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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

La fatica di scrivere nostalgia e avventure (Walter Moers)

Di qualunque cosa parli il libro da cui ho cavato la citazione che segue, lo fa con forza attrattiva.
Giacomo, mio figlio più grande (dodicenne) legge i libri di Moers come se stesse guardando un dvd.
E se uno scrive in un modo così calamitante, di scrittura dovrebbe intendersene.
Il pubblico ha sempre ragione, in particolare quando il lettore può scegliere (altri libri o altrimenti).
Insomma Walter Moers pare fronteggi fatica, piegandola a suo vantaggio.
Veniamo dunque alla citazione e poi ad alcune considerazioni.

Quando ripenso a quei tempi, mi prende la malinconia. Ma l’orologio della vita non si può riportare indietro. È deprecabile, ma giusto.
E così adesso, come è logico che sia, all’autunno segue l’inverno. Il sole, freddo come la luna, affonda nell’oceano gelido e grigio, e il vento sa di neve. Ma c’è anche un altro odore nell’aria, odore di fuochi lontani, un vago sentore di cannella: è il profumo dell’avventura! In passato rincorrevo sempre questo profumo, mentre ora ho cose più importanti da fare: tramandare le mie memorie ai posteri. I primi spettri del gelo protendono le adunche dita fra le tavole che rivestono la mia cabina e cercano di afferrarmi i piedi.
Le invisibili streghe del gelo disegnano fiori di ghiaccio sulle finestre. Non è davvero la mia stagione preferita, ma è una buona occasione per preparare un bricco di cioccolata calda (con uno schizzetto di rum), caricare tredici pipe e mezzo, spalmare di marmellata tredici panini e mezzo, far la punta a tredici matite e mezzo. Un’impresa audace e faticosa che – temo – assumerà epiche dimensioni: Perché, come ho già detto, allora c’era di tutto molto di più, anche di avventure, naturalmente.

(p. 9)
Walter Moers, Le tredici vite e mezzo del capitano Orso Blu, Salani, 2000

Quali dunque le implicite indicazioni estraibili dall’introduzione di Walter Moers alle Tredici vite e mezzo del capitano Orso Blu? (il neretto è mio e corrisponde alla primitiva citazione estrapolata).
Ecco alcuni che il brano mi ha fatto venire in mente…

Acuire la memoria, conservare la nostalgia, non cedere al rimpianto
Scrivere è almeno queste tre cose.
Per scrivere è necessario ricordare, riattivare al presente l’eccitazione del passato, le sensazioni, i desideri. Senza emozioni non c’è energia produttiva. Ma il ricordo può distrarre, assorbire, saturare, imprigionando la capacità di raccontare. Non può essere struggimento paralizzante, rimpianto senza riverberi, altrimenti la nostalgia cede alla tagliola del rimpianto Può essere tensione, tristezza, brama, rievocate per essere trasformate in narrazioni.
Ricordare, ammaliati ma presenti, rivivere senza venire incatenati al passato, scegliere e collegare esperienze in un disegno… ecco la scrittura.
Scrivere è anche di più.

Alimentare desiderio di scrittura per superare la brama di avventura
Ci sono cose più importanti che inseguire le tracce di fuochi, strade indicate dagli astri e dalle stagioni. Ora c’è da pensare al futuro. Indicare più che seguire oggi questo conta, imbriglia e guida una avventura ancora più audace e faticosa.
La scrittura supera la realtà.
Di gran lunga.

Contenere le invadenze dell’ambiente, il suo trasmutare, il suo infiltrarsi negli umori sfuggenti al raziocinio.
Il contesto esterno ci condiziona. Siamo in balìa degli eventi atmosferici. Si tratta di escogitare espedienti affinché le emozioni che l’ambiente provoca o riflette o suscita non tracolmino ostacolandoci. Ambiente investito emotivamente, popolato da oggetti che assumono valenza simbolica, dotato di risonanze che interferiscono con le nostre capacità di lavoro, ambiente emotivamente denso, lattiginoso, freddo, pungente, avvinghiante.
Scrivere è trovare un riparo, una cabina per guardare il mare.
Protetti, non isolati.

Prepararsi, perché la preparazione ci colloca nell’opera
La preparazione è tutto. O meglio è condizione necessaria (benché non sufficiente). Generi di conforto che possano alleviare la fatica, strumenti per non interrompere il lavoro.
La preparazione puntigliosa (come le matite), una preparazione che anticipi il prodotto e la sua struttura, che non trascuri nulla, ci tranquillizzi, ci rassicuri, ci predisponga…
La scrittura è anticipazione.
Di qualcosa che si intravede.

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