Se questo è il futuro…
“Se questi ragazzi sono il futuro voglio vivere almeno fino a novant’anni e godermelo”. Così il mio amico Mauro, musicista che nel liceo scientifico milanese dove insegno anima una band di studenti. Le prove si fanno in un’aula una volta alla settimana, un paio d’ore di pomeriggio: ci sono diciassette ragazze e ragazzi; poi c’è Mauro e ci sono anch’io, referente di progetto che mi diverto e suono a mia volta. L’organico comprende batteria, un paio di tastiere, un paio di chitarre elettriche, chitarra acustica, basso, due clarinetti, due sax, tre flauti traversi, tromba, voci. Forse si aggiungeranno una voce maschile – vera rarità tra i giovani maschi che si vergognano, cantano le ragazze – e un trombone.
Mauro dice che neanche musicisti professionisti hanno la duttilità di questi ragazzi, che sono capaci, inventano, propongono, imparano, ci studiano su, collaborano, si rispettano, producono ottimi risultati, fanno alla svelta, sono simpatici, vanno davanti al pubblico con presenza di spirito e concentrazione ammirevoli – e ammirate.
Va be’ la musica extracurriculare di pomeriggio; ma con le lezioni e le interrogazioni del mattino, come se la cavano i nostri musicisti? Quasi tutti molto bene. Così a quanto pare abbiamo a che fare con una élite.
Ma la media?
Lo scorso anno con una classe s’è fatta un’indagine sui giovani che frequentano la nostra scuola. 180 intervistati delle varie età su circa 1200 studenti.
Ne è emerso un profilo medio di ragazzo e di ragazza che riporto.
Entrambi sono più che abbastanza soddisfatti della scuola e della preparazione che ricevono, ma non sono molto interessati alle materie studiate e sono poco soddisfatti delle relazioni con i prof e del loro rendimento scolastico. Si sono iscritti al liceo perché lo volevano, andranno all’università ed è meglio avere delle chances.
In casa hanno una stanza per sé; sono liberi di invitare e ospitare amici; man mano che crescono hanno qualche possibilità di portarsi a casa la ragazza o il ragazzo e di starci insieme (per lei questa libertà è minore). Lui qualche volta, lei spesso, danno una mano a riordinare la loro stanza ma per il resto in casa non fanno quasi mai niente; del resto spesso ci pensa una colf.
Lui ha in tasca circa 95 euro al mese tra regali e paghetta, lei 75; i soldi se ne vanno per lo più in locali, al cinema o in abbigliamento.
Sono notevolmente soddisfatti delle loro scelte, che considerano autonome. Si ritengono coerenti. Lui può quasi sempre contare su qualcuno, è spesso felice, si sente abbastanza apprezzato; tristezza, solitudine e paura gli sono estranee. Lei, pur felice ed apprezzata, si sente più spesso ansiosa e confusa, talvolta triste, sola, impaurita ed esposta al sentimento che nulla valga la pena; in compenso però si sente più tollerante e molto più capace di assumere responsabilità; più raramente è annoiata.
Ad entrambi piace abbastanza il loro aspetto e si piacciono come persone.
Non ritengono di aver più molto bisogno di educatori.
Pensano – soprattutto lei – che per loro le cose nel futuro andranno meglio di ora; ma ciò non vale per tutti: l’umanità nel suo insieme andrà peggio.
Per lui prima di tutto la salute, poi l’amicizia, la libertà, la famiglia e subito dopo il divertimento e il tempo libero. Lei pensa che la cosa più importante sia la libertà, anche più della salute; poi l’amicizia, la famiglia, il lavoro e l’istruzione.
Entrambi si ritengono informati e poco influenzati dai media. Hanno scarsa fiducia nelle istituzioni.
Non è affatto detto che lui abbia la ragazza; più probabile che il ragazzo lo abbia lei; entrambi hanno buone probabilità di fare le loro prime esperienze sessuali entro la fine del liceo.
È probabile che negli ultimi anni si sbronzeranno almeno una volta al mese. Non è detto, ma è possibile, che ogni tanto faranno uso di stupefacenti.
Lui va molto d’accordo con i coetanei, sta bene in famiglia, decentemente con gli adulti. Lei ha in generale buoni rapporti con gli altri, talvolta non con i coetanei.
Lui ha quasi cinque ore libere al giorno, lei tre ore e tre quarti; il tempo lo impiegano con gli amici, con la ragazza o il ragazzo se ce l’hanno, al computer, a sentire musica. Escono una o due sere la settimana.
È possibile o addirittura probabile che credano in Dio, ma non pregano, né da soli né in chiesa. La fede diminuisce al crescere dell’età.
Lui legge pochissimi libri non scolastici. Lei un po’ di più.
A parte scuola e sport, non frequentano quasi nessun altro ambiente sociale strutturato.
Non so se vorrei vivere fino a novant’anni per vedere cosa combineranno gli individui medi. Ci si può riflettere.
I ragazzi di Mauro sono l’ 1,5% della popolazione del liceo. Se proiettassimo questa percentuale di bravi (ma nella scuola ce ne sono molti di più) sui 60 milioni di italiani avremmo un’élite capace di inventare, proporre, imparare, studiarci su, collaborare, rispettarsi, produrre novità eccetera, di 900.000 persone.
Forse così a novant’anni meriterebbe arrivare.
Andrea Bortolotti, cinquantaduenne, milanese di fatto trentino d’ascendenza, insegnante liceale di filosofia e storia, ha moglie e figlioli, ha fatto qualche esperienza come educatore, formatore e consulente, ha scritto un paio di romanzetti per ragazzi, vorrebbe saper suonare bene la tromba e in generale gli piacerebbe sapere molto più di quello che sa, sicché quando può studia.
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grazie Andrea, giro questo post ai colleghi che lavorano come educatori presso centri aggregazione, centri giovani, scuole superiori…chissà cosa verrà loro in mente!!
v
sarà una vita grama, per la minoranza…
Il resto non è proprio un commento, ma una segnalazione che forse potrebbe interessare all’autore. Eccola
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Giovedì 20 gennaio 2011, ore 17,30, Spazio dell’Unione femminile, Corso di Porta Nuova 32
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