La vicenda Caprotti (vedi anche Marzotto e Benetton), così per come viene narrata dai media, costituisce uno spunto per ragionare di avvicendamenti ai vertici. Le grandi imprese di famiglia, infatti, essendo presenti nell’immaginario collettivo delle persone tanto da essere considerate, per alcuni, il prototipo dell’impresa privata, si prestano per esemplificare gli aspetti salienti di passaggi e transizioni.
Due articoli di Aldo Galeone hanno costituito un punto di partenza per ragionare delle parole utilizzate nel descrivere le transizioni ai vertici, dei soggetti che prendono parte alla vicenda e delle tipologie di processi d’avvicendamento: “Caprotti contro Caprotti: il signor Esselunga strappa le azioni ai figli. Deciderà un arbitrato”, (7 aprile 2012) – Ilfattoquotidiano.it e “Esselunga, Caprotti vince il lodo contri i figli. E si assicura le azioni”. (27 luglio 2012) Ilfattoquotidiano.it.
“Esplode l’ennesimo scontro”, “la battaglia”, “la guerra per il controllo”, “le avvisaglie”. Le parole utilizzate per narrare questa vicenda ci segnalano che dobbiamo essere vigili perché siamo nel bel mezzo di un conflitto per la proprietà della nota catena di supermercati.
Significativo il motto: “Caprotti [padre] contro Caprotti [figli]” che tracciando i confini della battaglia all’interno della famiglia, lascia intravvedere la questione identitaria, un avvicendamento che va contro natura (Caprotti contro sé stesso?); nell’espressione risuona il titolo del film di Robert Benton “Kramer contro Kramer” che racconta, anch’essa, di una feroce battaglia legale in famiglia, disputata tra i genitori per ottenere la custodia del figlio. Anche per i Caprotti il campo di battaglia è quello mediatico e legale.
In sintesi, ecco l’identikit dei soggetti nominati dagli articoli:
Altri attori, più sullo sfondo sono:
Tra la varietà di processi che caratterizzano le successioni ai vertici, la vicenda Caprotti costituisce l’esempio di una transizione che se in base ai punti di vista può essere definita come sospesa o desiderata (i figli definiscono il padre ‘troppo ingombrante’) è certamente segnata dal conflitto tra un padre che investe dedizione e affetto nell’azienda, il quarto figlio, e gli altri figli “mai troppo amati”.
Il conflitto per il mancato avvicendamento o trasferimento della proprietà può essere generato dal fallimento del percorso preparatorio che in questo caso ha previsto:
Sulle ragioni del fallimento del processo successorio possiamo avanzare alcune ipotesi:
Cosa accade, invece, in altre organizzazioni? Quali sono le parole utilizzare per descrivere le transizioni apicali e intermedie? Quali processi di ricambio o rinnovamento le attraversano?
PS
Ringrazio il gruppo del corso di formazione sugli avvicendamenti della Provincia di Milano, che ha partecipato a costruire riflessioni sul tema a partire dalla vicenda Caprotti.
L’impresa familiare ed il codice paterno
In questi ultimi interventi riguardanti esempi di sucessioni (o mancate sucessioni) all’interno di imprese a conduzione “padronale” mi sembra emerga un ruolo su tutti, quello paterno. Difficile dire se esso possa essere visto come positivo o negativo, manca a mio parere un’angolazione unica.Provo a suggerierne una: il codice paterno in contrapposizione al codice fraterno. In particolare il caso Caprotti potrebbe essere istruttivo: che genere di rapporti intercorre fra i tre fratelli e sorelle (con un unico padree e due diverse madri, oltretutto). No sarà che il Vecchio Padre ridiscenda fra gli Umani per riportare la Pace e l’Armonia minacciate dai successori?
Se poi affrontiamo il tema dal punto di vista delle cooperative sociali, si aprono scenari interessanti: la presenza del Dio Padre qui è poi legata ad i “miti fondativi” di queste organizzazioni, e non vi è contesto come quello cooperativo dove i figli sono li in attesa di poter “eliminare” questo padre, portando la “famiglia”, ossia la cooperativa alla rovina.
Vi segnalo questo blog nel quale viene affrontato introdotto il tema http://www.formadeltempo.it/2012/09/la-morte-del-padre/#more-583
La ringrazio per la riflessione. Quello del rapporto tra padri e figli protagonisti della transizione è un tema (segnalo questi post pubblicati da Graziano Maino). Da esplorare il rapporto madri figlie/figli forse meno visibile all’interno delle successioni. Le donne sembrano ricoprire più frequentemente un ruolo da adiuvante (che secondario non è) che resta sullo sfondo.