Con un gruppo di colleghi/e partecipo a una ricerca sugli avvicendamenti in ruoli organizzativi intermedi e apicali. La ricerca prevede che vengano realizzate una serie di interviste a persone che lavorano in imprese private, organizzazioni sociali o religiose, in enti pubblici o nelle organizzazioni sindacali e di rappresentanza.
Recentemente ho raccolto un’intervista a Ettore Majorana un collega che si occupa di orientamento occupazionale e di mediazione lavorativa di persone in difficoltà. L’intervista è stata piuttosto breve. Dopo aver acconsentito all’intervista – appena entrati in tema, Majorana ha cambiato umore. Si è irritato, e i silenzi hanno prevalso sulle parole. E prima di darmi il consenso a pubblicare il resoconto dell’intervista e alcune considerazioni, ha chiesto di rivedere il testo della trascrizione, emendandolo in più punti. Quello che segue è la sintesi del racconto (a tratti sarcastico, a tratti pensieroso).
Metropoli, area vasta. Majorana compone il suo tempo-lavoro tetrizzando collaborazioni a progetto per diverse agenzie sociali. Gli viene proposta un’assunzione a tempo (quasi) pieno in una cooperativa sociale di inserimento lavorativo. Superato un primo periodo di prova, l’assunzione (nelle prefigurazioni annunciate) è destinata a farsi stabile e indeterminata.
L’estate volge al termine e tutto inizia con poca chiarezza.
King, prendendolo sotto braccio, propone a Majorana di entrare in cooperativa con un doppio incarico e una prospettiva esplicitata a grandi linee: «Vieni a lavorare da noi, ci serve un responsabile degli inserimenti disponibile a fare il direttore. Sto cercando qualcuno che mi sostituisca nelle funzioni operative e poi…».
King è infatti in procinto di assumere, in un tempo a quella data non ancora definito, il ruolo di dirigente in una organizzazione non governativa di cooperazione allo sviluppo. Majorana si dovrebbe occupare dei rapporti con i committenti pubblici, della promozione della cooperativa sociale KLM, ricoprendo la funzione di responsabile degli inserimenti. King conserverebbe la sua posizione di direttore, rimanendo in KLM part-time per affiancare Majorana fino alla primavera seguente (invece da dicembre passerà a tempo pieno nella ong, viaggiando spesso, salvo repentine riunioni e una gestione diretta-a-distanza).
Controllo, Flex, Taylor mettono in campo un’accogliente ostilità. Majorana pensa di poter introdurre la sua impostazione operativa, non sa che ci sono regole non scritte. Le sue proposte vengono criticate, rifiutate, rimandate. E l’organizzazione prosegue secondo un tracciato definito e non discutibile. Majorana viene presentato in un incontro con i soci. E nonostante la percezione che le cose siano meno facili del previsto (convinto di potersi sfilare con relativa facilità) accetta di rimanere, incerto se esplicitare le sue incertezze.
I conflitti si fanno palesi e investono le relazioni. Si passa dalle schermaglie alle discussioni, agli scontri verbali, ai rapporti tesi e rattenuti.
Majorana non sarà (subito) il direttore. Adesso è necessario un periodo di ambientamento. KLM è una cooperativa sociale di tipo B, esiste per fare inserimenti lavorativi, e proprio dell’inserimento di persone in difficoltà a Majorana viene chiesto di occuparsi (questa è la sua specialità, conosce le problematiche, i processi, i servizi). King lascia prima del tempo e nessuno però dice apertamente che gli inserimenti vanno contenuti, e non incentivati. In seguito a Majorana verrà rimproverato di avere fatto troppi inserimenti, di avere “ingolfato” la cooperativa (fatto salvo che anche gli inseriti contribuiscono ad assicurare parte della produzione ed anche ad aumentare la complessità organizzativa).
Majorana pensa di poter dare indicazioni e di poter decidere, al contrario viene richiamato a sottoporre ogni minima decisione al gruppo dirigente: c’è un organo che viene chiamato Direttivo (da non confondersi con il Consiglio di Amministrazione), dove sono presenti i responsabili di settori e/o funzioni (pulizie, mense, personale, amministrazione, inserimenti, e il presidente) che si riunisce periodicamente per prendere le decisioni operative. Lì si decidono le decisioni operative. Tutte le decisioni operative.
Majorana si irrita moltissimo per il clima interno (ma non sa cosa fare), Flex il direttore tecnico responsabile dei diversi settori è irresoluto, sempre calmo e pacato (ma si rivelerà essere indeformabile), procrastina le decisioni, ma ha sempre un suo punto di vista. Viene accusato da Taylor – il direttore amministrativo – di non essere all’altezza. Taylor è molto scortese (aggressivo e subito si va allo scontro), è il gregario del presidente, sempre critico verso qualsiasi proposta, ha sempre ragione (è un taylorista, usa frequentemente la parola “sempre”, per lui le decisioni devono essere per sempre, una volta per tutte). C’è un terzo dirigente, Controllo, incontrollabile, è contro, non è mai d’accordo, bisogna sempre convincerlo, tirarlo dentro; quest’ultimo è il responsabile del personale, è il contatto con la base con i capisquadra dei diversi settori operativi.
«Tu non puoi andare via!». Questa è la frase che Taylor, Controllo e Flex ripetono decine di volte a King. «Nessuno sarà mai come te, tu non puoi andartene!». E contemporaneamente fioriscono le tensioni fra i tre, nessuno ascolta nessuno. Majorana non viene ascoltato. Nessuno ascolta nessuno e ciascuno esercita la propria porzione di potere cercando di condizionare il gruppo. Alle azioni di veto si alternano accuse e discussioni. Il clima si fa pesante. Tutti lo avvertono, ma non ci sono spiegazioni disponibili, se non il carattere individuale, il profilo personologico di ciascuno e… l’assenza di King che: «Certamente avrebbe riportato l’ordine e stabilito la linea». King allora prova a essere più presente in cooperativa.
Le decisioni allora vengono prese in presenza di King. Ma per King la più parte delle cose fatte non vanno bene, bisogna ricominciare. Riunioni con un clima pesante. E Majorana viene accusato di essere nervoso, irritabile, di non collaborare: «Mi sono sentito diventare il capro espriatorio di tante cose che non funzionavano…».
Filoformaz viene chiamato da King per un intervento formativo: «Le cose non vanno, lo possiamo dire». Senza King il gruppo non gira, Majorana fatica ad inserirsi, e la conflittualità, cupa e lenta, sale. Nessuno è in grado di dire cosa sta accadendo. Mentre le routine lavorative, sociali, produttive, economiche proseguono, si accumula una tensione presente ma inespressa.
Serve una formazione che aiuti le persone a parlarsi, che faccia crescere la fiducia reciproca, che faciliti le relazioni. Cosa stia accadendo, cosa faccia crescere l’irritazione, l’insoddisfazione, la rabbia, perchè si ha la sensazione di franare. Ma la formazione finisce per irritare ancora più profondamente: esercizi, metafore, discussioni. Alla confusione si aggiunge la confusione di un concentrato relazionale, di un’intensa convivenza. La tensione sembra acuirsi, i disappunti si moltiplicano. I momenti trascorsi insieme irritano, lasciano incerti. Da intenzioni propositive scaturiscono esiti opposti e fastidiosi: com’è possibile? La formazione lascia insoddisfatti (e stremati).
Majorana ad un certo punto decide di lasciare. Racconta di aver pensato che: «Resistere a oltranza è un comportamento stupido e improduttivo. Il coraggio sta nella ritirata… e avrei voluto fosse rapida per finirla lì di metterci del proprio (peraltro molti mi hanno inviato a non perdere tempo e ad andare via). Ma non è neppure semplice sganciarsi, il processo è partito, e forse si concluderà nell’arco di qualche mese…».
Majorana racconta che per andarsene (fisicamente) ci sono voluti mesi: «Da parte mia, ragionando a posteriori, in quel periodo mi sentivo sopraffatto da questo crescendo … e ho scelto di andare via. A un certo punto non c’erano proprio più i presupposti, le mie prospettive e quelle del gruppo divergevano, il dialogo era distruttivo…». La cooperativa ha chiesto che assicurasse una presenza per il tempo necessario a trovare un sostituto: per la referenza dell’area degli inserimenti lavorativi, per le porzioni di coordinamento che in qualche modo Majorana ricopriva. Sull’uscita si è trovato un accordo accettabile: «Ma l’uscita è stata lunga: sono rimasto con l’organizzazione ancora più di sei mesi, però è come se nella mia memoria si sia trattato di un tempo molto breve, meno intenso e faticoso».
A fine 2008, nei giorni di rapidissimo passaggio di consegne con il suo successore Fotograf: «Momento fastidioso per me e per il subentrante», Majorana racconta di aver fatto una battuata a Flex: «Finalmente sono libero: ho pagato il mio debito, il vostro è inespiabile». Flex, inaspettatamente si inalbera e accusa Majorana di aver messo in difficoltà la cooperativa…
Forse: la parola più indeterminata della lingua italiana, la parola che dice un’epistemologia e una metafisica.
Ingolfato: si dice di motori che ricevono troppo carburante, di situazioni dove l’eccesso paralizza l’azione (e il pensiero).
Irresoluto: mancante di risolutezza, privo di capacità di decisione, esitante, incerto, indeciso, perplesso.
Taylorista: aggettivo vagamente dispregiativo, di persona che ritiene produzione seriale e produttività sonante le chiavi del fare impresa con successo.
Tetrizzare: come nel Tetris incastrare gli impegni così da non lasciare spazi liberi.
[Seguono alcune considerazioni in un secondo post… meno sarcastico e più pensieroso.]
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