In università, con alcuni studenti abbiamo organizzato un laboratorio sulla scrittura dei CVs. Naturalmente in internet si trova moltissimo. In particolare le istruzioni per predisporre il proprio CV in formato europeo.
Quello che non è facile trovare sono indicazioni che vengono dall’esperienza di chi scrive CVs e di chi li riceve, li esamina, li scarta o li conserva, se ne serve nel proprio lavoro.
Trovate di seguito alcuni appunti in preparazione all’incontro di lavoro. Idee, suggerimenti, spunti, critiche, osservazioni… commenti welcome!
Perché si scrivono i curricula professionali?
Se la domanda è banale, la risposta dovrebbe essere immediata e incontrovertibile.
Intanto la domanda allude a più documenti di presentazione.
È vero, si possono (e in genere è opportuno avere) più curricula.
Si tratta di documenti di presentazione, che forniscono di noi un profilo, ciò elementi salienti e pertinenti per l’occasione. E come i profili possono cambiare al cambiare di posizione (nostra e di chi ci guarda). I CVs vengono aggiornati, sistemati, precisati, alleggeriti, completati, trasformati, modificati, asciugati, arricchiti, rielaborati, cestinati e riscritti.
Più volte.
In fondo i CVs sono come abiti, li scegliamo perché parlano di noi, dicono di come siamo e di come vorremmo essere, li scegliamo (più o meno) adeguati alle situazioni, per ‘essere’ in quel momento quella determinata persona [Come dice (seduce) in questi giorni la pubblicità di un’acqua in bottiglia: “diventa quel che sei e nessuno sarà mai come te”].
Il mito del CV a cui semplicemente si aggiunge l’ultima informazione è destinato a cozzare contro le cangianti esigenze di entrare in contatto con imprese o soggetti diversi. Quello che conviene fare è tenere un file che funzioni da archivio, ma non confonderei le play list con la musica che in quel momento voglio (farvi) ascoltare.
Il CVs è come i piatti semplici. Contano gli ingredienti, conta la cucina (conta la cura). E magicamente le variazioni sono infinite. (Si pensi alla pizza e alla pasta).
Torniamo al punto. Perché si scrivono i CVs?
Il curriculum viene in genere sistemato (o preparato) per l’occasione. Cioè: a chi giova? Qual è l’intenzione? A chi si scrive? Se non assumiamo un habitus situazionale rischiamo di uscire in frac e perdere di vista il dress code atteso e adeguato.
Da notare che ci sono CVs mandati di propria spontanea volontà, CVs di autocandidatura lanciati come sassi nelle acque stagnanti o impetuose. Ci sono CVs di risposta a qualche offerta. Ci sono CVs di contatto per segnalarsi o per farsi ricordare da qualcuno che conosciamo o ci conosce, e che potrebbe rilanciarci. Ci saranno certamente altri CVs per altre occasioni. In tutti i casi le intenzioni comunicative, il bersaglio a cui mira l’azione è diverso. Diverse saranno allora le soluzioni comunicative, le scelte stilistiche, retoriche, compositive. Diversi saranno i CVs prodotti.
Insomma più che una tecnica atemporale e aspaziale, vale una certa connessione con quello che si sta facendo, con le proprie motivazioni, con l’obiettivo che stiamo perseguendo.
La consapevolezza è tutto.
Quali sono le indicazioni di cui disponiamo o le prescrizioni che dobbiamo rispettare?
Il CV deve essere in formato europeo. Vero, verissimo. Ormai è un must, una delle regole più rispettate dell’universo (e il rispetto del format già ci preannuncia, dice di noi che sappiamo come regolarci, come comportarci nel vasto mondo del lavoro, siamo persone che rispettano le consuetudini, a modo).
OK il rispetto del formato europeo, ma non con il paraocchi.
Si può (si deve?) essere creativi o se stessi pur nel rispetto di vincoli dati?
Ma anche il formato europeo può essere rispettato e migliorato. In fondo è uno schema che aiuta a ordinare informazioni indica quelle che veramente sembrerebbero utili. Quindi il mio pensiero è che il CV in formato europeo non è il frontone del Partenone che può solo essere conservato e contemplato, è un canone e come tale ammette variazioni (non sovvertimenti).
Scrivere (e riscrivere) CVs
Esercizio per scaldare i muscoli (delle dita affinché scorrano veloci sulla tastiera), per cominciare ad emozionarsi della perizia delle proprie facoltà, per sintonizzarsi con il respiro prima del grande balzo.
Prendete qualsivoglia frase, a caso, quella che avete davanti agli occhi e riscrivetela in dieci modi diversi. Poi salvate quello che vi pare più efficace, completo, breve, catturante. Buttate gli altri e dimenticateli.
Se avete superato (e l’avete superata) questa prova, passate al vostro CV.
Si giudica dai piccoli, infinitesimi particolari.
Il CV è un documento breve. Conviene evitare refusi. È vitale evitare errori di grammatica e di sintassi. Tuttavia gli errori sono animali predatori. Si deve stare in guardia dai loro assalti, ci si può difendere meglio attaccando. Quindi leggere e rileggere, attivare il correttore ortografico e grammaticale automatico di word e il suggeritore di stilistico. Poi (che male c’è) è saggio farsi rileggere da qualcuno che ha un occhio disincantato sulla vita (non scettico o frustrato però!).
Scrfitture, lapsus e…
Le cose più simpatiche dei CVs sono i lapsus. Sempre indicativi. Faccio due esempi brutali.
Se ti chiami ‘Pirola’ di cognome non ti può scappare la ‘o’ e se di cognome ti chiami ‘Cacciatore’ non ti puoi dimenticare la ‘i’. Ma a volte succede. E chi ti incontra, succede che te lo faccia notare.
Leggere e rileggere, questo è il segreto.
Immagini
Che famo, ce mettiamo pure ‘na foto? (magari quella di faccialibro?).
Scollature e bicipiti? Glamour o emaciati?
Attenzione alla foto. Le possibilità di farsi una foto sono infinite.
Tanto vale esagerare e poi scegliere.
Evitare pose pensose?
Una pubblicità casereccia che vedo quando mi capita di andare in Valtellina mostra un uomo tutto d’un pezzo, che si tiene il mento con una mano mostrandosi pensoso. La scritta sotto dice: “Ho scelto”. Foto e scritta vanno in due direzioni diverse.
Bene evitare foto che vanno nella direzione opposta di quello che il CV vuole significare.
Altri lavori
Vale la pena segnalare di aver fatto lavori diversi?
Nella nostra cultura, in generale, lavorare è una buona cosa.
Non sempre però è utile segnalare lavori da disperati (consegna volantini nelle caselle e affini…)
Forse è meglio segnalare lavori che danno testimonianza della propria propensione per il lavoro.
E in ogni caso meglio la verità salda e incontrovertibile, magari non avventurosa, ma raccontabile, piuttosto che menzogne fragili e contraddittorie.
Hobbies, interessi, piaceri, svaghi, volontariato e altro…
Metterli o non metterli?
Se decidete di metterli, evitare iperboli.
Anche qui meglio dire la verità.
Evitare di millantare passioni quando si è a livello di interesse moderato.
Evitare, evitare, evitare… Il CV è il documento più sobrio che ci possa essere.
Del volontariato si può parlare. A me pare più connotante degli hobbies [ma c’è qualcuno che usa ancora questa parola?].
Diversa la questione della militanza politica. A me pare sempre molto connotante, perfino troppo. È chiaro che non c’è nulla di cui vergognarsi. Se si fa politica, bene! Ma a me pare una informazione fuori contesto, che riguarda una sfera sociale differente. Quindi non metterei in campo informazioni sovrabbondandi e fuorvianti.
Ah, le revisioni, non bastano mai!
Evitiamo le sconnessioni stilistiche (font, spaziature, e affini).
Sottoponiamolo (sottoponiamoci) alla implacabile verifica di qualcuno in grado di cogliere il lato oscuro della realtà (che costruiamo)!
Il nome del file che contiene il CV
Certo una delle ultime cose è dare il nome al file.
Un nome che lo renda rintracciabile e ci faccia fare brutta figura.
Evitare ‘CV’ o ‘Nome CV’.
Meglio ‘CV Nome Cognome mese anno’.
Ci sono idee più furbe?
Pdf è meglio: si è sicuri che si aprono e nel forma in cui sono stati predisposti. A volte word o openoffice danno problemi di compatibilità. In generare prima di spedire il file in .pdf, vale la pena di controllare (c’è sempre qualche particolare che è sfuggito, che si palesa un secondo prima di fare invio). Allora… fermi tutti. Rewind, si torna indietro e si aggiusta la smagliatura.
Come inviare il CV?
Della mail abbiamo già detto in un precedente incontro.
Non ci ritorniamo.
In ogni caso… Se la mail è la colomba, il CV è il ramoscello d’ulivo. La mail latrice di CV si deve annunciare e lo deve dire che reca con sé una buona novella. E, quindi, la mail deve essere curata tanto quanto il CV.
È possibile anticipare qualcosa del CV nella mail (un anticipo che può – o non può – essere un aggancio aiuta).
A volte i CVs si inviano alla maniera usata nel secolo scorso: per posta. Inutile dire che anche la busta fa parte dell’atto comunicativo (sul CV stampato, sulla copia di carta, evitare macchie di sugo, impronte di maionese o fragranza di patatine fritte).
Se i CVs si danno a mano, ci può stare una cartelletta trasparente, così non si sgualciscono e hanno maggiori chances di arrivare indenni in un qualche luogo, in qualche mano, sul tavolo di qualche riunione.
Mi scuso per le indicazioni al limite del ricevibile, ma…
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Tutte le lettere sono d’amore…
Questo l’head del blog yellow letters.
E questi alcuni pensieri sui CV e sulle consegne.
O sui ricevimenti.
http://yellowletters.it/2011/09/20/curriculum-vitae/
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Caro Graziano,
difficile aggiungere qualcosa a questo post. Basterebbero metà di questi accorgimenti per scrivere un buon cv.
Aggiungo solo un paio di cose:
• Nell’invio di un cv eviterei di mettere in indirizzo l’elenco completo delle 200 aziende che ho trovato sulle pagine gialle! L’invio deve essere quanto più possibile personalizzato;
• mi capita sovente di non riuscire a superare l’ostacolo di una accompagnatoria al CV scritta male. Tipo: “Buongiorno, mi chiamo Elena sono molto interessata al lavoro da voi svolto perché ciò mi permetterebbe di imparare moltissime cose nuove”. È esattamente il contrario: cosa aggiungi, cosa porti tu a noi? È più forte di me, è un mio pregiudizio, quando è così non riesco ad aprire il file del cv
• Inutile ripetere l’invio mail del cv una volta alla settimana. Basta una copia, piuttosto meglio una telefonata pre-post invio per chiedere un colloquio o per capire quali forme di selezione sono adottate (concorsi, selezione, colloqui ecc…).
• Troppo spesso mi capita di trovare nelle mail errori grossolani (di indirizzo del destinatario, del nome del responsabile oppure del tutto anonimi). Chi legge può trovare in questo una forma di superficialità.
• Eviterei frasi di commiato tipo “in attesa di vostro gentile riscontro” o simili. Mi rimanda ad un atteggiamento passivo-aggessivo. Quello che si scrive esprime uno stile relazionale.
A presto
David
Grazie Paolo,
indicazioni utili e concrete!
Graziano
Ciao Graziano! complimenti per il post, ha attratto la mia curiosità, dato che qui di CV ne passano a centinaia.. Mi vengono di getto un paio di note, vedi tu se utili o meno:
– il formato europeo non è il dogma, non è l’unico, anzi, spessissimo per molte piccole organizzazioni è mooolto più leggibile un bel formato tradizionale. In ogni caso, se si sceglie il formato europeo, consiglio di fare sintesi, ancora un pò e ti chiedono il numero di scarpe… la sintesi è fondamentale, un vecchio adagio diceva “più di due pagine (di CV) solo i dirigenti”. Leggere 8 pagine di CV europeo per un neo-laureato è, onestamento, un pò troppo
– oltre a come nominare il file in cui salvalre il proprio CV, proporrei di prestare attenzione anche al proprio indirizzo mail. Mi spiego, ha senso ricevere un perfetto CV europe da “coccola74@hotmail.com” oppure da “superego.smack@yahoo.it”?? a me è capitato…
– l’ordine cronologico: partire dalle cose fatte più di recente (sembra ovvio, ma non lo è) è meglio
– ultima, giuro: specialmente nel nostro “settore” inviare curriculum a caso (posta o mail fa lo stesso) conta quasi zero, costruire un capitale di relazioni (possibilmente fiduciarie) aiuta invece tantissimo ad avere l’informazione giusta, al momento giusto, dall’organizzazione giusta… Good Luck!
Saluti
Paolo