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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Porte chiuse

Lavoro con una grande organizzazione che ha la sua sede principale a Milano. Negli uffici prevale la penombra. La più parte delle porte di norma sono chiuse. Le pareti sono grigio nebbia, le porte grigio assorbente.
Lungo i corridoi non si colgono conversazioni, non si incontrano gruppetti di persone, non si intravedono riunioni in corso. Prevale un’operosità silenziosa. Non so dire quante persone lavorino in quello o in quell’altro ufficio. Se qualcuno bussa è misurato, la risposta – se c’è – è discreta. Se qualcuno entra lo fa con garbo, scostando appena la porta. Se qualcuno esce, richiude la porta con cura dietro di sé. Tra le persone prevale una certa ritrosia.
Adesso lungo i corridoi, le porte sono immobili. Nel silenzio sento di dovermi fare circospetto. Cosa sta avvenendo, a cosa si lavora, come stanno in contatto le persone?

Porte chiuse

13 comments on “Porte chiuse

  1. Pingback: Organizzare #psunimib13 | Mainograz

  2. Laura
    22 February 2013

    Dato il colore delle pareti e delle porte dove volevi essere se non a Milano?
    Forse si sta lavorando a qualcosa di serio ed importante che non consente distrazioni varie.
    Il colore potrebbe voler dire sobrietà.
    Pero’ pensandoci bene mi vengono in mente quelle grandi sale degli ospedali dove fanno le radiografie, dove non si possono usare i cellulari, dove si deve stare immobili…Bho!
    Ma se ci penso ancora meglio mi vien da dire “oh mamma come mi e’ familiare questo posto”!

  3. umberto Poggi
    21 February 2013

    Sembrerebbe una pagina kafkiana. La chiusura delle porte non credo che sia imputabile a chi vi lavora dentro (impiegati) bensì da una compagine societaria che vuole schiacciare le personalità dei singoli svuotandoli dei loro contenuti personali ed emotivi.
    Secondo me è anche un modello che va in controtendenza rispetto alle strutture del passato dove invece si puntava a mettere decine e decine di persone in ambienti open space divisi solo da separatori, spesso ambienti ugualmente impersonali.

  4. Miria mascaretti
    20 February 2013

    Che sia una organizzazione di volontari che si occupa e preoccupa per lo stato dei detenuti ,delle carceri italiane nella ricerca affannosa di una soluzione umanamente piu accettabile ?

  5. Maria Teresa
    20 February 2013

    … sarà mica una succursale di una banca svizzera? L’hai descritta alla perfezione! ;-))

    • Mainograz
      20 February 2013

      Banca svizzera.
      No.
      Purtroppo no;-)

    • Elena
      7 April 2013

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  6. Anonymous
    20 February 2013

    Non si lavora … stanno tutti in cassa integrazione … negli uffici solo sparuti superstiti low-cost o molto ammanicati

    • Mainograz
      20 February 2013

      Azienda che produce disoccupati… possibile!
      (Anche se spero di no;-)
      Il tuo commento mi fa pensare che quasi si potrebbe lanciare un concorso…

  7. Pietro
    20 February 2013

    Caro Graziano,
    sono le porte chiuse frutto di una società chiusa che non ha, nella scuola, nella ricerca, una visione prospettica più lungimirante Solo tagli lineari. Questo è il risultato del disinvestimento nella fantasia e nella creatività italiana in questi ultimi 15 anni.
    Cosa c’è da augurarsi, che non si chiudano più 1000 imprese al giorno e si aiutino i giovani ad entrare nel mondo del lavoro senza preoccuparsi dell’art.8 o 18 o prolungare il sistema pensionistico a 70 anni.
    Vedo che il sindacato non porta più in piazza 3 milioni di persone come fece Cofferati.
    Ma per tornare al post, staranno riflettendo in silenzio, per trovare idee vincenti sul mercato che diano la possibilità di arricchire centinaia di famiglie.
    Chissà in fondo è una società segreta.
    Ciao Pietro Panebianco

    • Mainograz
      20 February 2013

      Sì, Pietro… potrebbe essere una società segreta (senza saperlo;-)

      • Pietro
        21 February 2013

        Colto dalla curisiosità,
        mi vengono in mente due situazioni una cinematografica, il corridoio attraversato da un bimbo con un triciclo in Shining, o un telefilm dei telettabbis, La porta, che mio figlio Lorenzo vuole ripetutamente vederlo su you tube.
        E se fossero dei teletabbis, unici superstiti del modo del lavoro?
        Non è possibile, tutto ciò.
        E se aspettano silenziosi il big-one osservando una nuova meteorite che cadrà dopo il 25 febbraio?
        Ci sono; è la terra di nessuno di una struttura pubblica al confine tra la provincia di Monza Brianza, Milano e area metropolitana.
        Non tenerci sulle spine, non dirci il nome della società, ma almeno se è un società pubblica o privata.

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