Cosa è mio e cosa è tuo in questo mondo iperconnesso?
Cosa posso prendere dagli scaffali dell’immenso supermercato digitale?
Quale uso personale delle cose che altri hanno prodotto e quale di quanto abbiamo prodotto insieme?
Volatilità, accessibilità, voracità.
Smemoratezza.
Tempo e conoscenze
Il tempo e le conoscenze sfuggono, si sversano, decadono.
Perso.
Ritrovate per caso.
Cacciate di frodo, ricomposte, imprevedibilmente riconfigurate (cose nuove con decostruzioni antiche).
Irrimediabilmente perso.
Tempo e conoscenze
Beni preziosi, non facili da prezzare.
A volte incommensurabili.
Beni individualmente finiti.
Infiniti, apparentemente, se considerati come un universo.
Di chi sono le conoscenze a cui accedo?
Di chi sono le idee degli altri?
Di chi è il tempo che rendo tangente al mio, che insidio, in cui mi insinuo?
Episodio
A un collega – interpellato perché autore di un libro – la dirigente di una non piccola organizzazione ha chiesto la disponibilità a ragionare su una possibile consulenza.
Al contatto è seguita la richiesta di un progetto di massima.
Al progetto di massima si è aggiunta la richiesta di un preventivo (di massima).
Dal preventivo si è tornati al progetto (interessante…) per precisarlo.
Il progetto (fattosi più definito e articolato) ha imposto di rivedere i costi per le necessarie corrispondenze.
Poi il tono – senza preavviso – cambia.
Non più ‘a presto’, ‘arrivederci’, ‘risentiamoci’…
Il commiato si fa tranchant, dalla prima persona singolare sia passa alla prima plurale: “La ringraziamo, Le faremo sapere”.
E ai pronomi rispuntano le deferenti maiuscole (indifferenti?).
Poi silenzio.
Tell me why!
Il silenzio è fragile comunicazione.
Ininterpretabile.
La crisi è nelle relazioni?
Non un accenno, non un’incertezza.
Non uno sporgersi per salutare mentre si parte.
La metacomunicazione è espunta.
C’è una richiesta.
E l’implicito regola il clima della relazione.
Non posso rifiutare / non puoi rifiutare.
Nella crisi i preventivi non si possono rifiutare!
Come richiamare qualche ‘metaregola’, qualche ‘accordo-cornice’ che ci aiuti a entrare (e a stare) in relazione?
E a lasciarci?
Può la ristrettezza economica giustificare una leggera, garbata e irriconoscente rapacità?
Può la crisi economica dilagare, intaccando il sistema dei rapporti, il tempo, le conoscenze?
Può assolverci?
Mi interpella questo pensiero.
Le relazioni… come sono importanti!
Cosa perdo quando non le coltivo?
Perdo me stessa/o?
E cosa o chi è fondamento delle
mie relazioni?
Qualcuno ci unisce al di lá dei
nostri sforzi ed impegni e ci dá
il senso e la profondità
di quello che vuol dire fedeltá
fino alla fine.
Io questo Qualcuno lo chiamo
Gesú Cristo – Uomo-Dio nostro
fratello che ha puntato fino
in fondo sulla relazione con
l’altro/a.
Grazie per questo pensare e
riflettere.
Buona domenica.
Martina