Stando alla voce del Dizionario di psicosociologia, la radice etimologica di rito rimanda a ordine del cosmo, per contro il Dizionario etimologico online ne identifica il nucleo semantico nel termine scorrere. Scorrere, procedere secondo un ordine superiore… Si potrebbe provare a ricomporre il conflitto affermando che i riti (le cerimonie e le liturgie che ne rendono possibile la manifestazione) e i rituali (intesi come sequenze più diffuse nel quotidiano) consentono il cambiamento conservando l’ordine istituito. Forse proprio nella capacità di affermare la coesistenza di permanenza e trasformazione risiede la forza del rito.
…proponiamo una definizione iniziale dei riti: che siano fortemente istituzionalizzati o informali, che regolino situazioni di comune adesione a valori o siano regolatori di conflitti interpersonali, i riti sono sempre l’insieme dei comportamenti individuali o collettivi, relativamente codificati, con un supporto corporeo (verbale, gestuale, di postura), di carattere più o meno ripetitivo, di forte carica simbolica per gli attori e di solito per i testimoni, fondati su un’adesione mentale eventualmente non consapevole, di valori relativi a scelte sociali importanti, la cui attesa efficacia non appartiene a una logica semplicemente empirica che si esaurirebbe nella strumentalità tecnica del legame causa-effetto.
p. 10
Rivière C., I riti profani, Armando, 2006 (1995).
Dominique Picard, autore della voce “Riti, Rituali” nel Dizionario di psicosociologia, identifica tre elementi che si ripresentano nei rituali:
Aggiungo un quarto elemento:
Lo studio dei riti e dei rituali ha prodotto diverse classificazioni, attraverso le quali viene fatto uno sforzo per identificare e circoscrivere l’oggetto di studio. Dominique Picard propone la distinzione tra tre correnti complementari:
Dominique Picard nota che se gli ambiti di elezione per lo studio dei riti e dei rituali erano state le pratiche religiose, più recentemente la sociologia ha spostato l’attenzione verso la presenza di riti e rituali nelle dimensioni sociali, politiche, organizzative e quotidiane, attribuendo ai riti funzioni fondative e normative, di riduzione dell’incertezza e di integrazione sociale e culturale, mediante l’interiorizzazione di credenze e la costruzione di un immaginario condiviso.
Per Dominique Picard, i rituali di cortesia studiati dalla sociologia, dalla psicoanalisi, dalla etologia, dalla etnografia, dalla psicologia richiamano diverse e non contrastanti intenzionalità.
A livello strutturale, appaiono come comportamenti codificati, che consistono in una catena di comportamenti fissi. A livello funzionale, ricoprono sia una funzione semiotica facilitando la comunicazione, sia una funzione psicologica di regolazione delle pulsioni, sia una funzione “interazionale” permettendo il contatto interpersonale. Infine i riti rivestono un significato simbolico di affermazione e difesa dei valori di una cultura e dell’ordine sociale ad essa connesso: consentono di circoscrivere un gruppo (formato da coloro che li praticano) e di distinguerlo così da altri gruppi sociali.
p. 263
Picard D., “Riti, Rituali”, in Barus-Michel J., Enriquez E., Lévy A. (a cura di), Dizionario di psicosociologia, Cortina, Milano, 2005 (2002), pp. 258-264.
Aver riconosciuto che riti e comportamenti rituali non riguardano solo la sfera religiosa ha consentito di considerare i riti e i rituali nelle pratiche pubbliche (sociali, organizzative, interpersonali) e private (nelle diverse pratiche relazionali e individuali).
Anche le organizzazioni si servono di riti e rituali diversi, e con scopi differenti. Nella tabella che segue presento un’ipotesi da verificare con osservazioni e descrizioni sul campo. Si tratterebbe di identificare esempi di riti, di descriverli, di provare a coglierne il significato che essi assumono, per chi vi partecipa e per chi li promuove (o li consente).
Tipologia | Scopi | Esempi |
Riti di passaggio |
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Riti di integrazione |
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Riti di consolidamento |
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Riti di innalzamento |
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Consapevole del dibattito sul rito e sulle categorizzazioni via via introdotte per precisarne i significati, sulle funzioni che vengono attribuite alle azioni rituali (o che esse hanno per chi le compie), mi chiedo come posso dunque considerare riti e rituali?
Come molti sostengono, una categoria troppo ampia diventa inutile. Noi pensiamo, tuttavia, che molte diverse forme di comportamento e azione possano essere utilmente comprese come ritualistiche proprio perché il termine “rito” inquadra l’azione in maniera molto precisa. È la categorizzazione che rende l’azione rituale, non l’azione stessa: fare la comunione, stringersi la mano possono essere comprese come azioni rituali o meno, almeno ai margini.
p. 16
Seligman A. B, Weller R.P., Puett M.J., Simon B., Rito e modernità. I limiti della sincerità, Armando, 2011 (2008).
In prossimo post proverò a tornare sulla questione e a proporre anche alcune definizioni per distinguere tra rito, rituale, cerimonia, e liturgia. Anche l’evoluzione delle attribuzioni di significato e le diverse concezioni di costrutto meriterebbe un approfondimento…
Bacigalupo A., Rituali e simboli da Durkheim a Goffman, Paper sviluppato nell’ambito del XXII ciclo del Dottorato in Sociologia Applicata e Metodologia della Ricerca Sociale, Università degli Studi di Milano – Bicocca, 2006.
Briggs A., Burke P., Storia sociale dei media, da Gutemberg a Internet, Il Mulino, 2002.
Deal T. E., Kennedy A. A., Cultura d’impresa. Riti e rituali nella vita aziendale, Itaca, 1994 (1982).
Kertzer D. I., Riti e simboli del potere, Laterza, 1989 (1988).
Pettigrew A.M., “Cultura organizzativa: una famiglia di concetti”, in Gagliardi P., Le imprese come culture. Nuove prospettive di analisi organizzativa, Isedi, 1995, pp. 51-66.
Picard D., “Riti, Rituali”, in Barus-Michel J., Enriquez E., Lévy A. (a cura di), Dizionario di psicosociologia, Cortina, Milano, 2005 (2002), pp. 258-264.
Rheingold H, Perché la rete ci rende intelligenti, Cortina, 2013 (2012).
Rivière C., I riti profani, Armando, 2006 (1995).
Rito in Wikipedia
Scarduelli P., “Introduzione”, in Scarduelli P., Antropologia del rito. Interpretazioni e spiegazioni, Bollati Boringhieri, 2000, pp. 9-66.
Seligman A. B, Weller R.P., Puett M.J., Simon B., Rito e modernità. I limiti della sincerità, Armando, 2011 (2008).
Siehl C., Bowen D.E., Pearson C.M., “Service encounters as rites of integration: An information processing model”, in Organization Science, 1992,
Trice H. M., Beyer J. M., “Riti e cerimoniali: strumenti di studio delle culture organizzative”, in Gagliardi P., Le imprese come culture. Nuove prospettive di analisi organizzativa, Isedi, 1995, pp. 207-253.
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