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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Autovalutazione post azione #psicosociologia

 

Estratto pubblicato con il permesso dell’autore.

In questo post

  • Le modalità di valutazione praticate dall’attivazione del corso
  • Valutazione istituzionale e autovalutazione dell’esperienza
  • Due proposte per riconsiderare l’esperienza del corso 2016-2017
  • PGA – Prodotto Gruppo Apprendimento
  • AAR – After Action Review
  • Come procedere, operativamente
  • Cosa farsene degli esiti della valutazione?
  • Riferimenti

10 minuti di lettura

Le modalità di valutazione praticate dall’attivazione del corso

Con la presentazione dei rapporti di ricerca, giovedì 25 e venerdì 26 maggio 2017 si è chiusa l’undicesima edizione del corso di Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni. La struttura del corso di formazione prevede la costituzione di gruppi di ricerca (quest’anno dodici) con il compito di sviluppare altrettante ricerche conoscitive in organizzazioni operative. I tempi di sviluppo del corso (marzo, aprile, maggio) non consentono un momento conclusivo, in plenaria o di gruppo. per una valutazione complessiva dell’esperienza.
Negli anni per sono state adottate diverse soluzioni per consentire alle persone che hanno frequentato di riconsiderare l’esperienza e fornire al docente spunti di lavoro. 
Insieme alla valutazione mediante doppio questionario rivolto agli studenti, valutazione gestita direttamente da una struttura interna alla Facoltà, ogni anno al termine del corso è stata proposto un passaggio di (auto)valutazione e in alcuni anni anche momenti di riconsiderazione in vista della progettazione del corso successivo.

Valutazione istituzionale e autovalutazione dell’esperienza

Come tutti i corsi proposti dalla facoltà, anche per il corso di Psicosociologia è prevista una valutazione istituzionale supervisionata da un docente incaricato e negli ultimi anni da un supporto digitale, che rende disponibili i feedback da parte degli studenti e delle studentesse ai docenti, valutazioni che poi vengono rese pubbliche sul sito della facoltà. Come la valutazione proposta funzionale allo svolgimento del corso, anche la valutazione interna istituzionale è mutata nel tempo. Da qualche anno, nel momento dell’iscrizione all’esame, viene richiesto di compilare un questionario di valutazione del corso per il quale si intende sostenere l’esame.
Fino a qualche anno fa, le modalità di somministrazione e di utilizzo erano diverse: un duplice questionario veniva raccolto da un gruppo di studenti in tirocinio che collaboravano con il docente incaricato della valutazione. Un questionario veniva poi elaborato e forniva informazioni statistiche generali e un questionario veniva consegnato al docente per un esame personale del gradimento e dei ritorni da parte degli studenti.

Il corso di Psicosociologia, in origine progettato da Marco Brunod, che lo ha condotto negli anni accademici 2005-2006 e 2006-2007, ha però sempre proposto un passaggio di autovalutazione conclusiva pensata ad hoc. Con alcune modifiche ho sempre mantenuto il momento di valutazione finale richiesto ai diversi gruppi di lavoro che si formavano nell’ambito del corso per poter sviluppare ricerche conoscitive sul campo. Riconsiderando l’esperienza e gli aggiustamenti via via introdotti, si può osservare che, accanto alla valutazione istituzionale individuale, via via affinata, la proposta formativa specifica offerta dal corso di Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni ha proposto di riconsiderare l’attività sviluppata in gruppo e in alcuni anni anche di riconsiderare la proposta formativa complessiva offerta. Questa seconda valutazione aveva come obiettivo la messa a punto del percorso dell’anno successivo.

 

Due proposte per riconsiderare l’esperienza del corso 2016-2017

Quest’anno provo a introdurre alcune varianti nella valutazione sommativa. Intanto la valutazione conclusiva diventa facoltativa. Ci sono poi due schemi di valutazioni utilizzabili dai gruppi di lavoro.
Il primo estende quello messo a punto da Marco Brunod e utilizzato in questi anni, proponendo di considerare il prodotto della ricerca sul campo, le modalità di collaborazione in gruppo e l’apprendimento raggiunto (scarica lo schema PGA).
Il secondo propone di utilizzare lAfter Action Review suggerita da Karl Weick nel testo scritto a quattro mani con Kathleen Sutcliffe, Governare l’inatteso. Organizzazioni capaci di affrontare le crisi con successopp. 139-148 (scarica lo schema AAR).
La scelta fra uno uno dei due format proposti è a discrezione dei gruppi.

PGA – Prodotto Gruppo Apprendimento

Lo schema proposto da Marco Brunod prevedeva due focalizzazioni: la valutazione della qualità del prodotto (il report di ricerca) e la valutazione della qualità dell’apprendimento. Fra questi due punti di attenzione quest’anno propongo di inserire uno sguardo al lavoro e al funzionamento del gruppo. E come già in precedenza di chiudere con una valutazione di sintesi che esprima un giudizio unitario del gruppo sull’esperienza del corso. Di seguito in sintesi le domande a cui rispondere e qui è possibile scaricare Schema PGA.

  1. Gruppo
  • sua composizione
  • situazione organizzativa considerata
  1. Valutazione della qualità del prodotto
  • considerazione dei contenuti e dei risultati dell’attività di ricerca
  • considerazione del processo, delle attività, del percorso di ricerca
  • considerazione del report di ricerca in quanto documento
  • valutazione complessiva su una scala da 1 a 10 (da completamente insoddisfatto a molto soddisfatto)
  1. Valutazione del lavoro in gruppo
  • ascolto e confronto (difficoltà e successi)
  • gestione delle conflittualità (difficoltà e successi)
  • supporto reciproco e collaborazione (difficoltà e successi)
  • valutazione complessiva su una scala da 1 a 10 (da completamente insoddisfatto a molto soddisfatto)
  1. Valutazione dell’apprendimento
  • acquisizione strumenti concettuali (aspettative e risultati)
  • acquisizione strumenti metodologici (aspettative e risultati)
  • comprensione della prospettiva di intervento psicosociologico (aspettative e risultati)
  • valutazione complessiva su una scala da 1 a 10 (da completamente insoddisfatto a molto soddisfatto)
  1. Valutazione sintetica conclusiva
  • valutazione sintetica conclusiva, da 1 a 10 (da completamente insoddisfatto a molto soddisfatto)
  • osservazioni finali

 

AAR – After Action Review

Lo schema di Weick e Sutcliffe viene presentato come uno strumento per sostenere l’apprendimento dalle situazioni critiche che le organizzazioni e le loro articolazioni operative incontrano, per evitare semplificazioni normalizzanti, per apprendere farsi progressivamente più consapevoli e in grado di far fronte a compiti complessi. Lo schema After Action Review è strutturato come segue (scarica lo schema AAR):

  1. Gruppo
  • sua composizione
  • situazione organizzativa considerata
  1. What was planned? – Cosa avevamo intenzione di fare?
  • Qual era il nostro programma?
  • Qual era il nostro scopo principale?
  • Ci è sembrato che mancasse qualcosa?
  • Perché non potevamo averlo?
  1. What actually happened? – Cosa è successo effettivamente?
  • Qual era la situazione?
  • Cosa avete visto?
  • Quali erano le cose che sapevate di non poter vedere?
  1. Why did it happen? – Perché è successo?
  • Cosa abbiamo fatto?
  • Perché lo abbiamo fatto?
  • Cosa abbiamo visto?
  • Quali erano le cose che sapevamo di non poter vedere?
  1. What can we do next time? – Cosa intendiamo fare la prossima volta?
  • Cosa abbiamo imparato?
  • Cosa fareste in modo diverso la prossima volta?
  • Come organizzazione, cosa possiamo imparare da questo evento?

La prospettiva messa in campo dalla After Action Review è quella di promuovere una riconsiderazione personale e collettiva degli avvenimenti e dei comportamenti che li hanno generati o che dagli accadimenti sono stati indotti. Si tratta di una forma di revisione tra pari, una valutazione reciproca su una comune esperienza.

Come procedere, operativamente

Come realizzare il passaggio valutativo? Come lavorare in concreto?

  • Intanto si tratta di prendere visione della proposta (se siete arrivati sin qui è perché state leggendo questo post e state considerando l’opportunità e la sostenibilità individuale e di gruppo della proposta).
  • Se il post suscita interesse, il gruppo si trova davanti alla scelta di utilizzare lo schema di valutazione del prodotto, del lavoro di gruppo e dell’apprendimento (schema PGA) o di servirsi dell’approccio della After Action review (schema AAR). Si tratta di decidere.
  • Sia che i gruppi abbiano facilità a incontrarsi in università, sia che le persone che vi fanno parte risiedano o si trovino in luoghi molto diversi, suggerisco di procedere passando da una fase individuale di raccolta dei pensieri, a una seconda fase di condivisione e vaglio in gruppo delle idee prodotte.
  • Una volta formulate le risposte individuali, si passa ad un confronto in presenza o attraverso una skype conference, per poi eventualmente decidere di stilare un breve report di sintesi.
  • La valutazione può rimanere un traguardo individuale (in ogni caso vale la pena di farla per iscritto), oppure la conclusione di un lavoro di gruppo, o un materiale socializzabile con il docente, o, ancora, la base per un incontro di confronto con il docente.

Cosa farsene degli esiti della valutazione?

Già, cosa farsene degli esiti della valutazione? I ritorni che emergeranno mi aiuterebbero a riconsiderare la proposta formativa di quest’anno e ad avviare la raccolta di elementi utili a mettere a punto il corso del prossimo anno. Gli esiti della valutazione ai gruppi di ricerca potrebbero essere utili per ripensare all’esperienza del corso, all’impegno individuale e collettivo richiesto, ai risultati raggiunti, agli apprendimenti sviluppati, a quello che può restare come strumento di lavoro, come accortezze relazionali (e di metodo) nel costruire nuovi gruppi di lavoro e affrontare nuovi compiti produttivi. Forse lo spazio della valutazione potrà essere uno spazio di parola e di pensiero per dire e dirsi le fatiche nei rapporti di gruppo o per ripensare a sé, a come ciascuno affronta la messa in comune di attese, pensieri, competenze, desideri, fatiche. Uno spazio di confronto e di contatto fra punti di vista (ed emozioni) vicine o distanti, per riesaminare le criticità che sono circolate, sono state affrontate o (saggiamente forse,) sottacciute, per presentare le difficoltà sentite come bloccanti o non accoglibili nelle considerazioni del gruppo. Uno spazio – superate le prove assegnate – per riprendere (forse) le incomprensioni, le tensioni, i disappunti, per esporre i propri vissuti e le proprie sensazioni. Uno spazio per riconsiderare le proprie rappresentazioni, gli schemi di azione praticati come automatismi, le modalità inconsapevolmente attivate nelle situazioni complesse e sconosciute.

La valutazione può essere uno spazio di consolidamento dei rapporti di collaborazione, di costruzione del capitale sociale interpersonale duraturo, ri/attivabile nel futuro in occasione di nuove sfide. La valutazione può anche essere un’occasione per riconoscere, apprezzare e celebrare i risultati positivi conseguiti, dare loro valore, riassaporarli alla luce di un vaglio puntuale, successi da portare con sé nelle nuove attività che richiederanno la nostra attenzione, la nostra intelligenza e la nostra cura, la nostra capacità di dialogo e una maggiore consapevolezza.

Riferimenti

Marco Brunod

Kathleen M. Sutcliffe

Karl E. Weick

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