L’aggettivo ‘alto’ manifesta sintomi di spossatezza.
Gli è stato sottratto il dominio semantico prevalente, riferito a una collocazione spaziale alta:
– cima alta (più di tremila metri?)
– albero alto (oltre il secondo piano di una casa?)
– caffè alto (in alcune plaghe patrie indica il caffé che in Padanìa per lo più chiamiamo lungo)
– [pensare un esempio e aggiungerlo tra sé, a bassa voce, senza farsi sentire]…
E perché l’aggettivo ‘alto’ perde di denotazione e pure fatica a connotare, con semplicità?
Dal punto di vista della genealogia sociolinguistica del fenomeno, alcuni autorevoli osservatori di cose banali ritengono che la colpa primigenia sia dello slittamento ambiguo attribuibile alla triplice omofonia anaforica : ‘altissima, purissima, lev***’.
La montagna può essere altissima, l’acqua purissima, ma solo una particolare H2O è lev*** (cioè possiede le tre unisone e solidali caratteristiche!-(
E con questo se quasivoglia parlante dice, che so, … sensibilità altissima per ciò stesso deve essere purissima e lievissima.
E se fa capolino un venditore di cuffie e dice… suono purissimo, il suono diventa altissimo e lentissimo.
Distrutto il superlativo assoluto, confinato sulle frananti pendici della Cima Piazzi in Alta (ops!) Valtellina, costretto per sempre a procedere a tre a tre, rimaneva in saccoccia il solo aggettivo ‘alto’.
Ecco che, senza considerare di essere in presenza di un bene comune (un aggettivo qualificativo che è di tutti/e!-), alcuni persuasori lo hanno afferrato, divolgendolo.
Istituti accademici di alto prestigio per lo più, e poi a seguire imitatori, copiatori, rifacitori, emulatori, ripetitori, miniatori, estensori, promotori… formatori.
E giù con scuole di alta formazione, di qui e di là (si sente), senza alcuna prudenza.
La formazione alta non è di approfondimento né avanzata, ma proprio alta!
Scuola di alto cartonage.
Scuola di alta timballica.
Scuola di alta formazione per psicosociointrattenitori.
Scuola di alta ermeneutica micotica.
[Secondo alcuni anglisti, l’uso di alta collegato all’istruzione dipende dalla colonizzazione statunitense: High School Music è il calco originario, da cui dipartono gli innumerevoli appostamenti dell’aggettivo alto/a]
In ogni caso ‘alta’ contrasta, stride, urta (e ricorda) ‘bassa’.
L’alta formazione non è per chi ha fatto le scuole basse.
L’alta formazione ti eleva.
L’alta formazione dura poco e costa molto.
L’alta formazione è fatta da chi sta in alto.
L’alta formazione ti vuol far salire anche a te ai piani alti.
L’alta formazione ti fa(rà) volare in… alto.
L’alta formazione è per chi mira in alto.
L’alta formazione è per chi non pensa ad altro.
Altolà.
PS
Ogni materiale ha una sua capacità di carico.
Anche le parole hanno una loro specifica resilienza simbolicolessicale.
PPS
Basso è brutto, da evitare, inopportuno, terreno, terroso, terrone, terremotato… terrestre?
Vorrei ringraziarti, caro Anonimo.
Mi hai fatto ridere pensando… e alle tre e venti di notte non è facile…
Ti ho letto due volte (non perché è notte fonda) perché mi piacerebbe “prenderla bassa” come dici tu… tic, tic, spulciare il risotto della mia vita (che mi pare più un minestrone).
Ma adesso che ho scritto questa cosa, già mi sembra di non essere così bassa come vorrei…
basso, basso… mi ricorda qualcosa!
Da prendere così, come pura associazione di idee.
“Prendila bassa” (Luciana Littizzetto, da “La principessa sul pisello”)
lo i taxisti li invidio. Perche’ ci hanno il tempo per fare dei pensieri. Guidano
e pensano. Pensano e guidano. Poi tu sali, parte il tassametro e loro
ti spiegano come stanno le cose. Tu al taxista paghi i pensieri, mica la corsa.
L’altro giorno uno mi ha detto che nella vita bisogna “prenderla bassa”
se no ti partono le valvole. Giusto. Sara’ una nuova corrente di new age da taxi:
la PB. Prenderla bassa. A me non dovrebbe risultare cosi’ difficile, visto
che non parto tanto dall’alto. Bon. Comincio a regolare la libido al minimo,
giusto che non si spenga ai semafori. E metto anche gli occhiali da sole. Perche’ gli occhi parlano. Meglio buttarci sopra una coperta scura come si
fa con le gabbie dei canarini.
Prenderla bassa. Ok. Il mio fidanzato, quando mi chiama al cellulare,
non mi dice mai cose carine. Nella telefonata piu’ romantica che mi ha fatto
ultimamente mi ha chiesto la distanza tra le due viti che tengono
su lo stendibiancheria in bagno. Che romantico. Voleva farmi un regalino.
C’e’ chi ti piomba in casa con una lunghissima rosa Baccarat e
chi con un lunghissimo stendibiancheria. Basta prenderla bassa e farsene
una ragione.
I miei genitori, per dire. Mia madre ha sempre messo il
rosmarino nel risotto e mio padre da quarant’anni toglie a una
a una le foglioline prima di mangiarlo. Si mette li’, con la perizia
di un orologiaio svizzero, tic tic, tic tic, e spulcia il risotto.
Son quarant’anni che glielo dice. Ma lei niente. Ci butta dentro delle fronde
gigantesche. Interi alberi di Natale di rosmarino. Dice che se no il riso
non sa di niente. Lei lo mette e mio padre lo toglie. Cosi’ da quarant’anni.
E si amano ancora. Io, fossi stata al posto di mio padre, l’avrei lasciata.
Sarebbero bastate due righe. “Ti lascio per il rosmarino nel risotto. Ho capito
che preferisci lui a me. Ciao per sempre. Ricordati solo di dare la pastiglia
per la filaria al cane. Adieu.” E invece no. Lui l’ha presa bassa e sono ancora
li’, con un amore lungo che corre sul filo del rosmarino.
Un mio amico, in una discoteca del Canavese tempo fa invito’ una tipa a ballare.
“Balli?” le chiese. E lei: “No, sun si che guerno la gaseus*”. Lui si sedette
accanto e fece insieme a lei la guardia alla gazzosa. E adesso si amano. Molto.
Prenderla bassa. E` questo il segreto.
* Sono qui che faccio la guardia alla gazzosa.