“Siamo in orario?”
Il controllore guardò l’orologio e sorrise.
“Sii, due o tre minuti…”
Il viaggiatore lo guardò fisso, incespicò in una parola e morì.
Morì.
Semplicemente.
Finse di appoggiarsi allo schienale, poi sussultò in avanti finendo a batacchio sul tavolino.
Il controllore ruotò circospetto la testa cercando qualcuno tra i sedili (chi?).
Poi di colpo si attivò.
“Signore, signore, signore, si sente male? Oh Signore, si sente male! Signore, signore… C’è un signore che si sente male. Oh Signore. Oh Gesù.”
Si alzarono in onda montante i passeggeri.
E la ola passò.
Si sedette per primo il controllore, di fronte al morto.
A bocca aperta con le braccia in grembo…
E poi qualcuno riprese al volo il filo della complessità.
“Chiamiamo…”
“Fermiamo il treno.”
“No, il treno no! A Pesaro mi aspettano.”
“Arriviamo in stazione…”
“Telefoniamo…”
“Copriamo il morto.”
“Perché?”
“Con cosa?”
“Signora mi passi il suo scialle…”
“No!”
“Con un giornale!”
“Chiamate la polizia.”
“Aiutiamo il controllore.”
La mischia dei corpi andava compattandosi, chi spingeva per vedere, chi per allontanarsi.
Inutili forze contrarie.
Poi – evocati – comparvero due poliziotti.
E in sequenza gridarono:
“Fermi tutti.”
“Fate largo.”
Stallo.
Si tolsero i cappelli (chissà perché) e sbracciando con decisione e chiedendo permesso e scavalcando e contorcendosi raggiunsero l’opaco centro dell’evento.
“Stazione di Pesaro, si informano i signori viaggiatori che il treno è in perfetto orario.”
Il treno si fermò.
Si alzò il controllore con una bandiera verde in mano.
Si rimisero i cappelli i poliziotti.
Defluirono ordinati i viaggiatori.
E io ero morto.
Mainograz è il blog professionale di Graziano Maino, consulente di organizzazioni e network, professionista indipendente (legge 4/2013).
Scopo di questo blog è esprimere il mio punto di vista su questioni che reputo interessanti e discuterne con chi ha piacere di farlo.
Non raccolgo informazioni di profilazione sulle persone che visitano il blog Mainograz.
Tutte le statistiche sulla fruizione del blog Mainograz (ad esempio sulle pagine visitate e sugli argomenti ricercati) mi vengono fornite in forma anonima e aggregata da Wordpress.com.
Anche i commenti possono essere espressi senza dichiarare la propria identità. Mi riservo solo di verificare il contenuto del primo commento, che se accolto, consente poi di commentare liberamente.
No, è che giungendo a Pesaro…
Mi sembrava di essere in un sogno.
Mi succede sempre quando lascio Bologna e il treno vira a sinistra verso l’Adriatico.
Mi sembra di viaggiare a ritroso nel tempo.
Se andassi verso Porto San Giorgio scenderei nel 1976.
Se proseguissi per Pescara scenderei nel 1963.
Se osassi andare verso Fossacesia ci arriverei nel 1958…
Insomma secondo me quella è una linea magica.
Se il giorno è quello giusto, potrei scendere alla stazione di Torresaracena e ci sarebbero i calesse ad aspettare i viaggiatori…
che bella, questa escursione nel tempo! ma perchè morire alla fine?
la storia ed il finale brillano e catturano.
mi chiedo però: il riferimento a Pesaro lo devo considerare un segnale, attraverso cui leggere in termini metaforici tutto il racconto, oppure sei rimasto affascinato dal brillare azzurroso dell’insegna PESARO?
in tempi di complotti, non è la forma della congiura e del piano segreto il miglior modello a disposizione per il ‘progetto di un servizio alla persona’?
guardo la gente che scende, sbircio dal finestrino, c’è uno che dorme e sogna (lo riconosco dal fatto che la gamba tamburella il pavimento….)
v