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Mi capita di scrivere in tre modi diversi: da solo, in due, in gruppo.
E (credo sia esperienza comune) non è semplice in nessuna delle tre modalità.
Scrivere richiede concentrazione, capacità di superare strette ostruenti, trovando passaggi insperati o anche tornando indietro.
Cosa mi succede quando scrivo da solo?
Mi fido del (f)lusso dei pensieri. Ma non bastano intuizioni e collegamenti per scrivere un testo. Bisogna scriverlo.
Perdo il ritmo.
Mi spavento per il compito.
Dimentico i buoni propositi.
Perdo gli appunti.
Non trovo lo spazio-tempo.
Cedo alle distrazioni.
La disciplina è tutto (siediti!, stai seduto, arriva in fondo al paragrafo, rileggi almeno una volta). Il rituale è tutto (rileggi, parti da dove vuoi ma ri leggi, inserisci la bibliografia, bevi un caffè e poi lavora almeno un’ora, staccati da internet).
Cerco di alimentare le buone idee con altre buone idee pertinenti (ma non sempre le buone idee sono compatibili fra loro).
Cerco di prendere spunto (ricordati di non copiare: sintetizza, parafrasa, cita).
Riprendi!
Accetta che le soluzioni non sono a portata di mano.
Accetta le soluzioni a portata di mano.
Padroneggia il disordine. Fregatene del disordine.
Riscrivi, rileggi prima di riscrivere, se ce la fai riscrivi.
Perditi, perdi il filo, perdi la voglia e l’allegria.
Ritròvati, per caso.
Scrivere da soli richiede tempo.
In fondo non si scrive mai da soli. Cerco aiuto, come posso. Anche solo qualcuno che mi dia retta, che mi ascolti un attimo, che consenta ai pensieri confusi di prendere forma trattabile.
Ruba le parole (si può fare).
Quando riesce, è bellissimo. Ma non sempre riesce.
Ecco i problemi che incontro:
Scrivere in due richiede perseveranza.
Resta il fatto che ci sono moltissimi modi per scrivere in due. Così tanti che non basta uno zodiaco di post a raccontarli.
Accade quello che accade nei gruppi di lavoro. Le persone (legittimamente) desiderano esprimersi. A volte perdono di vista il disegno generale. A volte perdono interesse e si scollegano. A volte altro si impone e si defilano.
Scrivere in gruppo è lavorare e produrre in gruppo. E non c’è un solo modo. Non è facile decidere il titolo guida, l’impianto provvisorio che – evolvendo – orienta il lavoro (Basterà la passione dei primi incontri?).
Di norma è necessario dividersi il lavoro, arrivare preparati, scrivere qualcosa da affidare.
Discretamente contribuire controllando il desiderio di controllare.
Chi raccoglierà i contributi per amalgamarli? Si
scriverà a giro?
Si potrà procedere con una verifica reciproca incrociata? E come gestire
le scadenze non rispettate, le uscite silenti, gli ingressi non unanimemente concordati?. E se
si moltiplicano le porzioni di testo mentre languono le idee? Ah,
desiderio di sintesi.
E poi? Dei meriti, dei differenti contributi, dei surplus di lavoro come tenere conto? (Non sarebbe stato più saggio accordarsi in avvio?).
E chi si fa carico delle intermittenze, delle interferenze, delle sovrabbondanze?
Scrivere in gruppo richiede pazienza (nella forma attiva).
Se si riesce a scrivere in gruppo, c’è l’opportunità che si possa fare anche altro insieme: un seminario, un evento, un progetto… una gita in compagnia.
Nel terzo paragrafo avevo letto “mi fido del lusso dei pensieri” e mi era parso bellissimo
Cambio subito flusso con lusso!
Grazie :-)