Il corso di Psicosociologia dei Gruppi e delle Organizzazioni (in svolgimento nell’ambito della Laurea magistrale in Psicologia dei processi sociali, decisionali e dei comportamenti economici – Dipartimento di Psicologia – Università degli Studi di Milano Bicocca) prevede una prova scritta intermedia. Sulla piattaforma di ateneo, nello spazio virtuale riservato alle persone che partecipano al corso, sono riportate le voci del dizionario a proposito delle quali verranno poste le seguenti tre domande:
Per ciascuna risposta ci sarà a disposizione la metà di un foglio A4.
La voce è Autorità di Jacques Ardoino. Ho pensato di rileggere la voce e di provare a rispondere alle domande, per (ri)saggiare l’impostazione dell’esame.
In effetti la voce è oscura, non completamente risolta nella sua struttura argomentativa. Ma così è. Accade di incontrare testi non risolti, scritti con l’intento di chiarire, finiscono preda della complessità dei concetti che si volevano chiarire. Forse questo è un primo segnale da cogliere: il costrutto di autorità è – solo all’apparenza – autoevidente. Facendosi più vicini emergono sconnessioni, aspetti da discutere e approfondire, da districare, in relazione a un concetto che – questo mi sembra lo si possa affermare – è centrale nella nostra cultura e nel funzionamento di istituzioni e organizzazioni (si pensi solo all’introduzione di Authority regolativa di aspetti critici, collocate in posizione terza. Un esempio per tutti l’ANAC – Autorità Nazionale Anticorruzione).
Per stare nello spazio assegnato segnalerei le seguenti idee:
Ho leggermente modificato la prospettiva con la quale considero la domanda per adattarla alla mia condizione di docente incaricato di condurre il corso. In generale però si potrebbe dire che ci sono tre aspetti che possono essere considerate le riflessioni proposte nella voce Autorità:
È chiaro – lo si può ben comprendere – che questo terzo aspetto è quello che mi sollecita maggiormente (o almeno immediatamente). I punti rapidamente esaminati nel paragrafo precedente possono essere altrettante focalizzazioni per considerare gli esercizi di autorità che vanno svolgendosi nell’ambito del corso?
Il tema dell’autorità sta a cuore alle figure che si riconoscono nell’approccio psicosociologico, non solo perché alcuni esponenti che per prime hanno animato questo campo di ricerca e di intervento hanno avuto modo di conoscere l’esperienza della seconda guerra mondiale e il periodo successivo, non solo perché si sono mosse nel solco delle ricerche della psicologia sociale, e non solo per la loro partecipazione al movimento della contestazione giovanile, ma anche perché la questione dell’autorità riguarda la vita delle organizzazioni e delle istituzioni, è un tema centrale nel loro funzionamento generativo o distorto [le storie personali in effetti nella voce Autorità non vengono richiamate, sono una mia plausibile supposizione].
La voce, a differenza ad esempio di quella che la precede – Autonomia –, è piuttosto breve e non si conclude con elementi sulla prospettiva di intervento psicosociologica. Ma dalle considerazioni svolte dall’estensore, qualche elemento può venire ricavato, almeno in forma di domanda. E dunque se le indicazioni su che tipo di autorità è un consulente che interviene in una prospettiva psicosociologica sono assenti, si possono tuttavia dedurre spunti. Ecco quali (secondo me):
Chi interviene in qualità di consulente assume un ruolo di autorità laterale che opera sulla base di un riconoscimento, concorda uno spazio di azione, riceve e offre un credito di fiducia, mira all’autonomia dei soggetti e dei gruppi coinvolti. E forse può aiutare individui, team e unità operative, gruppi trasversali, le autorità stesse presenti nelle organizzazionio a riconsiderare l’esercizio di autorità.
Hogg M. A., Vaugham G. M., “Obbedienza all’autorità”, in Psicologia sociale. Teoria e applicazioni, Pearson, 2012 (2010), po. 134-140.
Muraro L., Autorità, Rosenberg & Sellier, 2013.
Myers D. G., “Conformismo e obbedienza”, in Psicologia sociale, McGraw-Hill, 2009 (2008), pp. 194-233.
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