Perché si fanno gli incisi?
Per incidere (o no?).
Se questa è la ragione, abbiamo anche un criterio per valutare l’opportunità o meno di racchiudere fra due lineette – meglio lunghe rispetto a quelle brevi usate qui – ciò che vogliamo mettere in evidenza.
L’inciso è una discontinuità. Meglio saperlo. È un’interruzione del ragionamento, dell’esposizione, del flusso dei pensieri. Un’interruzione salutare – o almeno uno stop and go al quale chi scrive non è in grado di resistere -, una sottolineatura, un’accentuazione spiazzante (o che vorrebbe esserlo?).
Incisi, abbiamo tre possibilità:
– confidare in due virgole (soft);
– affidarsi a due lineette (classico);
– trovare posto nell’abbraccio delle parentesi (garbato, per lo più).
Le due virgole sono un modo discreto per fare un inciso, almeno apparentemente. Il discorso scivola via, un leggero ondeggiare, un accenno di puntualizzazione, appena suggerita e poi di nuovo nel corso principale dell’argomentare. Due virgole non richiedono particolare sforzo mnemonico, non rimarcano e non sottolineano, suggeriscono. Anche se, a volte, tra due virgole viene incastonata una proposta tutta da vagliare.
Due lineette per spezzare e fissare. Non si può non inciampare e rimanere impigliati. Per un attimo, giusto il tempo di un piccolo strappo. E di nuovo via, trascinati dal discorso che – se corre – non ci consente alcun rewind (forse).
Le parentesi sono incisi che mirano a spiegare o a esplicitare, sono brevissime pause di approfondimento. Non ci spostano, non sono vere e proprie digressioni, non ci fanno davvero deviare dal corso principale, piuttosto interrompono per generare un effetto di contrapposizione al flusso del discorso, per focalizzarlo (quel tanto che basta).
Per la verità le possibilità sono quattro.
Volendo si può usare l’artifizio punto-maiscola-punto (soluzione falsamente aggressiva). È una modalità sincopata. A volte troppo. E il rischio è creare una serie di frasi secche. Troppo. Come questo periodo. Però se riscrivessimo questa frase mettendo le virgole, così: “per la verità le possibilità sono quattro, infatti volendo si possono usare punto-maiscuola-punto, anche se si tratta di una modalità sincopata, forse troppo; una modalità che ci fa corre il rischio di creare una serie di frasi eccessivamente tranciate e secche”. Come si vede dalla prima formulazione le espressioni fra due punti sono incisi che ci costringono a soffermarci, che sottolineano, che interrompono. Come quando mentre camminiamo e conversiamo, di colpo ci fermiamo e poi riprendiamo a camminare (e a parlare).
Gli incisi possono essere fastidiosi (e infatti non a tutti piacciono). Hanno anche un’altra benefica caratteristica: possono essere usati come contrappunti ironici. Inoltre – sia detto per inciso – fanno volentieri a meno dell’espressione ridondante “sia detto per inciso”.
Questo testo mi ha agganciato, o meglio mi sono lasciata agganciare, in quanto grande esperta di incisi, altrimenti detta tra quelli “che non possono resistere” ad utilizzarli.
Posto che a tratti mi osservo e interrogo su questa modalità espressiva – che conservo anche nelle conversazioni orali! – cui forse potrei rinunciare ma che le persone che mi conoscono sembrano accettare senza troppo scomporsi – e perciò non rinuncio – vorrei dare il mio contributo alla riflessione così.
Il mio utilizzo delle frasi tra le virgole, i trattini, le parentesi, etc. a volte è piuttosto un’apertura di possibilità (che si vedono e si aprono in quel momento), un arricchimento dei contenuti, a volte un contrappunto per lasciare spazio a idee diverse, forse teso a invitare l’interlocutore /lettore /ascoltatore a non fermarsi alle prime apparenze, ad andare “più in là”.. a farsi un’idea propria (magari a comunicarmela, così ci arricchiamo insieme delle nostre idee diverse).
Forse faccio giusto fatica ad esprimere “idee compiute”, “nette” (o preferisco, scelgo di non farlo), avendo ormai interiorizzato da tempo le mille e più sfaccettature di quella che a noi umani piace definire “la realtà”.
Perciò forse per me l’inciso più di tutto aiuta a ricordare che ogni cosa che ci circonda, le cose che guardiamo, agiamo, interagiamo e noi stessi, siamo “uno, nessuno, centomila… …”
A volte (come a volte la vita ci sorprende..!) per inciso si scrivono senza accorgersi le cose più importanti – ! – e poi si scoprono rileggendo, o in un secondo momento, a volte per caso.. quasi fossero idee non nostre, ma arrivate, da non si sa dove (! – si sa, si sa – !).
Riguardo agli “incisi”, parola troppo netta (incisiva!), nella mia mente e sensibilità, pensavo a loro fino ad ora piuttosto come a “intercalari”, moti ondosi del discorso, come i nostri pensieri (o almeno i miei!!) non soggetti alla linearità, ma ..più complessi, a volte sovrapposti, intersecanti, paralleli.
Anche da questo punto di vista, gli incisi mi fanno pensare alla complessità della vita, irruzioni vitali, a volte esuberanti, nella – falsa (o supposta, ipotetica, .. sostenuta, da molti o da alcuni) – linearità e razionalità del logos.
Ho letto (con un certo
disappunto) e mi sono chiesta
perchè questo mio nipote
insiste tanto sui particolari?
Mi pare una caratteristica che
colgo dalle tue riflessioni.
Cosa vorrà dire?
Che c’entra il mio disappunto
con i tuoi particolari?
Riflessioni di un sabato
qualunque.
Ti abbraccio.