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Grazie è una parola facile/difficile da usare. Se il suo significato testuale è univoco (esprimere gratitudine), nell’uso – con questa parola semplice – si possono fare incredibili acrobazie, performance in/intenzionali sofisticate, acuminate, inutili, controproducenti, generative, fondative…
Ringraziare fa parte di una ritualità sociale che ci viene insegnata ( la famosa ‘parolina magica che manca sempre’) e che inconsapevolmente perfezioniamo crescendo, al punto che le situazioni in cui sono opportuni ringraziamenti si fanno così frequenti da non prestare quasi più attenzione. Quasi… perché quando un grazie viene omesso, o viene caricato di sfumature che esigono una decodifica, la nostra competenza nel discriminare manifesta tutta la sua selettività.
Ringraziare non è un’azione irrilevante neppure nelle comunicazioni e nelle conversazioni 2.0. Nello spazio 2.0 non ci vengono in aiuto mimica, tono di voce, gesti, posture. Eppure le pragmatiche nell’uso del grazie non sembrano meno ricche.
Mandatemi i materiali, entro domani.
Grazie
Ci sono alcune varianti che fanno uso dei segni di interpunzione.
Mandatemi i materiali, entro domani.
Grazie.Mandatemi i materiali, entro domani.
Grazie!
Non so dire perché, ma l’assenza di punto o di punto esclamativo rende il grazie più perentorio e irritante [sarà certamente un problema mio]. Mentre un eccesso di punti esclamativi riconfigura il tono del grazie, ammorbidendone l’ultimatività.
Grazie!!!!
Il Grazie sollecitante (con o senza interpunzione) dà l’idea che mentre si afferma una relazione di potere si esprima anche il disappunto per una resistenza o uno svincolarsi dal rapporto di subordinazione. Il grazie che sollecita chiude la frase con una sospensione e un implicito: “Siate celeri e non immaginate neppure per un istante di potervi sottrarre al compito che vi ho appena ricordato.” In quest’uso del grazie c’è un che di volitivo irritato posto a chiusura di una comunicazione che di fatto impartisce un ordine.
C’è un grazie a denti stretti che significa il suo opposto semantico. Un grazie che manda affanculo, che aggredisce mantenendosi nell’apparente registro della cortesia. La forma e il subcodice linguistico in genere vengono mantenuti alti (un crescendo mixato di italiano vagamente aulico o burocratico, per poi terminare con un grazie stizzito e furente di chiusura. Un grazie iperbolico, se non sarcastico.
Non solo non ho ricevuto risposto alla mia lettera, non solo nessuno ha riscontrato le mie richieste, ma nessuno mi ha voluto ricevuto. Che cosa posso dire ora?
Grazie a lei e al suo gruppo di lavoro.
Il grazie che contrasta non solo esprime aggressività contenendola, ma può essere usato anche per rinforzare una protesta, chiedere attenzione, sollecitare ripensamento. In ogni caso si tratta di un grazie agito da una posizione di subordinazione effettiva, subita o percepita. Ancora una volta si tratta di un grazie che lascia sfuggire un giudizio sull’inefficacia relazionale, con un fondo di rassegnazione e di ritiro: non ci sono altre possibilità, al momento non sono in grado di praticare altre vie.
C’è un grazie che vuol dire grazie. Un grazie che chiude uno scambio, che ricambia. A volte veloce, a volte appena accennato… e nello scritto utilizzato per chiudere e per accomiatarsi. Un grazie che restituisce e riequilibra l’interazione, riconoscendo e affermando una reciprocità relazionale. Questo è il grazie più comune, normale, diffuso, quotidiano.
Quale che sia il grazie, il suo uso si colloca (e ci colloca) in una relazione e la determina. Questo aspetto è elemento che ne complica l’uso e gli effetti. Compreso il grazie mancato: dimenticarsi di ringraziare infatti può essere grave (gravissimo se si è in una situazione collettiva, e ancor di più se pubblica).
Quindi…
Grazie, paziente collega che hai reclamato questo breve post.
Grazie di cuore.
Ah, dimenticavo, c’è un grazie per salutare.
Grazie :-)
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Riassunto, parafrasi, citazione, plagio
Sintesi: mettere insieme in (un nuovo) ordine
Ciao Massimo.
Ti ringrazio e ti mando un caro saluto :-)
Sei un genio di finezza, osservazione, rielaborazione. “Grazie” Ti abbraccio. Massimo
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