Questo non è un post ironico.
Per prima cosa voglio ringraziare mio cognato Roberto che, di quando in quando, vista il blog, si è iscritto, e legge i post (ovvio non tutti).
Ma perché voglio ringraziarlo?
Intanto perché è una bella fortuna avere un cognato che ti fa visita e che considera quelle che provi a cucinare… (è chiaro a tutti che messa così sto sollecitando anche gli altri cognati, e avendone quattro, c’ho il mio bel da fare).
Ma il ringraziamento è anche perché questo mio cognato mi dà dei suggerimenti.
Lui (come il mio amico Alberto, peraltro) è convinto che i miei post siano troppo lunghi.
E ha ragione.
Ok, mi ci applico.
A partire da questo.
Il secondo ringraziamento va a Cristina che mi ha dato l’opportunità di ricordarmi di quanto sto per dire, e che con il suo assenso legittima ancora di più il mio pensiero.
Si tratta di un grazie che si moltiplica, si riverbera, rimbalza verso tutti/e quelli che mi tirano dei pacchi.
Sì, fino ad un certo punto mi incazzavo profondamente per i pacchi.
Da un certo punto in poi ho cominciato mentalmente a ringraziare.
Nel sovraccarico di lavoro e di altro che sono le nostre vite, un pacco è una boccata di ossigeno, è un momento che mi ritorna a disposizione, è un vuoto nell’agenda che nessuno può occupare (salvo non sia io ad essere connivente), è un regalo, è un tempo tutto per me.
“Salve, la chiamo – e mi scuso – per informarla che la riunione di domani pomeriggio è stata spostata. Mi rincresce…”. “No, grazie di questa telefonata, grazie di cuore!”.
E adesso qualcuno penserà che sto sollecitando pacchi, che mi espongo troppo al rischio.
Non credo.
E sono pronto a scommettere che (putroppo) i pacchi non cresceranno esponenzialmente. Anzi, credo che mi continuerò a trovarmi nella condizione di dovermi paccare da solo, è una questione di sopravvivenza;-)
….chissà se anche la mia dentista è d’accordo e legge Mainograz…che io di pacchi ne do a lei quanti ne danno le poste!
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