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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Come scrivere un rapporto di ricerca a più mani (/1) #psicosociologia

Scrittura collaborativa

La scrittura collaborativa è al tempo stesso una sfida concreta e un traguardo ideale/izzato.

Scrivere a più mani è un’attività frequente nelle organizzazioni, in genere svolta senza eccessive problematizzazioni (ma non senza fatica). In questo ciclo di post l’attenzione è rivolta alla produzione multiapporto di un report di ricerca di gruppo, esito finale di un corso universitario magistrale. Le indicazioni si potrebbero riassumere sottolineando tre aspetti importanti:

  • la cura della collaborazione
  • la cura del processo
  • la cura del prodotto

Naturalmente non si tratta di tre passaggi sequenziali, piuttosto di tre sensibilità, tre stati di attenzione, egualmente da presidiare in avvio, in corso d’opera e nella fase chiusura della produzione del report. Questa prima, rapida, considerazione lascia intravedere l’esigenza che il gruppo impegnato nel compito di scrittura a più mani si rappresenti un impegnativo [la ripetizione è voluta] lavoro di cura e una buona dose di coinvolgimento.

La scrittura collaborativa non è però solo un’attività produttiva laboriosa, è anche un traguardo che ha un valore simbolico: per il gruppo nel suo insieme, per chi ne fa parte, e anche per l’organizzazione di cui il gruppo di lavoro è un’articolazione. La scrittura in gruppo rimanda a desideri di condivisione di compiti e fatiche, di supporto reciproco e di capacità realizzativa, di armonia e di unità. E in questa idealizzazione del compito risiede un inciampo che può contribuire a rendere più gravoso un’attività di per sé esigente (la dimensione conflittuale che di norma si incontra tende ad essere lasciata sullo sfondo).

Scrivere in gruppo in modo collaborativo può essere divertente, piacevole, fruttuoso a condizione di:

  • valorizzare molteplici punti di vista, apporti, competenze, sensibilità, intensità nell’impegno (la tolleranza della molteplicità è essenziale);
  • ammettere che l’ordine è un esito e non una precodizione (e che forse è solo – adattivamente – la più efficiente forma di caos, non l’unica);
  • fissare (senza perdere il garbo e la tolleranza) il grado di apporto essenziale che ciascun componente del gruppo deve assicurare;
  • sostenere una regia dell’intricato processo di ideazione, costruzione, elaborazione, stesura, revisione, postproduzione;
  • servirsi di tecnologie facilitanti (non sempre è necessario sapere utilizzare alla perfezione, scrivere a più mani è anche un modo per sviluppare maggiore padronanza di strumenti oggettivamente agevolanti la collaborazione);
  • sapere che sarà impegnativo.

[Continua…]

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