Il refuso nell’email (o nei post) è come un sassolino nella scarpa. Fastidioso, ci fa pensare alla grandezza dell’universo, all’insignificanza delle cose in rapporto alla scala di valutazione. Spinge alla modestia, all’autocontrollo, alla saggezza in forma di relativismo. Ma rimane lì, insistente, nonostante tutto. Non resta che dimenticarsene e rilassarsi.
Ci sono refusi comici (se ti chiami di cognome ‘Cacciatore’, la ‘i’ ha una sua importanza!).
Ci sono refusi causati dalla fretta (e il ritmo dell’email fa comprendere che il refuso è proprio sfuggito).
Ci sono refusi da mancata rilettura, che, al crescere della sussiegosità dell’email, ci riportano a livelli più umani (dall’alto dei titoli, delle ampollosità, delle maiuscole, delle iperboli, con la svista più banale ci riteletrasportano al piano dell’operosa complessità del fare mille cose tutte insieme).
Ci sono refusi indecidibili: non sai se sono errori di grammatica, di sintassi, di velocità, di sfida alle convenzioni, di cambiamenti attesi (po’ si può scrivere pò? errore o refuso?).
Ci sono refusi digitali: quelli che dipendono dai completamenti che le tastiere elettroniche in automatico fanno: escono frasi incredibili, doppi sensi, frasi comiche, sconnessioni di significato, ermeneutiche possibili, realtà aumentate.
I refusi si potrebbero anche classificare anche per gli effetti relazionali che provocano.
I lapsus (refusi) che dicono quello che non sarebbe il caso di dire, verità soggettive scomode o simpatiche (i refusi svelano e ci espongono).
Per quasi tutti i refusi c’è un rimedio: la rilettura del testo.
Per quasi tutti, ma non per tutti.
I lapsus, infatti, sono refusi molto resistenti.
Il refuso
Il refuso è quella cosa
che tu trovi nel giornale
e ci resti molto male
se non sei svelto a capir.Per esempio: “A Busto Arsizio
cadde ier la prima nave”.
Fatto strano e pure grave,
perché a Busto il mar non c’è.Leggo poi che, causa vento,
un signor “perde il cammello”.
Una volta era il cappello
che volava in qua e in là.Buffi ladri, e dico poco,
sono quelli di Subiaco
che nel muro han fatto un baco
per rubar dal gioiellier.Li hanno presi, meno male.
Li avran messi tosto in cella?
Dice che li han messi in sella.
Ora chi li prende più?La signora Moriconi,
cuciniera poco accorta,
nel richiudere la torta
s’è schiacciata l’anular.Il refuso in conclusione
è il burlone del giornale
e può far sorgere il sale
mentre noi s’aspetta il sol.Gianni Rodari, Filastrocche per tutto l’anno, Editori Riuniti, 2001 (1980), p. 82
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