Rappresentazione e immaginario (scheda-commento /1) #psicosociologia

Premessa
Questa scheda è il tentativo di semplificare la densità della voce Rappresentazione e immaginario proposta dal Dizionario di Psicosociologia. Uno degli aspetti di difficoltà nell’enucleare i contenuti della voce dipende (per una volta) dalla struttura per concetti che forma l’impalcatura della trattazione. Concetti a loro volta articolati attraverso la rassegna di contributi offerti da studiosi diversi.
Che cosa si tratta di capire delle rappresentazioni, delle rappresentazioni sociali, degli immaginari individuali, collettive o sociali, delle ideologie? Sono vari i concetti, i cui significati in parte si sovrappongono: non si escludono, ma vanno ricollocati ciascuno in una specifica prospettiva, secondo il taglio con cui si intende studiare la realtà.
p. 237, Giust-Desprairies, 2005
1. Le rappresentazioni sociali [polarità istituita]
Le rappresentazioni sono costruzioni mentali socialmente condivise, punti di vista cristallizzati di cui in genere le persone non sono consapevoli. Sono qualcosa che sta tra gli atteggiamenti consolidati e irriflessi, e gli stereotipi a bassa intensità, non necessariamente negativi. Ecco la rassegna di contributi illustrati per identificare le rappresentazioni:
- Émile Durkheim (fine ‘800): contenuti, norme, miti che definiscono il modo di pensare condiviso di un gruppo sociale, e ne regolano/legittimano i comportamenti.
- Serge Moscovici (anni ‘60 del ‘900): le rappresentazioni sono semplificazioni, conoscenze di senso comune, “le rappresentazioni sociali riguardano la costruzione di una realtà collettiva da parte di un gruppo sociale determinato, per il quale diventano strumento che guida la percezione delle situazione e l’elaborazione delle risposte” (Giust-Desprairies, 2005, p. 238), attraverso due meccanismi: oggettivazione e ancoraggio divengono sistemi di classificazione, etichettamento e spiegazione diffusi, legittimando così il senso comune e consentendo l’integrazione dei soggetti nella società.
- Denise Jodelet e Wilhelm Doise: sottolineano, nel dibattito, l’azione dei soggetti e delle interazione nei e tra i gruppi nella costruzione delle rappresentazioni sociali: “il concetto di rappresentazione sociale tende a definire l’insieme delle idee, delle cognizioni che ci servono a comprendere il mondo, a giudicare gli eventi, a dirigere le nostre azioni, costituisce un’entità omogenea chiusa, esistente di per sè, piuttosto che la risultante mobile e contraddittoria volta ad afferrare il reale, sovradeterminata da miti e fantasmi incosci e dalle concrete condizioni socio-economiche in cui si sviluppa” (Giust-Desprairies, 2005, p. 239),
- Alain Giami e André Lévy (attraverso i quali viene dato spazio a considerazioni di area psicosociologica): sottolineano – il primo autore – come le rappresentazioni non sono solo contenuti sociali, ma espressione di dimensioni di soggettività profonde, mentre il secondo autore come le rappresentazioni siano visioni parziali e contraddittorie, utilizzate per decidere e giustificare comportamenti. Lévy propone di ragionare di discorsi che esse presentano: “le rappresentazioni partecipano alla costruzione della realtà a cui si riferiscono perché tentano di fornire un fondamento razionale alle regole organizzative. Collegate fra loro da relazioni logiche e necessarie, le regole si combinano in un discorso metonimico, avente valore esplicativo e dimostrativo” (Giust-Desprairies, 2005, p. 240). Discorsi che spiegano, unificano, rendono coerente la complessità, normalizzano, “sono un discorso carico di significati che traduce una visione del gruppo o dell’organizzazione, permettendo ai membri di riconoscersi in essa” (p. 241) ma finiscono anche per imprigionare le contraddizioni e semplificare la realtà.
Elementi significativi per l’approccio psicosociologico
“Le rappresentazioni secondo Jacqueline Barus-Michel sono strumenti di comprensione della realtà, definita come impedimento, e di renderla praticabile e significativa; la dinamica delle rappresentazioni produce degli effetti di realtà, effetti di cui si dimentica l’origine. È perché i sistemi di rappresentazione si spacciano come realtà che sono spesso considerati e imposti come se fossero realtà. Ed è così che molte criticità nascono, nelle organizzazioni, per incapacità degli individui o dei gruppi di conciliare le loro rappresentazioni con quelle presenti sulla scena sociale, per incapacità del potere di imporre il proprio sistema di rappresentazioni come realtà. Per esaminare la rappresentazione rispetto al duplice piano individuale e sociale, vanno considerati i due concetti: la rappresentazione ideologica e la rappresentazione psichica”.
p. 241, , Giust-Desprairies, 2005
1.1. L’“ideologico” nella rappresentazione
Nella prospettiva psicoanalitica l’ideologia giustifica e legittima interessi, si tratta di una rappresentazione (auto)imposta volta a trasformare le norme sociali (il super-io) in regole di condotta personali (ideale dell’io).
- Eliseo Véron: “propone di riservare l’uso del termine “ideologia” ai sistemi di idee, insiemi di credenze, dottrine proprie di un’epoca, di una società, di una classe data, ovvero alle produziioni ideologiche plurali” (p. 242). Le ideologie sono discorsi sociali che puntano ad effetti di controllo e di legittimazione del potere.
- Pierre Ansart: “La rappresentazione ideologica indica a grandi linee il senso veritiero delle azioni collettive, stabilisce il modello di società legittima, e della sua organizzazione; individua contemporaneamente chi siano i detentori legittimi dell’autorità, i fini a cui deve tendere la comunità e i mezzi per raggiungerli” (p. 242). L’ideologia è rappresentazione di qualcosa di desiderabile e rappresenta il potere, ne legittima l’immagine e le pretese: “ogni ideologia costruisce uno schema temporale in cui il passato, il presente e il futuro si coordinano e forniscono all’azione presente un insieme di significati” (Giust-Desprairies, 2005, p. 242).
Elementi significativi per l’approccio psicosociologico
“Così l’ideologia funziona come un sistema di controllo all’interno dei gruppi, come sistema o attività che dà coerenza ai gruppi e permette un’istituzionalizzazione dei poteri, ma sono da analizzare a livello del singolo individuo le ragioni della sua adesione e che cosa significhi per lui a livello psichico. Se l’adesione è infatti segnata da una costrizione legata alle condizioni di produzione di senso date dal funzionamento sociale, la rappresentazione si articola anche su una dimensione psichica; il soggetto che parla è infatti collocato in un sistema di relazioni che lo costringe a realizzare il suo discorso in funzione della sua attività fantasmatica.” p. 243, Giust-Desprairies, 2005
1.2. La rappresentazione psichica
- Piera Aulagnier propone di considerare le rappresentazioni in relazione alle dimensioni psicologiche: rappresentazioni come esito della costruzione di immagini dell’esterno/altro (riconoscimento), rappresentazioni come esito della relazione fra le immagini e il soggetto che le considera e le integra (proiezioni sul mondo il punto di vista del soggetto), rappresentazioni come esito della capacità ideativa e di produzione di senso del soggetto attraverso i discorsi che consentono di rendere il mondo intelligibile e ordinato in modo che sia interpretabile. Quale che sia il processo per l’autrice rappresentare è metabolizzare elementi disomogenei volti a preservare le esigenze psicologiche del soggetto.
Elementi significativi per l’approccio psicosociologico
Le rappresentazioni sono contenitori di significati percettivi, proiettivi e interpretativi elaborati dai soggetti.
1.3. Intreccio di ideologico e psichico nella rappresentazione
Ideali e norme sociali consentono ai soggetti che ne interiorizzano i contenuti di sviluppare legami interpersonali e identità collettiva. I soggetti attingono modelli, valori, motivazioni che pur limitandoli li rinforzano. Le ideologie sono contenitori di idealizzazioni e di identificazioni.
- René Kaës: sostiene che l’ideologia è una “formazione intermedia” capaci di integrare le dimensioni psicologiche e le dimensioni sociali, di imbrigliare le dimensioni personali e di gruppo e di porle al servizio di un progetto ideale.
- Pierre Ansart: l’ideologia pone vincoli e offre verità morali e “permette al soggetto di fare suo il discorso collettivo e di impegnarsi affettivamente nel gioco delle introiezioni e proiezioni collettive” (Giust-Desprairies, 2005, p. 246).
Elementi significativi per l’approccio psicosociologico
L’ideologico fornisce così dei significati per padroneggiare la realtà interna, garantendo alcune formazioni psichiche grazie al quadro interpretativo collettivo e univoco fornito.
p. 246, Giust-Desprairies, 2005
Riferimenti
Doise W., “Psicologia sociale”, Enciclopedia delle scienze sociali, Treccani, 1997.
Giust-Desprairies F., “Rappresentazione e immaginario”, Dizionario di Psicosociologia, Cortina, 2005(2002), pp. 237-257.
Palmonari A., “Atteggiamenti e rappresentazioni sociali”, in Trentin R. (a cura di), Gli atteggiamenti sociali. Teoria e ricerca, Bollati Boringhieri, 1991, pp. 187-202.

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mi piace tantissimo questo tuo lavoro. è un ottimo modo per elaborare concetti utili al lavoro sociale. grazie !!!
Grazie Paolo,
ho segnalato il tuo libro tra quelli fondamentali per un corso rivolto a assistenti sociali in Toscana.
Sono così felice che mi leggi e che rilanci.
Spero tanto di vedervi quest’estate sul lago :-)
A presto,
Graziano
grazie tantissime! quel libro contiene la mia riflessione sui temi dei servizi ! quanto al lago: sei arrivato a Torno. Ci vuole pochissimo arrivare a Nesso (dove c’è la frazione di Coatesa) che è 3 paesi dopo: https://coatesa.com/arrivare-a-coatesa/