Investire in ricerca (per le organizzazioni e per gli individui) è sempre delicato. Gli esiti (com’è ovvio) non sono prevedibili. E non si sa neppure quanto sarà davvero l’investimento. Certo, lo so, si parte dal budget (e quindi da un vincolo/opportunità), ma poi, cammin facendo si incontrano questioni interessanti, imprevisti inevitabili, sollecitazioni curiose o ultimative, esigenze legittime o smodate. Insomma la ricerca è un viaggio avventuroso e… faticoso.
Tornando in treno, ho seguito una conversazione tra due viaggiatrici. Una ricercatrice (presumibilmente) chiedeva a una sua cliente (una dirigente/proprietaria di una azienda?) a cosa (le) fosse servita la ricerca alla quale avevano collaborato (nel corso del 2011 da quello che ho capito).
Le ‘utilità’ emerse (quelle che ho afferrato) sono cinque:
Insomma la ricerca ha trasformato il paesaggio delle conoscenze, ha ri/messo in discussione le pratiche, ha consentito di incontrare gente sconosciuta, ha incrementato le relazioni.
Non male.
PS
Non male certi viaggi in treno…
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