I passaggi di consegne, gli avvicendamenti di ruolo, le successioni in posizioni di responsabilità vengono spesso descritti come dinamiche istantanee: di uscita e di contemporanea entrata, di passaggio di testimone come se fosse una staffetta.
Se ci riferiamo alle narrazioni raccolte nel corso di questi mesi dal laboratorio sugli avvicendamenti, l’alternarsi nelle posizioni organizzative appare piuttosto una convivenza con fasi e momenti da considerare nella loro complessità.
Dall’esperienza di un imprenditore nel campo della ricezione turistica notiamo un tempo di progressivo trasferimento di responsabilità in qualità di figlio in entrata, a fronte di un progressivo ritiro da parte del padre. Anche in un secondo racconto, la figlia di un imprenditore nel campo immobiliare, indicava diverse forme di compresenza, durature e diversificate, piuttosto che un repentino cambio della guardia…
Processi e caratteristiche degli avvicendamenti: graduali, repentini, traumatici, inespressi, reversibili, temporanei, permanenti… Ci sono infiniti modi per attivare, condurre (o lasciare accadere), orientare, ostacolare, rilanciare, sospendere o guidare a buon fine gli avvicendamenti. Ci saranno alcune forme idealtipiche? Se non esistono in natura, sarà possibile definirle a partire da osservazioni e approfondimenti? Si potrà, dalla varietà di esperienza, cavare qualche utile indicazioni per processi che si rivelino maggiormente efficaci, sostenibili, non (troppo) traumatici, evolutivi… in relazione alle caratteristiche delle organizzazioni e delle persone coinvolte? (o ad altri fattori…).
Il libro di Roald Dahl – La fabbrica di cioccolato – ci offre lo spunto per considerare un segmento del processo di avvicendamento, in particolare la fase della selezione (la fase iniziale). Per la storia rimando al libro, di seguito alcuni spunti per indicare le sotto fasi della fase di scelta del successore.
Una parola sul contesto: la situazione nella quale è ambientata la storia è di crisi, le diseguaglianze fra chi ha di che vivere, e chi è costretto a lavori sottopagati, è considerevole: nella storia non è facile per tutti vivere decentemente. In gioco c’è la possibilità di sopravvivere.
Una parola sul protagonista (e sul suo aiutante): Charlie Bucket è un ragazzino che vive con i genitori e con i quattro nonni in una casetta al limite della città, al limite della soglia di povertà, al limite dell’esclusione, non lontano da una misteriosa fabbrica di cioccolato, molto nota e altamente produttiva (e che recentemente ha licenziato tutti gli operai). Charlie affronterà la selezione (senza saperlo) con l’aiuto di Nonno Joe.
Una parola sugli antagonisti (e sui loro aiutanti): Charlie Bucket non è il solo bambino che visiterà la fabbrica. Con lui altri quattro vincitori del premio. Oggettivamente due ragazzini e due ragazzine antipatici (e come loro, i loro i loro genitori).
Come si scatena il desiderio (una prima selezione). La costruzione del desiderio appunto. Il proprietario della Fabbrica di Cioccolato (con le maiuscole!) il signor Willy Wonka indice un premio per visitare la fabbrica [E qui riprendo una citazione di Antoine de Saint-Exupéry segnalata da Patrizia Buratti:
«Se vuoi costruire una nave, non richiamare prima di tutto gente che procuri legna, che prepari gli attrezzi, non distribuire compiti, non organizzare il lavoro. Prima, invece, sveglia negli uomini la nostalgia del mare lontano e sconfinato».]
Un imprenditore leggendario, inarrivabile; una fabbrica misteriosa, irraggiungibile, che suscita una sollevazione: tutti vogliono vincere i cinque biglietti in premio che consentiranno la visita alla Fabbrica di Cioccolato.
Cinque biglietti d’oro per cinque fortunati bambini. Chi troverà i biglietti nascosti nelle confezioni di cioccolato potrà visitare la fabbrica:
«I cinque fortunati che troveranno questi Biglietti d’oro saranno i soli cui sarà permesso di visitare la mia fabbrica e di vedere com’è fatta dentro ora!» (p. 30).
E con la visita i fortunati vinceranno cioccolato che durerà per tutta la vita. I cinque biglietti scatenano la frenetica ricerca. Il primo biglietto viene vinto da un bambino Augustus Gloop che mangia così tanto cioccolato che non poteva non vincere (anche sua madre ne è sicura). Un predestinato insomma (complice il comportamento). La seconda vincitrice Veruca Salt viene aiutata dal facoltoso genitore che compra per lei una spropositata quantità di cioccolato e le probabilità di vincere le danno ragione: ecco assegnato il secondo biglietto. Per Charlie Bucket (ancora) niente fa fare: la tavoletta di cioccolato che riceve come dono di compleanno non contiene il biglietto vincente. Violetta Beauregarde vince il terzo biglietto. E Mike Tivù vince il quarto biglietto.
La fortuna a volte è tutto. Nonno Joe investe i suoi risparmi segreti in una tavoletta di cioccolato. Ma… nulla da fare. Fin quando, un giorno, Charlie Bucket tornando lentamente a casa da scuola (affamato e deciso a risparmiare le poche energie rimaste) trova una moneta da mezza sterlina! Compra una tavoletta di cioccolato e… vince il quinto biglietto.
Il signor Willie Wonka ti saluta ragazzo fortunato che hai scoperto questo biglietto d’oro! Ti stringo calorosamente la mano! Cose straordinarie sono in serbo per te! Ti aspettano tante sorprese meravigliose! Per ora ti invito a essere mio ospite nella Fabbrica Wonka per un giorno intero – te e tutti gli altri fortunati che avranno trovato i miei biglietti d’oro. Io, Williy Wonka, vi condurrò personalmente in visita alla fabbrica e vi mostrerò tutto quello che c’è da vedere e poi, al momento di tornare a casa, sarete accompagnanti da un corteo di grossi camion. Questi camion, ve lo prometto, saranno carichi di tanti deliziosi dolciumi che basteranno a voi e alla vostre famiglie per molti, molti anni. Se in seguito, in qualsiasi momento, le vostre scorte dovessero esaurirsi, non dovete far altro che tornare alla fabbrica, mostrare questo biglietto d’oro, e io sarò felice di riempiere la vostra dispensa di tutto ciò che desidererete. In questo modo potrete mantenere una scorta di gustose leccornie per il resto della vostra esistenza. E questa non è nemmeno la cosa più emozionante che accadrà il giorno della vostra visita. Sto preparando altre sorprese ancor più straordinarie e fantastiche per te e per tutti i miei adorati detentori di biglietti d’oro – sorprese misteriose e stupefacenti, che vi incanteranno, delizieranno, incuriosiranno, sbalordiranno, e vi lasceranno perplessi oltre ogni dire. Neanche nei vostri sogni più folli avreste potuto immaginare che cose del genere potessero accadere a voi! Aspettate e vedrete! E ora, ecco le istruzioni: il giorno che ho scelto per la visita è il primo del mese di febbraio. In questo preciso giorno dovrete presentarvi ai cancelli della fabbrica alle dieci in punto del mattino. Mi raccomando la puntualità! Vi è inoltre permesso farvi accompagnare da uno o due membri della vostra famiglia che baderanno a voi e che faranno in modo che non vi mettiate nei guai. Un’ultima cosa: assicuratevi di avere con voi questo biglietto, altrimenti non sarete ammessi all’interno della fabbrica.
(Firmato)
Willy Wonka(p. 67-69).
Senza parole. Charlie Bucket (accompagnato da Nonno Joe) e gli altri fortunati vincitori (con i rispettivi accompagnatori) incontrano finalmente il signor Willy Wonka, che stringe calorosamente la mano a tutti. I cancelli si chiudono alle spalle del composito gruppo e la visita ha inizio.
Guardare e non toccare. La visita procede a ritmo sostenuto. E le meraviglie della fabbrica lasciano davvero senza parole. Quello succede poi è presto detto. Ad ogni curioso ambiente produttivo uno dei ragazzini non riesce a trattenersi e – complici trasgressioni che accondiscendono all’indole… finisce per estromettersi dal gruppo: Augustus Gloop cade nel fiume di cioccolata. Violetta Beauregarde assaggia la gomma da masticare non ancora collaudata e si gonfia come un pallone. Veruca Salt viene immobilizzata e buttata nella spazzatura dagli scoiattoli che aveva importunato. Mike Tivù decide – contro la volontà del signor Willy Wonka – di farsi teletrasmettere dal televisore e scompare.
Charlie Bucket vince. Alla fine rimane solo Charlie Bucket che, con il grande ascensore di cristallo viene portato in alto, a contemplare la fabbrica e tutto il paesaggio circostante, poi di nuovo a terra a salutare gli altri visitatori che se ne tornano a casa e poi… il regalo: Il signor Willy Wonka regala la fabbrica di cioccolato a Charlie Bucket:
«Mi serve un ragazzo buono, intelligente e affettuoso a cui posso rivelare tutti i miei più preziosi segreti per la fabbricazione di dolciumi mentre sono ancora vivo.»
dirà il signor Willy Wonka a pagina 195.
Se consideriamo invece una seconda vicenda, questa volta in ambito religioso, possiamo osservare aspetti differenti che riguardano il processo di svolgimento degli avvicendamenti del gruppo dirigente di un istituto religioso. In particolare dal punto di vista del processo colpisce l’istituzionalizzazione dei passaggi che vedono prima la discussione all’interno dei gruppi in cui è articolata l’organizzazione e poi una discussione fra i rappresentanti designati dai gruppi, a partire dal lavoro preparatorio condotto:
«… la fase di preparazione consiste in 2 anni di preparazione prima di un’assemblea, assemblea che cade ogni 6 anni, e negli ultimi 2 anni si mettono a fuoco dei temi, si fanno dei lavori nei gruppi [territoriali], questa preparazione ti permette anche di vedere certe priorità che possono essere importanti…».
In questa organizzazione il consiglio dura in carica sei anni. Nei due anni che precedono l’assemblea generale di rinnovo delle cariche viene attivato un processo di consultazione degli oltre venti gruppi territoriali presenti in continenti diversi. Da una consultazione interna ai gruppi si passa poi un confronto fra le portavoci delegate a prendere parte ad un incontro generale.
A tema:
Il percorso di avvicendamento segue dunque un impianto istituito: un tempo definito, una consultazione estesa, l’identificazione di rappresentanti dei diversi gruppi territoriali, la produzione di documenti, la ricerca di figure che in qualche modo, stando alle parole della religiosa intervistata, impersonifichino cambiamenti e continuità ricercate: non solo esperienza, preparazione in campo teologico, ma anche capacità di assicurare mediazione tra età, esperienze geografiche, vivacità e continuità.
Nell’esperienza raccontata si riscontra una configurazione organizzativa strutturata per favorire gli avvicendamenti attraverso una consultazione estesa dei componenti l’organizzazione e uno sforzo per legare il processo agli indirizzi organizzativi. E l’organizzazione verifica il lavoro del gruppo dirigente con assemblee biennali, promuovendo un ricambio parziale del gruppo dirigente e ponendo un limite ai mandati che possono essere ricoperti dal presidente (non sono possibili più di due mandati per complessivi dodici anni). L’impressione che si ricava dall’esame dell’intervista è che il processo è strutturato in modo da rappresentare e rendere possibile un consultazione ampia, in grado di indicare dirigenti apicali e la figura della presidente che possa esprimere una sorta di sintesi del progetto che l’organizzazione intende perseguire.
Fin qui ragionamenti che considerano le esperienze imprenditoriali di successione ereditaria, le favole contemporanee a lieto fine e la costruzione dell’avvicendamento in una organizzazione religiosa (democratica). Cosa accade in altre situazioni? Come si svolgono i passaggi di responsabilità nelle istituzioni pubbliche: quali processi vengono intrapresi? Vi è un unico percorso possibile o le organzizzazioni hanno disegnato diversi tracciati? Vi è spazio per forme di accordo fra chi esce e chi subentra? Quali sono le fasi che vengono attraversate (o costruite)?
Dalle testimonianze raccolte (appena accennate sopra) si ha l’impressione che i processi di avvicendamento siano poco preparati, guidati da rappresentazioni semplificate e lineari rispetto alla complessità di fattori in gioco (mentre le narrazioni restituiscono complessità da non sottovalutare). Come si svolgono gli avvicendamenti nelle organizzazioni pubbliche? Quali dinamiche, fasi, momenti segnano lo svolgersi dei processi di avvicendamento? E quali fattori possono favorire lo sviluppo di avvicendamenti così che siano meno traumatici per chi li vive, per i gruppi di lavoro e per le organizzazioni? Nelle nostre esperienze (di agenti o di osservatori) possiamo cercare di raffigurarci i processo nella loro dinamicità: come si svolgono, cosa favorisce esiti positivi (e in che senso possiamo qualificarli come positivi) e cosa ne ostacola il farsi?
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