Questo post è una sfida. Mi sottopongo alla prova scritta proposta agli studenti e alle studentesse che frequentano il corso di Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni. Di seguito le due domande in cui si articola la prova. La consegna: a ciascuna domanda rispondere non superando i 2.000 caratteri (spazi inclusi).
La voce considerata è Cambiamento, scritta da Jacques Rhéaume per il Dizionario di psicosociologia.
Nella voce del Dizionario indicata quali sono le questioni fondamentali affrontate?
Nella storia del pensiero il cambiamento viene rappresentato in tensione fra trasformazione e permanenza, alterazione e conservazione dell’identità, dinamica che innerva la realtà e movimento superficiale, mutevolezza dell’esperienza che si contrappone alla struttura profonda del reale.
Come viene pensato il cambiamento?
Orientamenti culturali diversi hanno collegato:
Per produrre cambiamenti sociali e istituzionali, capaci di rispondere a problemi, è necessario:
Nella voce indicata – in relazione all’esperienza di ricerca in corso – quali aspetti, spunti o indicazioni trova utili?
Cancellando l’idea di cambiamento dall’operatività si viene spiazzati dall’irrequietezza dei soggetti, dagli scarti dei gruppi, dalle traiettorie delle organizzazioni, dalla complessità del contesto, dalla propria curiosità e dagli imprevisti. Le attese inconsapevoli di linearità bloccano il pensiero e fanno del cambiamento una fastidiosa e stressante sorpresa.
Il cambiamento è l’incontro con ciò che è ignoto e diverso, con la prefigurazione di non saper reggere accadimenti sentiti come complessi o addirittura non immaginabili nei loro contorni, dinamiche, sviluppi. Il cambiamento (mi) spaventa.
Il cambiamento, per quanto desiderabile e desiderato deve fare i conti con i vincoli, i limiti strutturali, le legittime richieste di altri attori compresenti, con le energie e le fatiche, con l’interesse e la disponibilità di chi vi è coinvolto. Il cambiamento incontra sempre delle limitazioni.
Il cambiamento può essere ingannevole miraggio, comoda difesa, allontamento, fuga da questioni che richiedono approfondimenti, tempo, pazienza, lavoro. Cambiare (come l’essere stravaganti) può essere terribilmente comodo.
Cambiare il modo di cambiare? Se non c’è spazio per apprendere dalle esperienze, per riconsiderarle criticamente, per consolidarle e ripensarle, il cambiamento è estemporaneo. Cambiare è apprendere dalle esperienze proprie e di altri.
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