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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Sociale e tecnologie informatiche: servirebbe una (road) map…

by Jackod-935

Una sintesi per rilanciare

Qualche giorno fa Ivana Pais su La nuvola del lavoro – il blog curato da Dario Di Vico del Corriere della Sera – ha fatto il punto della situazione a proposito di tendenze innovative nel campo dell’informatica e delle tecnologie sociali.
Cosa ci aspetta nel 2012? Produrre in condivisione? Condividere segmenti produttivi? Entrare e uscire dalle tecnologie? Operare in un ecosistema che tende non distinguere tra reale e virtuale, ma che innesta l’uno sull’altro creando complessità e opportunità? Produrre connessioni più che collettivi?
Affascinante, be’ sì, ma anche non immediatamente comprensibile, nelle dinamiche, negli effetti, nelle ripartizioni delle risorse e del lavoro. Insomma quanto basta per non stare semplicemente a guardare.

Mettiamoci d’accordo sull’accezione di “sociale”

Riprendo lo spunto proposto da Flaviano Zandonai il 13 ottobre 2012 a Bergamo. Tirando le somme del seminario di presentazione della ricerca Innovazione informatica nel sociale: quali prospettive?. Flaviano Zandonai notava che l’aggettivo sociale appare indeterminato, incapace di qualificare l’oggetto (le nuove tecnologie informatiche) al quale si riferisce. Le nuove tecnologie sono sociali perché promuovono (e richiedono) interazioni, costruiscono comunità di consumatori più o meno attivi e coinvolti, determinano configurazioni di socialità. Agiscono a livello di dimensioni socio-relazionali. Non sono sociali nel senso di (esclusivamente) significative per il settore degli interventi sociali. Se la caratteristica delle tecnologie che vanno imponendosi è quella di essere sociali in senso ampio, allora quali ricadute per chi, nella società, incontra difficoltà sociali? E quali spinte, contraccolpi o inattese richieste per chi opera nel sociale come segnalatore di criticità, promotore di cambiamenti, fornitore di servizi, esperimentatore di alternative? [le imprese e le organizzazioni sociali sono tutto questo o un po’ di questo?].

Una road map per il settore sociale?

L’informatica è presente (utilizzata, a volte silente, a volte celebrata) nel settore sociale, tra le imprese, le organizzazioni, i sistemi reticolari o tentacolari che si occupano di sociale (non necessariamente private, non necessariamente nonprofit), tra i servizi, i gruppi e le persone che a qualche titolo possiamo ricondurre ad attività di intervento sociale.

Non sono in grado i parlare di tendenze (servirebbe una ricerca, e su questo pensiamo di lavorare qui a Fai un salto), più semplicemente parlerei di aree di interesse che si presentano nel mio campo visivo. E considerando la parzialità del mio sguardo, non posso che chiedere conforto/confronto: servirebbero indicazioni varie e diverse per comporre una rappresentazione, un disegno di insieme, un quadro vivo su quali siano i punti di attenzione…

Mi butto…

A me sembra di poter ricondurre diversi movimenti, innovazioni, sperimentazioni, coglibili nel settore sociale, a tre aree di interesse piuttosto sfrangiate:

  • Informatica per intervenire più efficacemente;
  • Informatica per funzionare meglio come organizzazione;
  • Web e innovazioni tecnologiche come spazi di intervento sociale.

Infotelematica per l’assistenza

Infotelematica per l’assistenza alle persone anziane o con forti limitazioni nell’autonomia di vita. In questo campo le sperimentazioni per prevenire, aiutare, curare vanno diffondendosi. Confidiamo di documentate alcune ricerche in corso che vedono la collaborazione fra cooperative sociali che si occupano di assistenza agli anziani, società informatiche, istituti di ricerca che operano alla confluenza fra sociale e sanitario.

Social network come spazi di interventi educativi

Non sono una novità i corsi per operatori che lavorano con adolescenti sui videogiochi. I social network, gli spazi di interazione virtuale, le ricombinazioni tecnologiche aprono settore di ricerca e di intervento. Genitori e insegnanti chiedono di capire di più i mondi virtuali e i comportamenti dei ragazzi,  avertono l’esigenza (e la esprimono con preoccupazione) di disporre di qualche coordinata per non perdere il contatto e una qualche presa educativa.

Web come spazio di disagio

Interventi di prevenzione, interventi di disintossicazione e riabilitazione: il gioco su internet crea dipendenza, l’uso di internet smodato può creare addiction. I Serd (Servizi per le dipendenze) se ne stanno occupando, da qualche anno ormai. Segnalano rischi, lavorano per prevenire, stanno raccogliendo dati e letture sulle difficili interazioni fra soggettività e tecnologie. Il campo del disagio nei mondi virtuali non è immateriale.

Strumenti gestionali

Programmazione, controllo, rendicontazione, valutazione, progettazione, amministrazione. Tecnologie per rendersi conto delle proprie performance: per far costare meno i servizi o per distribuire diversamente le risorse? Per risparmiare posti di lavoro o per intensificare il lavoro dove servono relazioni e cura e risparmiare dove invece si può automatizzare? Il campo delle esigenze gestionali è vasto, così i prodotti. Non sempre però i connubi tra strumenti tecnologici e ambienti organizzativi determinano esiti attesi. Le promessi dei programmi gestionali incontrano le resistenze dei gruppi di lavoro, scaturiscono sommovimenti sociotecnici inattesi: programmi parzialmente osteggiati e parzialmente utilizzati, reazioni di fastidio (se non di boicottaggio). Anche qui qualcosa ancora da comprendere viene segnalato.

Formazione a distanza 2.0

Siamo diversi passi avanti rispetto a qualche anno fa. Oggi parliamo di comunità di apprendimento e la tecnologia è in grado di supportare attività di confronto e formazione tra pari, che sfoci nella ricerca e nell’intervento. Le tecnologie disponibili sono abbordabili (Mooddle, ad esempio) e le esperienze piuttosto avanzate ed efficaci (Sordelli.net ad esempio).

Cooperare, partecipare, codecidere…

Le social tecnologies si presentano come immediatamente cooperative. Ma non sarei così certo che le fatiche del cooperare siano superate o espunte grazie a piattaforme o programmi… sarei curioso di approfondire la questione.

Una fetta consistente delle imprese sociali è fatta da cooperative sociali. La democrazia è un requisito (dovrebbe esserlo) per le cooperative sociali. La partecipazione in forma di informazione, consultazione, confronto è requisito essenziale per le imprese sociali. Le tecnologie possono supportare processi che mettano in circolo informazioni, consentano la presa di parola, regolino forme di deliberazione concordate e rigorose, e al tempo stesso più agevoli? Qualche tentativo è stato intrapreso e ci piacerebbe documentarlo.

Cooperative sociali B: oltre gli orizzonti noti

Se non c’è impresa non c’è possibilità di lavoro. Se non c’è lavoro non ci sono possibilità di inserimento. Diverse cooperative sociali di tipo B hanno decisono di non stare a guardare la crisi attendendo che passi. Raccordi per lavorare non campo della green economy: dai pannelli fotovoltaici al solare termico, dalle tecnologie per la raccolta dei rifiuti alle strumentazioni georeferenzianti per intervenire nella cura dell’ambiente.  Alcune hanno lavorato per mettere a punto sistemi di accompagnamento degli anziani (e si potrebbe anche pensare a sistemi informatici per gestire forme di carpooling, bicibus, pedibus per andare a scuola con l’obiettivo di contenere o ridurre il traffico e riconoscendo – su base certa e non presunta – l’impegno ad utilizzare trasporti meno costosi, o almeno condivisi).

Insomma ci sono cooperative B seriamente intenzionate a varcare la soglia dell’innovazione tecnologica per continuare ad offrire opportunità di lavoro a persone sospinte ai margini, deboli sul piano della contrattualità sociale.

Leggere la realtà

Le tecnologie informatiche e telematiche potrebbero aiutare le imprese sociali a leggere attraverso l’opacità le evoluzioni sociali? L’innovazione spesso profferta come risolutiva o palingenetica è un territorio dove il sistema delle organizzazioni sociali può esercitare un costitutivo spirito critico, una accortezza curiosa per gli effetti collaterali, una capacità di segnalare effetti collaterali indesiderati?

Confini permeabili?

Dei lavori in corso, sottotraccia, locali, o anche estesi non sempre si sa molto, appaiono dispersi. Sperimentazioni rilevanti, non ancora raggruppabili in flussi consistenti. Un segnale fa capolino (anche questo da verificare): l’informatica, il web 2.0, le nuove tecnologie sono un punto di contatto tra nonprofit e profit, attraversano confini, scavalcano barriere, tracimano dagli alvei istituzionali. È un buon segno?

La domanda rimane

Una road map potrebbe non bastare. E in ogni caso in questo momento non ne ho una sottomano sufficientemente affidabile da mettere a disposizione. Vorrei averla, ma non è così. Però la si potrebbe costruire, a partire da alcune domande: se il groviglio fra reale e virtuale determina un aumento della realtà quali spazi, quali esigenze, quali interventi, quali tecnologie per imprese sociali?

One comment on “Sociale e tecnologie informatiche: servirebbe una (road) map…

  1. massimo corezzola
    4 January 2012

    grazie Graziano, per le suggestioni e le domande aperte,
    che mi aiutano su un ambito e una tematizzazione a cui non mi ero avvicinato,
    Credo che userò qs contributo in alcuni luoghi e con gruppi di persone differenti (ma riferite al lavoro “sociale”) per verificare che effetto produce.

    un nuovo anno può diventare un buon anno, anche perché qualcuno o molti iniziano da subito a mettre le mani in pasta su le questioni del futuro prossimo e vicino.
    massimo

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