«Good writing is not a natural gift. You have to learn to write well.»
Rilancio, traduco e commento i dieci suggerimenti di David Ogilvy su come scrivere bene per lavoro.
Ho trovato le dieci indicazioni in un post pubblicato da Brain Pickings.
Perché rilancio? Intanto, per una volta, ecco indicazioni che non si riferiscono alla scrittura creativa o alla scrittura letteraria, ma alla scrittura professionale, prodotta al/per lavoro.
Poi il decalogo ci riporta indietro nel tempo, a prima di internet. I problemi non erano minori (forse meno diffusi e pervasivi), in ogni caso il 7 settembre 1982, David Ogilvy invia questo promemoria agli impiegati della agenzia pubblicitaria di cui era comproprietario. Mi piace (e mi disturba) il misto di ovvietà pratica e leggermente minacciosa che fissa coordinate non retoriche. Ecco un capo (stando al decalogo) che prova a dire cosa si aspetta dai collaboratori.
Ecco ‘i dieci comandamenti’…
«Come scrivere.
Meglio scrivi e più farai carriera nella Ogilvy & Mather. Le persone che pensano bene, scrivono bene.
Le persone confuse, scrivono sintesi confuse, lettere [email] confuse, discorsi confusi.
Scrivere bene non è un dono di natura. Devi imparare a scrivere bene e qui ci sono dieci suggerimenti:
- Leggi il libro sulla scrittura di Roman e Raphaelson. Leggilo tre volte.
- Scrivi come parli. Con naturalezza.
- Usa parole brevi, frasi brevi, periodi brevi.
- Evita gergalismi come riconcettualizzare, demassificazione, attitudinalmente, giudizialmente. Sono marchi distintivi di somari che se la tirano.
- Non scrivere più di due pagine su un argomento.
- Controlla le citazioni.
- Non mandare una lettera [email] o una sintesi il giorno stesso in cui li hai scritti. La mattina dopo leggili ad alta voce, e poi inviali.
- Se qualcosa è importante, fatti dare una mano da un collega a migliorarlo.
- Prima di mandare una lettera [email] o una sintesi, assicurati che sia assolutamente chiaro cosa vuoi che il destinatario faccia.
- Se vuoi AZIONE, non scrivere. Vai dalla persona e dille cosa vuoi.
David»
Al di là del tono perentorio, ci sono diversi aspetti che mi fanno pensare.
Decalogo, dieci suggerimenti… suona un po’ retorico dopo anni di indicazioni. Ma mi piace lo stesso. In particolare le reiterazioni. A me scappano, me lo fanno notare spesso. E finalmente ho trovato qualcun altro che le usa. [Non male trovarsi in compagnia, di tanto in tanto:-]
Ho tradotto ‘memos’ con ‘sintesi’, non ho trovato di meglio (promemoria poteva essere un’alternativa).
Dopo ‘lettere’, come avrete notato, ho inserito [email]: è una aggiunta mia, un aggiornamento obbligato: quante lettere scriviamo? E quante email?
In prima battuta avevo tradotto gli imperativi alla seconda plurale: leggete, scrivete, usate, evitate, controllate, non inviate, assicuratevi, andate. Poi la firma con il nome ‘David’ mi ha fatto pensare che l’autore/imprenditore si volesse rivolgere al singolo collaboratore. La seconda persona singolare, nell’imperativo, è molto più impositiva. Troppo?
Se qualcuno controlla la traduzione fa un’opera meritoria (ogni aiuto è accolto con piacere).
Mi stupisco
Ho provato ad acquistare il libro di The Unpublished David Ogilvy: A Selection of His Writings from the Files of His Partners su Amazon. Il libro parte dai 100 dollari… (per fortuna esistono versioni ebook).
In ogni caso sono (quasi) rimasto nelle due pagine: non ci posso credere!
all’ultimo tavolo d’Ambito sociale sui servizi per persone con disabilità, sono stato apostrofato così da un elevatissimo dirigente della Sanità pubblica: te devi lavorare di più e scrivere di meno!
si riferiva al fatto che avevo scritto una lettera dove chiedevo che una persona con disabilità di 73 anni potesse essere valutata dall’Unità valutativa Anziani, visto che l’Unità valutativa disabili non lo ‘sentiva’ più in carico, in quanto over65enne.
se magari hai un numero di telefono o una mail del sig. Ogilvy, provo a contattarlo, per spiegargli che a volte la scrittura si infilza come spillo nelle rappresentazioni sociali e nel potere (nel caso specifico, la parola del medico) e che quindi va usata con cura e cautela.
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