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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Rappresentazione e immaginario (scheda-commento /2) #psicosociologia

Premessa

Questa è la seconda parte della scheda di sintesi della voce Rappresentazione e immaginario redatta da Florence Giust-Desprairies per il Dizionario di Psicosociologia. Nel primo post ho ripreso per nuclei le riflessioni relative al concetto di Rappresentazione, in questo secondo provo a far emergere la struttura espositiva e argomentativa della sezione della voce dedicata a Immaginario, cercando nuovamente di semplificare la densità dei paragrafi.

2. L’immaginario [polarità istituente]

Nella accezione più diffusa, l’immaginario è concepito come l’insieme delle produzioni di una funzione mentale chiamata immaginazione, che appartiene al registro della riproduzione, per il potere che ha di far rivivere percezioni già provate, e a quello della creazione, per la sua capacità di formare immagini secondo combinazioni inedite.

[L’immaginario è la] capacità di creare nuove immagini attraverso combinazioni inedite. Non si tratta di illusioni, di fantasie dissociate, o di distorsioni, ma di una capacità creativa e strutturante.

L’immaginario sta indicare […] un luogo, un posto, un volume, un campo, un insieme (metafore spaziali), figurazioni da cui deriverebbero le strutture e i contenuti messi in scena dall’immaginazione.
(Giust-Desprairies, 2005, p. 247)

Per Cornélius Castoriadis è capacità originaria dei soggetti di produrre e attribuire infiniti significati alle determinazioni del reale. Per Gilbert Durand: classifica le immagini secondo le caratteristiche che ne fanno modelli antropologici (archetipi) organizzati in costellazioni.

Elementi significativi per l’approccio psicosociologico

Nelle situazioni di intervento [di formazione, di consulenza, di ricerca], non si tratta di trovare il contenuto giusto di una data immagine, ma di comprenderne il rapporto, il senso, che ha per un singolo soggetto o un gruppo un’immagine collegata a un oggetto su cui si investe.
(Giust-Desprairies, 2005, p. 247).

Si tratta di un processo di costruzione di immagini cariche di significati e del loro continuo spiazzamento/superamento.

2.1. L’immaginario tra riproduzione e creazione

Per Lacan , l’immaginario è lo “spazio illusorio in cui è immerso il soggetto: immagini, fantasmi, rappresentazioni, somiglianze, significati” (p. 247), spazio illusorio organizzato da simboli che il soggetto non governa. Per Lacan l’immaginario è riproduzione, sottoposta a faticoso chiarimento dal soggetto che corre il rischio di venire travolto.
“Per Castoriadis  l’immaginario […] è una sorgente inesauribile e sempre indeterminata di significati” (p. 248). Castoriadis concepisce l’immaginario come propulsore di costruzioni storiche (seppure incompiute), di costante superamento di sé e dei propri risultati.

Elementi significativi per l’approccio psicosociologico

Questa questione dell’immaginario come creazione e/o alienazione è al centro delle preoccupazioni di coloro che, nelle scienze umane, si interessano al modo in cui l’individuo media il suo rapporto con la collettività, nei gruppi e nelle organizzazioni.
(Giust-Desprairies, 2005, p. 248).

2.2 L’immaginario sociale nelle istituzioni e nelle organizzazioni

L’ideologia fornisce immagini all’immaginario sociale che è la modalità attraverso la quale i soggetti articolano i desideri, li allineano al sistema sociale, regolano i comportamenti sociali: l’ideologia esclude alcuni pensieri (funzione denegatoria) e ne promuove altri (idealizzandoli).

L’immaginario sociale è il serbatoio dei simboli, il deposito dei molteplici sensi (ufficiali, personali, affermati, vissuti) che il soggetto può utilizzare nello spazio sociale e nelle spazio interiore. L’immaginario ha dunque una funzione di rassicurazione e di attivazione a livello individuale, e consente grazie all’ordine che produce di collegare la soggettività con la realtà sociale. Le rappresentazioni prodotte dall’immaginario individuale si riflettono e produco nell’immaginario collettivo.

Pierre Ansart definisce l’immaginario sociale come “l’insieme delle evidenze implicite delle norme e dei valori, che rendono possibile il rinnovarsi dei rapporti sociali. Razionalizzando e trasformando l’immaginario, creando dei modelli diversi di legittimazione, l’ideologia induce un insieme di conseguenze simboliche e pratiche” (Giust-Desprairies, 2005, p. 249).

L’immaginario sociale facendosi ideologico consente di dire ciò che è pensabile come bene e ciò che non è accettabile, include ed esclude, ma anche insidia l’ordine ideologico con la sua azione scardinante.

Per Bronislaw Baczko l’immaginario sociale struttura gli aspetti affettivi della vita collettiva, dà forma alla identità collettiva, offre significati, circoscrive il dentro e il fuori, fissa il passato e prefigura il futuro, indica chi è amico e chi nemico: tramite una rete di significati legittima/delegittima, giustifica/accusa, accoglie/esclude (p. 249).

Elementi significativi per l’approccio psicosociologico

Gli psicosociologi sono particolarmente attenti a questa funzione dell’immaginario come forza di regolazione nella dinamica di funzionamento delle istituzioni e dei gruppi.
(Giust-Desprairies, 2005, p. 249).

Eugène Enriquez interpreta l’immaginario nei suoi effetti sui soggetti: rende riconoscibile la realtà, consente di ridurre la frammentazione e di preservare un senso di unità. L’immaginario risponde al desiderio dell’individuo di rendere comprensibile l’esperienza ma al tempo stesso inganna il soggetto attraverso rappresentazioni rassicuranti. Insieme alle illusioni che produce però, l’immaginario attiva il perseguimento di progetti, la costruzione di visioni significative. L’immaginario consente spostamenti evolutivi (differire): spostare il desiderio su attività che danno forma alla realtà, spostare gli investimenti nel tempo, spostare più avanti le mete, spostare l’attenzione dalle immagini alla realtà. L’immaginario collettivo porge al soggetto materiali per costruire l’immaginario interiore, per dare spazio ai desideri, ricomporre la frammentazione dell’esperienza, ricercare autorealizzazioni soddisfacenti, mobilitare energie alla ricerca unità e progetti su cui investire.

Si è visto tuttavia che i fenomeni di identificazione e di idealizzazione non esauriscono tutta l’economia psichica e, in particolare, non sono sufficienti a farsi carico della questione dell’identità individuale. Se l’individuo assume una rappresentazione collettiva prodotta dalla società, introduce anche indirettamente in questo scenario un rapporto con la propria identità. La differenza tra immaginario ingannevole, che richiama spinte all’omogeneizzazione e alla ripetizione, e immaginario fecondo, che crea rottura nel linguaggio, negli atti, nel tempo, permette di distinguere e orientarsi tra movimenti contraddittori che investono produzioni immaginarie sociali.
(Giust-Desprairies, 2005, p. 251).

2.3. L’immaginario nei gruppi sociali reali

La prospettiva psicoanalitica proposta da Didier Anzieu interpreta il gruppo come una realtà psichica autonoma, esito di identificazioni e di fantasie inconsce condivise. Il gruppo è sentito come Io ideale unitario e armonico (illusione gruppale), vissuto come sistema difensivo da minacce e frammentazioni, genera al suo interno positività e proietta all’esterno le negatività. In questa prospettiva il gruppo è ripiegato su se stesso. La rappresentazione psicosociologica concorda sull’esigenza che i gruppi sviluppino immagini comuni per poter esprimere un “noi” (unità interna significante) ma ritiene che l’immaginario esorbiti le dinamiche interne. Nei gruppi le persone interagiscono direttamente, costruiscono relazioni, sviluppano pensieri e affetti, sono attivati da organizzazioni, sviluppano con esse scambi e relazione, ne riflettono gli obiettivi di senso e produttivi. I gruppi non sono solo ripiegati sul loro immaginario interno e sulle loro dinamiche interne, ricevono, elaborano e producono immaginari nei contesti organizzativi e istituzionali che li hanno costituiti.

Il ruolo privilegiato attribuito all’immaginario come “facoltà originaria di porre e darsi nelle modalità di rappresentazione una cosa e una relazione che non ci sono”.
[…]
In un’istituzione, in un’organizzazione, in un’associazione, il gruppo come collettivo di lavoro ha un rapporto diretto con la prassi, stabilisce e realizza atti che prendono forma in un contesto e danno vita a una dinamica intersoggettiva […] che si sviluppa su una scena sociale attorno a un progetto comun, che ne diventa elemento organizzatore.
(Giust-Desprairies, 2005, p. 253).

Il gruppo è il luogo dell’incontro degli immaginari individuali, dove si forma l’immaginario collettivo che ha forza legante, mobilitante, che dà coerenza all’azione individuale e comune, che assicura una certa stabilità dinamica, la percezione di padronanza delle situazioni.

L’incontro tra significati sociali istituiti delle organizzazioni e le risposte individuali fa emergere, nel gruppo, un contenuto immaginario specifico. L’incontro presiede alla mobilitazione, in ciascuno, di ciò che gli permette di prendere parte con altri alla formazione di un immaginario collettivo. L’immaginario collettivo […] si presenta come principio di programmazione, una forza legante, determinante per il funzionamento gruppale.
[…]
In quanto sistema dinamico di rappresentazioni, coniuga le necessità affettive degli individui con le esigenze funzionali delle organizzazioni. Le rappresentazioni collettive, che garantiscono una sufficiente coerenza, impregnano i progetti, gli obiettivi, le volontà di agire, i comportamenti professionali.
(Giust-Desprairies, 2005, pp. 253-254).

I gruppi manifestano e sviluppano capacità di adattamento ai contesti organizzativi e operativi, apprendono, reagiscono e agiscono. Non solo le condizioni interne ma anche le condizioni ambientali possono ostacolare o favorire la capacità dei gruppi di orientare gli investimenti individuali verso la costruzione di condizioni di lavoro favorevoli e produttive.

L’immaginario collettivo è un sistema di interpretazioni destinato a produrre senso: senso che il gruppo dà alla realtà per darne uno anche a se stesso, nella misura in cui la percezione della realtà è contemporaneamente una percezione di esistenza. Garantisce anche una certa stabilità dell’oggetto su cui si investe collettivamente nel gruppo e da cui il gruppo acquista una certa oggettività. È un riferimento necessario al punto che viene confuso con la realtà stessa. L’istituzionalizzazione dell’illusione condivisa, che prende origine nell’incontro dei significanti individuali con dei significanti istituzionali, dà la sensazione di una certa padronanza, di un certo controllo della situazione. (Giust-Desprairies, 2005, p. 254).

Capacità di attivarsi, di dare senso, di impegnarsi, di collaborare attraverso e grazie pensieri condivisi investiti di valore, a progetti/narrazioni ricche di rilevanza personale e sociale, a produzioni che attingono da dimensioni istituite e rilanciano con movimenti istituenti, propositivi, generativi di novità.

La relazione che gli individui intrattengono con l’immaginario collettivo è al tempo stesso  salda e flessibile, sottomessa alle variazioni delle problematiche individuali, come a quelle delle congiunture sociali.
(Giust-Desprairies, 2005, p. 254).

I gruppi di lavoro, di volontariato, con progetti trasformativi comuni incontra momenti di crisi quando viene messo in discussione la relazione interna (immaginario sul gruppo) e la progettualità (immaginario collettivo).

C’è crisi infatti quanto le trasformazioni sociali fanno entrare nuovi significati, che irrompono nelle costruzioni collettive precedenti; in particolare quando esse introducono, e in modo violento, contenuti negati, contenuti che dovevano trovarsi esclusi dal campo delle rappresentazioni di unità.
(Giust-Desprairies, 2005, p. 254).

Le crisi allora rivelano l’illusione del gruppo, l’immaginario unificante e gli immaginari generativi e mettono in discussione l’unità del gruppo stesso. Le crisi minacciano la possibilità di co-costruire immagini condivise, mettono in dubbio la capacità degli individui di ideare e costruire collaborazioni: la presenza stessa dell’immaginario accomunante e l’immaginario della presenza del gruppo.

Elementi significativi per l’approccio psicosociologico

Gli elementi di teorizzazione presentati mettono le basi di una concezione clinica psicosociologica [di intervento e di cura] del concetto di immaginario come elemento di un movimento dialettico e di una tensione caratteristica tra necessità di unificazione e potenzialità di rottura.
[…]
L’immaginario sociale funziona come un’ideologia attraverso la sistemazione discorsiva di sistemi di spiegazioni, di giustificazioni e di legittimazioni delle pratiche e dei comportamenti professionali. Tuttavia gli individui praticano differenti usi soggettivi delle immagini collettive, in vista di contenere le loro paure, di superare le loro colpevolezze, di realizzare i loro desideri.
(Giust-Desprairies, 2005, p. 254).

L’immaginario è un deposito di possibilità, un propulsore per l’azione, il racconto tranquillizzante, la visione sempre destinata ad incontrare lo scarto con le dimensioni individuali, i conflitti che attraversano il gruppo, l’opacità delle dinamiche organizzative, la complessità dei contesti. L’immaginario collettivo gruppale è risorsa e (auto)inganno.

Riferimenti

Enriquez E., “Essere un gruppo che pensa. Dal ripiegamento identitario al lavoro di interrogazione per fondare gruppi innovativi”, in Animazione sociale, 4/2012, pp. 13-23.

Enriquez E., “Figures de l’imaginaire contemporain”, in Devenirs de la psychanalyse, Nouvelle Revue de Psychosociologie, 20/2015, pp. 278-282.

Giust-Desprairies F., “Rappresentazione e immaginario”, Dizionario di Psicosociologia, Cortina, 2005(2002), pp.  237-257.

Palmonari A., “Atteggiamenti e rappresentazioni sociali”, in Trentin R. (a cura di), Gli atteggiamenti sociali. Teoria e ricerca, Bollati Boringhieri, 1991, pp. 187-202.

 

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