Scrivere per…
La scrittura, delle cui sfaccettature si occupa spesso questo blog, è un tema ovviamente è trasversale in molti campi.
Si è detto su questo blog che scrivere e lasciare tracce è vitale.
Vorrei dire due parole sulla mia categoria (quella degli psicologi) che non scrive molto, forse perché ha maggiore familiarità con la parola e con il colloquio come mezzo principale di intervento.
La scrittura a cui faccio riferimento è la scrittura scientifica, dalla quale gli psicologi sono spesso lontani, e certamente lo sono se paragonati ad altre categorie, prima fra tutte quella dei medici. Ogni medico sa, dal giorno in cui si laurea, che se vuole arricchire il suo curriculum deve essere in grado di riportare le pubblicazioni scientifiche alle quali ha contribuito. E nei concorsi pubblici le pubblicazioni sono considerate rilevanti ai fini del punteggio finale.
Ma la scrittura che ‘pesa’ – più che il libro – è l’articolo scientifico pubblicato su riviste scientifiche internazionali, indicizzate nei database che contano. Ad esempio, nel mondo medico, è imprescindibile eseguire ricerche su Medline o su Pubmed (che riprende lo stesso Medline più alcuni altri database).
Ogni rivista scientifica che ha accesso a questi database ha a sua volta un impact factor, ovvero una “quotazione”, che ne decreta l’importanza. Il calcolo dell’impact factor – cosa in realtà complessa – si esprime in statistiche su determinati periodi precedenti di diversa durata, si riferisce alla quantità di citazioni ricevute, e a sua volta viene riportato in altre riviste che si occupano di queste statistiche: ad esempio il Journal Citation Reports.
Inoltre ogni rivista dichiara nella sua presentazione il suo impact factor, che ne decreta il prestigio. Una della riviste più note e prestigiose è Lancet, con il suo impact factor strabiliante oltre i 30 punti. Un articolo che venga proposto a una rivista per la pubblicazione deve passare al vaglio della commissione scientifica (i referees esperti nella materia) che lo valuta, lo accetta se vengono soddisfatti i criteri stabiliti e garantisce il lettore della sua attendibilità a livello scientifico. Le tracce lasciate in questi database sono durature e reperibili ovunque grazie alla rete internet. L’universo di questi articoli, di tutti gli articoli scientifici, può essere considerato una buona immagine, se non concreta, almeno virtuale, del corpo teorico delle scienze.
Adeguarsi a questi criteri di controllo scientifico del proprio lavoro, mediante la pubblicazione su riviste indicizzate, è dunque un modo per garantire la scientificità e la serietà del proprio lavoro, e per favorire il dialogo e l’integrazione con altre categorie che dimostrano l’efficacia del loro intervento costantemente e da molto tempo (mi riferisco ai medici). Sarebbe una buona pratica anche per gli psicologi impegnarsi più diffusamente nella “scrittura” e nella pubblicazione di lavori scientifici, anzi, come si dice su questo blog, sarebbe vitale per il benessere di una disciplina che ancora oggi, talvolta, viene guardata con sospetto relativamente ai suoi fondamenti scientifici.
Claudia Piccinelli
Psicologa, svolge attività di consulenza presso enti pubblici territoriali.
Interventi: sostegno psicoeducativo in ambito familiare e scolastico, mediazione familiare, consulenza separativa.
Recentemente ha co-pubblicato un articolo sulle potenzialità comunicative di internet nell’offrire supporto a persone malate di cancro.
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