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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Fatica al lavoro… un micro sondaggio preliminare

Partecipo a un gruppo di lavoro impegnato nel preparare un seminario sulle fatiche che si incontrano (e si affrontano) al lavoro.

Nel prossimo incontro ragioneremo su sofferenze e illusioni nelle organizzazioni di lavoro.

Approfitto del blog per proporre un piccolo sondaggio, estemporaneo e veloce, che arricchisca i nostri punti di vista.

Chiederei a chi ha un attimo di tempo (e un filo di voglia) di rispondere alle domande che seguono:

  • Cosa genera sofferenza nel mio lavoro?
  • Quali sono le illusioni lavorative buone e quali quelle cattive?

Mi impegno a dare una restituzione su quello che viene inviato, aggiungendo magari qualche considerazione. E naturalmente metterò in circolo tutte le informazioni sul seminario.

Grazie:-)

Graziano (mainograz@mac.com)

6 comments on “Fatica al lavoro… un micro sondaggio preliminare

  1. eleonora
    10 June 2010

    soffro quando nella dinamica del lavoro prevale il punto di vista gerarchico a discapito della valorizzazione delle competenze. Tanto più mi appassiono a una cosa e tanto più la faccio meglio. Se devo fare qualcosa per dovere, la faccio prefessionalmente ma con più noia e risultati più scadenti. Per appassionarmi ho bisogno di sentirmi protagonista, cioè che il mio punto di vista e la mia esperienza siano prese in considerazione alla pari di chi gerarchicamente occupa un posto superiore. A mia volta cerco di porre molta attenzione nell’ascoltare il punto di vista altrui indipendentemente dalla sua “posizione” rispetto a me. Fare qualcosa per ideale mi diverte e appassiona più che farla per denaro. Nel far diventare lavoro le proprie passioni qualcosa si perde per strada. Anche l’illusione migliore diventa cattiva quando ci si attacca troppo. Non è facile, ma un certo distacco dalle proprie illusioni, anche le più profonde e autentiche, diluisce la sofferenza e la trasforma in stress.

  2. ovittorio
    14 May 2010

    cosa genera sofferenza? la prendo alla lettera -come potrei altrimenti!-e sofferenza a me la da quando scopro di essermi illuso…di aver creduto che un amministratore fosse sincero con me…che quel collega non si sarebbe tirato mai indietro…che a quella riunione d’equipe non sarebbero state dette quelle cose…che quel tuo amico non avrebbe fatto la cresta sul finanziamento..la mia regole è aspettarmi poco, per lasciare me e gli altri più liberi di fare e pensare. Credo che questa sia un’illusione buona. Quelle cattive, appunto, sono le illusioni quando fanno BLOP e schizzetti di sapone ti vanno negli occhi.
    v

  3. annaomod
    13 May 2010

    Provo a scrivere qualcosa sulle illusioni lavorative. Quali sono le illusioni lavorative buone? Sono pensieri che ci aiutano a credere nei nostri progetti, a non perdere di vista gli obiettivi finali; sono illusioni rassicuranti generate dall’autoefficacia percepita di ciascuno. Grazie a questi pensieri crediamo nella possibilità di realizzazione in ambito lavorativo. Sono illusioni che attivano. Ricollegandomi al primo intervento, credo che le illusioni buone ci consentano di ipotizzare l’esistenza di una terza via tra “lavorare per vivere” e “vivere per lavorare”: il piacere, l’entusiasmo di lavorare in modo che non ci sia discrepanza tra lavorare e vivere.
    Le illusioni cattive generano sofferenza poichè ci rendono consapevoli della difficoltà di raggiungere situazioni ideali. Suggeriscono di adattarci a prospettive non troppo entusiasmanti. Bilanciano quelle buone. Generano dubbi e insinuano che non ce la faremo mai.

  4. silviabrena
    10 May 2010

    Primo aspetto: la “fatica” contenuta nel titolo mi sembra più lieve della “sofferenza” della domanda. Provo a dire qualcosa. Sento che le sofferenze connesse al mio lavoro sono di diverso livello: quella di lavorare lavorare e poi di vedere cambiamenti quasi impercettibili nelle organizzazioni. Ha senso quello che faccio? A cosa e a chi serve? Talvolta lo strisciante senso di frustrazione e di non-senso si insinua e fa soffrire. Così come quando vedi situazioni bloccate e sclerotizzate da anni e a te chiedono di provare a far qualcosa. I disagi, i blocchi delle persone, le loro insoddisfazioni ti arrivano addosso e “contenerli”, anche emotivamente, non è facile. Altra sofferenza/fatica è quella analizzare quello che accade, le domande portate dai clienti e cercare delle leve per un lavoro comune. La sofferenza è data forse dal senso di incertezza, del non sapere mai bene se quella direzione è adatta. Altro capitolo ancora sarebbe quello della sofferenza, soprattutto in questa fase, di capire se nei prossimi mesi lavori…
    Sulle illusioni ci devo pensare un po’…

  5. mainograz
    10 May 2010

    Un collega mi ha segnalato che non si ritrova nella parola ‘sofferenza’. Preferisce usare il termine ‘stress’ per descrivere le ‘sollecitazioni negative alle quali è sottoposto al lavoro’…

  6. Isa
    7 May 2010

    Cosa genera sofferenza nel mio lavoro?
    La presunzione di gente incompetente, l’indisponibilità ad ammettere degli errori, l’arroganza di alcune persone.
    Quali sono le illusioni lavorative buone e quali quelle cattive?
    Personalmente ritengo che le illusioni siano molto dipendenti dall’età lavorativa, dall’esperienza e dall’ambito professionale. Buone sono le relazioni con i colleghi, il raggiungimento di un obiettivo di gruppo…. illusioni cattive quando tutti i ns. sforzi sono finalizzati ad un obiettivo il cui beneficio è riconosciuto solo ad una persona, illusioni cattive, quando, dopo anni, credi ancora che si vive per lavorare e non si lavora per vivere, quando credi ancora che i successi lavorativi siano tutto

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This entry was posted on 7 May 2010 by in Quanto basta and tagged , , , .

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