti del filosofo per la sua struttura, che si articola non tanto in un dialogo, quanto nelle varie parti di un agone oratorio, in cui ciascuno degli interlocutori, scelti tra il fiore degli intellettuali ateniesi, espone con un ampio discorso la propria teoria su Eros (“Amore”).
Il Convivio è un’opera composta da Dante durante l’esilio, più precisamente tra il 1304 e il 1307. Il termine “convivio” deriva dal latino convivium e significa “banchetto”.
Lo scopo di questo trattato, scritto in volgare fiorentino, era di offrire un “banchetto di sapienza” a tutti coloro che non conoscevano il latino nei tempi di Dante (1265 – 1321); esso doveva infatti contenere tutto lo scibile umano. Di fatto tratta argomenti politici, filosofici o d’amore, che solitamente venivano affrontati in latino.