Questa è una proposta di laboratorio alla quale, in Pares e con altri partner, stiamo lavorando.
La presento per raccogliere osservazioni, per metterla alla prova.
L’idea è di proporre a microimprenditori diversi, per storie, culture, interessi, di impegnarsi insieme sulla conoscenza dei Social Network, sulle loro potenzialità (sui loro limiti, invadenze, fastidiosità), sulle modalità per farne un uso furbo, saggio e utile, sulle competenze necessarie per farsi notare (senza farsi odiare), sulle tecniche per strappare un sorriso, farsi leggere, conquistare un ‘mi piace’, farsi ricordare e farsi apprezzare.
Ecco dunque la proposta di un OpenLab sui Social rivolto a commercianti, microimprese, associazioni sportive e organizzazioni nonprofit con l’idea di non solo di mettere a disposizione competenze pratiche operative ma di confrontare i saperi pratici, di condividere know-how (e questioni, domande, idee, competenze, trucchi, prospettive).
Un OpenLab impegnativo, compatto, divertente e rapido (due venerdì pomeriggio, o tre sabati mattina, o quattro serate in settimana, la formula è da decidere di volta in volta).
Si dirà che di Facebook, di Twitter, di Instagram e di Pinterest sappiamo già tutto.
Forse è vero, forse no.
Resta il fatto che ci sono molti modi di stare sui Social, di usarli, di comunicare, di rompere o di promuoversi.
Modi diversi, che identificano.
Modi collaborativi, che producono effetti sistemici.
Modi strategici, che ci portano verso obiettivi ricercati.
Modi petulanti, inefficaci, se non controproducenti.
Lo si è capito, non ci guida (solo) la passione per le nuove tecnologie, abbiamo voglia di sperimentare, di fare ricerca-intervento, di connettere, strumentare e promuovere organizzazioni e territori, con approcci self-empowrment e self-sponsor. Abbiamo voglia di fare meglio, più criticamente, più consapevolmente, più efficacemente.
Abbiamo voglia di comunicare piacevolmente.
Comunicare non è un fatto individuale.
Comunicare è un’occasione di marketing territoriale.
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