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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Avvicendamenti Benetton: piccoli indizi senza importanza?

Luciano Benetton (77 anni) annuncia pubblicamente il passaggio dei poteri al figlio Alessandro Benetton (48 anni). I resoconti del Corriere della Sera, del Sole 24 Ore e della Repubblica ci consentono di rilevare molti degli ingredienti determinanti nei processi di avvicendamento: continuità e discontinuità, conservazione e innovazione, assetti imprenditoriali e impatti economici, protagonisti e comprimari, ascese e ricollocazioni, preoccupazioni e rassicurazioni, eventi e rituali, razionalità e sentimenti, pubblico e privato, detto e non detto. Tre quotidiani, tre racconti, tre punti di vista, tre pubblici abbastanza diversi per attese informative e sensibilità…

Attori (e camei)

Le voci degli attori: parlano il fondatore, il successore e la moglie del successore, il gruppo degli ‘adiuvanti’…

Luciano Benetton (il padre)

Luciano Benetton sul Corriere di domenica 22 aprile 2012 parla in prima persona: a 47 anni dalla fondazione, passa la guida dell’azienda al figlio Alessandro per due anni vicepresidente. Gli argomenti che affronta il fondatore in uscita sono diversi. Parla brevemente di sé e dei fratelli, del suo percorso imprenditoriale, del figlio e delle caratteristiche degli imprenditori:

  • chi sono (stato): un capitano coraggioso, ottimista, determinato, sfidante (insomma un vecchio leone)… Io sono Luciano Benetton. Punto. (E anche se esco di scena, sarò presente, senza interferenze, offrendo la mia esperienza).
  • chi entra in gioco: mio figlio Alessandro, un tipo che ha le carte in regola, spirito di iniziativa, determinazione, esperienza e successi colti in autonomia (insomma  Alessandro non è un figlio di papà). Un successore che “deve innamorarsi del mestiere, imparando ogni giorno” [ah, la saggezza di chi si è fatto da solo…].
  • le condizioni di contesto: la crisi è il nemico da affrontare, la si batte andando contro corrente: la storia del Gruppo Benetton è costellata di competizioni vinte, a partire dalla fine degli anni sessanta fino ad arrivare in Cina. Oggi come allora c’è un paese da rimettere in carreggiata (la storia si ripete), e se abbiamo trionfato allora, trionferemo anche oggi (e domani) in un’Italia che sembra rinunciare al proprio futuro. E proprio oggi, nel vortice della crisi, è il momento per rilanciare: il cocktail mescola forza di andare contro corrente e spregiudicatezza nel sapere di poter ottenere la disponibilità delle controparti. La disponibilità a collaborare grazie ad un incolmabile divario di potere: i sindacati e policy makers lo devono capire (o lo capiranno).
  • la missione da compiere: passione e fantasia, fiducia nelle proprie possibilità e voglia di rischiare per affrontare le nuove sfide, con lo spirito che ha guidato i successi di questi cinquant’anni, frutto di una competizione creativa. L’obiettivo è crescere, estendere la presenza in diversi paesi, consolidare, trasformarsi per essere sempre di più se stessi (fare impresa, fare cultura, fare politica sullo scacchiere mondiale). La formula è quella dell’impresa commerciale e culturale ad un tempo, sapendo che sono cresciuti i competitors, che la domanda è mobile ed esigente, e il segreto è nella capacità di innovare. Sempre.

Luciano Benetton afferma se stesso, la sua stirpe, il suo progetto imprenditoriale: è la figura simbolo, anche lasciando(?) la plancia di comando. Uscendo di scena offre una lettura della realtà, racconta la sua storia che diventa narrazione mitica finalizzata a impegnare il futuro dell’impresa (tracciando le coordinate imprenditoriali), narrazione volta rassicurare i mercati garantendo continuità (ciò che è già avvenuto si ripeterà, vi assicuro sulle caratteristiche del successore: buon sangue non mente). Un discorso rassicurante e bellicoso ad un tempo, come si confà a sovrano che lascia (ma non abdica).

Alessandro Benetton (il figlio)

Alessandro Benetton su Repubblica di mercoledì 25 aprile si fa spazio: in una giornata col cielo grigio lui ha una visione a colori del futuro e dell’azienda di cui è diventato condottiero. Alessandro – ci dice il padre Luciano – è nato con la camicia ma è dinamico, risoluto e consapevole che il momento è critico. Gli fa eco il figlio: “non c’è salita insuperabile se affrontata con sufficiente determinazione”. Lo attesta anche la moglie Deborah Compagnoni: il fine settimana Alessandro ama le piste da sci (le discese) ma il lunedì poi ama le salite… in ufficio. Due informazioni (mettendo le mani avanti). Le cose sono più complesse di quanto non si pensi (qua e là fanno capolino segnali di crisi, ma di questo figliolo (quarantottenne!) parlano bene il padre, egli stesso e la moglie. E cosa dicono? Che ha le carte in regola, che ama lo sport (ma solo il sabato e la domenica), che sa lavorare in condizioni avverse e ama la fatica. Però, quante rassicurazioni subliminali in così poche righe… Passiamo alle strategie del Gruppo: che fare con la concorrenza? Competere o allearsi? Sbaragliare! Proseguire: investendo su prodotti, rete, marchio, comunicazione creativa. Ricetta nuova e antica, da adattare e mettere a punto con precisione (serviranno cambi e innesti, cioè nuovi collaboratori di vertice). Alessandro Benetton conosce i prodotti, gli snodi imprenditoriali, sa dove vuole arrivare… e proprio nella crisi il Gruppo ha deciso di sostenere i partner. Insomma un nuovo capo: forte, affidabile, competente, che guarda avanti (sibillinamente) ad un futuro che nella sua mente deve essere temporaneo. [Cosa significa questa frase devo ammettere che non l’ho capito: forse vuol dire che i negozi che vendono i prodotti sono la cosa più importante. Forse.]

Debora Compagnoni (atleta e… moglie)

Come accennato, fa capolino, fuori campo, la voce della moglie di Alessandro Benetton, Deborah Compagnoni. Suo marito è uno sportivo, ama le discese (il doppio senso vuole essere persuasivo): discese in campo (anche lui?) e le discese sugli sci… Ma non è proprio lei che parla, è lo stesso Alessandro che la cita, la chiama in causa, dicendo qualcosa di privato, accennando al suo legame coniugale il nuovo imprenditore si presenta con tutti i requisiti richiesti: siamo una coppia, di successo (ancora una volta il privato è pubblico).

Manager (considerate la vostra semenza…)

Il Sole 24 Ore ci dà informazioni venate di ufficialità: è l’assemblea di bilancio 2011 che nella storica sede dell’azienda ha eletto il presidente designato Alessandro, il figlio di Luciano Benetton. L’articolo passa rapidamente oltre l’agiografia degli attori principali e ci informa che questo non sarà l’unico avvicendamento. Altri (e importanti) sono annunciati. Cambieranno diversi manager che guidano le imprese chiave del Gruppo. Riassetto all’insegna della sintonia (ecco la parola chiave) che illumina il cammino. Sulle scelte concrete dobbiamo accontentarci di una citazione (Alessandro questa volta chiama in scena Robert Kennedy): “Non chiediamoci perché, ma perché no!” [Ah, ecco, qui la razionalità lascia il posto alla retorica]. Seguono una serie di notizie economiche: il Gruppo si ritirerà dalla borsa [sell out, squeeze out o spin off: maionese, ketchup o salsa di soia?]. Si ricompra le pacchetti di azioni chiave, forse in vista c’è l’alleanza con un grande gruppo… Da qui in poi si parla di business con le gergalità tipiche di un giornale economico-sportivo.

Il senso dei racconti

Tre quotidiani e tre intenzioni comunicative: degli avvicendamenti si possono sottolineare aspetti diversi per soddisfare le attese dei lettori… le transizioni non sono solo processi o avvenimenti privati, ma fatti pubblici.

  • Il Corriere ci parla del fondatore. Del suo carisma, della sua capacità di lettura della contemporaneità, della sua presenza e della sua visione. Il punto di vista del Corriere è conservativo: celebra chi esce, il suo modo di lasciare, la presenza mentre progressivamente si fa da parte. Lo sguardo Corsera celebra la conservazione, condizione essenziale per promuovere il rinnovamento.
  • Il Sole ci parla del processo e degli attori implicati, delle loro interazioni, dei cambi ai vertici e degli assetti che vanno ridisegnandosi nelle aziende che fanno parte del Gruppo Benetton. Nomi e cognomi, provenienze e ricollocazioni. Cambia il fondatore, cambia con lui il gruppo dirigente. Nuovo corso, nuovi manager nei ruoli chiave. Gli operatori economici sanno che il cambio del leader apre allo spoils system e temono la per la tenuta complessiva in un momento di crisi per l’economia. Quali le sorti delle controllate? Quale il futuro: fusioni, ridimensionamenti, nuove alleanze? Lo sguardo Sole celebra l’economia, sa che non c’è l’uomo solo al comando, e teme per i contraccolpi.
  • La Repubblica guarda al futuro: il figlio del fondatore è un duro, non è indolente, ma consapevolmente non sottovaluta le responsabilità che dovrà affrontare. Le attenzioni sono rivolte al futuro, alle dimensioni emotive (padre e figlio si abbracciano) e al valore della famiglia: scende in campo anche la moglie del successore, una campionessa di sci che ci parla di suo marito (come lei sportivo). Lo sguardo Repubblica celebra chi entra, la risolutezza e l’affidabilità: il cuore è oltre l’ostacolo e i progetti imprenditoriali lo testimoniano.

Tre considerazioni

  1. La foto su Repubblica: padre e figlio si abbracciano (è così che vogliamo vedere i passaggi di consegna). Questo è l’umore, questo il clima che cerchiamo nel passaggio di testimone. Una foto scelta a caso?
  2. Le vicende successorie non sono fatti privati ma eventi pubblici per l’impatto e per il significato che assumono: dalle scelte imprenditoriali dipende il lavoro di molti, i risultati economici per un settore, l’immagine per un paese. E non è poco.
  3. La discontinuità (di norma) è avvertita come rischiosa e controproducente. Si chiede continuità, stabilità, rassicurazione rispetto a condizioni di governo che consentano di concentrare le energie sul bene(essere) dell’impresa. La conflittualità è in agguato, la perdita di governo è un pericolo che si fa più pressante nei momenti di passaggio. Il fondatore non avrà titoli celebrativi (non sarà presidente onorario) ma consigliere: cioè non uscirà completamente di scena, si ritaglia una collocazione di suggeritore non invadente, saggio che porterà la sua esperienza, che collegherà il passato al futuro. Si cambia senza sovversioni. State tranquilli.

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One comment on “Avvicendamenti Benetton: piccoli indizi senza importanza?

  1. Pingback: Caprotti contro Caprotti: quando il conflitto è tra famiglia e impresa « Mainograz

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