Daniela, Anna e Laura* il vostro post mi fa riflettere.
Oggi in Università nessuno ha fatto cenno alla giornata della donna.
Ho visto solo un mazzo di mimose su una sedia.
Dipenderà dalla riservatezza che – più di quanto non si pensi – attenua le relazioni interpersonali in ambiente accademico?
O dal sentire qualcosa di stonato nel regalare mimose (gesto tardivo e solo semaforico)?
O dal fatto che non è facile ragionare (senza retorica) di differenze, tenendole distinte dalle diseguaglianze, dalle prevaricazioni e dalle violenze?
Forse l’idea di festa non ci sta.
O ci sta in un modo particolare.
Molte cose non vanno e i dati che avete rilanciato lo dimostrano, ma colgo anche segnali in controtendenza, che forse si potrebbero valorizzare, senza per questo dimenticare i problemi.Rilancio il vostro post per condividerlo con le persone che ho incontrato (e che incontrerò).
A lunedì,
Graziano.
* Daniela Gatti, Anna Omodei e Laura Papetti (colleghe delle quali sono socio in Pares) curano il blog Conciliazione Plurale (e non solo:-)
A cura della Redazione di Conciliazione Plurale
Oggi è la Giornata Internazionale della Donna, il Women Day nel mondo anglosassone, impropriamente e comunemente chiamato in Italia (come scrive wikipedia) “Festa della donna”. Impropriamente, perché questa data ha poco a che fare con feste, fiori e cioccolatini: è una giornata per ricordare le disuguaglianze e le violenze subite dalle donne in ogni parte del mondo, ieri come oggi, e, insieme, per lottare contro le discriminazioni in ambito sociale, politico ed economico.
La prima ufficiale “Giornata della donna” fu celebrata il 28 febbraio 1909 negli Stati Uniti: promossa dal Partito socialista, era una manifestazione per ottenere il diritto di voto femminile, ma anche per contrastare lo sfruttamento delle operaie in termini di basso salario e di orario di lavoro.
Molte sono state le conquiste ottenute dalle donne nel secolo trascorso, ma ancora ampio è il gap tra…
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