Per alcuni mesi nel palazzo dove abito un condomino, il sig. Beretta, ha lasciato che la sua caldaia guasta scaricasse acqua sui balconi dei due piani inferiori. Un bel fiotto, praticamente un rubinetto moderatamente aperto, per intenderci.
Vani i tentativi di mediazione, in alcuni casi garbati, in altri meno. Il Beretta è stato inamovibile. Sapendo di una ordinanza del sindaco che da lì a poco avrebbe obbligato tutti alla sostituzione degli impianti perché non più a norma, il condomino ha preso tempo e, senza troppo imbarazzo per il disagio arrecato, ha atteso pazientemente che trascorressero i sei mesi per l’emanazione dell’ordinanza sindacale. Mai e poi mai avrebbe speso quei 300 euro per la riparazione del guasto. L’ordinanza è puntualmente arrivata alla fine dello scorso luglio. Nel frattempo nel palazzo si è consumato uno stillicidio di dispetti e duelli più o meno a distanza: macchine rigate, contatori staccati durante l’assenza delle famiglie con conseguente scongelamento dei freezer e degli annessi filetti di platessa, convocazioni dei carabinieri per querele, minacce in assemblea al condomino Beretta, peraltro sempre assente. Sui pianerottoli, in ascensore, nelle cantine non si è parlato d’altro per mesi. Uno sconosciuto in cravatta che si approssimava alla casa era “certamente l’avvocato che sta preparando la causa” o l’agente immobiliare perché “finalmente se ne vanno”. Uno contro tutti, tutti contro uno. Beretta contro il resto del mondo.
Ora, nonostante sia cresciuto con il mito di John Waine (perché agli indiani attribuivano cose obiettivamente terribili), oggi, morettianamente parlando, “penso che anche in una società più decente di questa mi troverò sempre a mio agio con una minoranza di persone”.
Così almeno pensavo.
Dall’alto del mio quinto e ultimo piano ho assistito con una certa distanza alla crescita esponenziale della tensione. Ho partecipato distrattamente alla vicenda, mi sono prestato al pettegolezzo di pianerottolo e al voto di massa in assemblea condominiale per far causa “a quel vandalo del Beretta”. Mi sono limitato con mia moglie ad una spiccia analisi sulle dinamiche che hanno portato a fare del Beretta un capro espiatorio e quelli dei piani bassi delle vittime indifese.
Nel frattempo Beretta mi ha tolto il saluto, ogni famiglia ha speso 6 mila euro per mettere a norma gli impianti e i filetti di platessa continuano a dormire sonni poco tranquilli.
Chinello David
Qualcosa di me.
Ho nostalgia per le parole che De Andrè e Gaber avrebbero potuto ancora dirci.
Amo correre, meglio sotto la pioggia con le gocce che mi picchiettano la faccia.
Adoro giocare al solletico con mio figlio.
Se un giorno scriverò qualcosa della mia vita lo farò narrando delle persone che ho incontrato.
Ti suggerisco di cominciare a scrivere fin d’ora sulle persone che incontri. Io lo sto facendo con un titolo:
Volti. E’ un incontro interessante con le tante persone che incrociano la mia vita.
Grazie per il tuo scritto che rivela il nostro lato meno simpatico che purtroppo ci portiamo dentro e dietro come enigma.
E peró c’é altro in ognuno di noi e lo esprimi parlando di te… Mi piace pensare che questo lato nascosto esista in ciascuno di noi.
Buona Natale.
Martina
Spezzo in ogni caso una lancia per gli inquilini dei piani bassi, nel mio caso la sig.ra Arosio allieta da anni le nottate dei condomini con improbabili telefonate alle ore più disparate: forse capro espiatorio, sicuramente priva di rispetto per gli altri.
Da sempre affascinato dal “tema” condominio, segnalo un post sull’argomento:
http://www.02blog.it/post/7584/vivere-in-condominio-a-milano-de-biase-ballard-e-gli-amministratori-online
e un film:
http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=34614