Tagliare non è facile (chi ha suggerimenti si faccia avanti)
I/le partecipanti al (per)corso di Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni della Facoltà di Psicologia della Bicocca, sono impegnati/e nella stesura dei rapporti di ricerca. Quest’anno si sono costituiti sei gruppi di lavoro che hanno avviato altrettante ricerche conoscitive di organizzazioni diverse: una azienda, uno studio professionale, una onlus, una scuola, una società sportiva, una organizzazione culturale.
Ora siamo ad un passaggio topico, entro domani devono essere consegnati i rapporti di ricerca che verranno presentati e discussi giovedì e venerdì prossimo. L’accordo è che i rapporti non superino i 40.000 caratteri spazi inclusi. Vi potranno essere appendici, ma il testo che documenta la ricerca non deve superare i caratteri indicati (con una tolleranza di +/- 5%).
Quali le ragioni di questa scelta? Sostanzialmente due:
- in una settimana si riescono a leggere (e a rileggere) non più di 240.000 caratteri;
- non sempre ad una maggiore quantità di spazio corrisponde un’efficacia comunicativa. L’ipotesi di fondo è che meno si scrive, maggiori sono le chances di venire letti (me lo ricordano ogni volta anche alcuni frequentatori del blog, critici – che per mia fortuna – si esprimono privatamente).
Bene, oggi nel discutere con un gruppo di studenti, alle prese con la revisione redazionale del loro lavoro, si è posta la questione di come tagliare. Preso alla sprovvista me la sono cavata con quattro suggerimenti:
- eliminare se possibile gli aggettivi qualificativi ‘esagerativi’ (non esistono nella grammatica, ho inventato la categoria: sono quegli aggettivi come, forte, importante, essenziale, rilevante (che peraltro mi capita di (ab)usare). Ad esempio: “i vertici dell’organizzazione hanno forti propensioni per…”, se togliete ‘forti’ le propensioni quasi sembrano… più forti.
- eliminare se possibile gli aggettivi indefiniti ‘totalizzanti’, tipo: tutti, ogni, molto, moltissimo, parecchio e affini. In genere ci sia accorge che non servono perché descrivono una realtà impossibile. Ad esempio: “all’incontro abbiamo invitato tutti i genitori della scuola elementare”. La frase regge lo stesso se diciamo: “all’incontro abbiamo invitato i genitori della scuola elementare” (e suona più vera).
- eliminare se possibile gli avverbi, non sembra ma aiuta. In due modi: primo gli avverbi spesso – ma non sempre – sono lunghi (quindi eliminandoli si risparmiano caratteri preziosi); secondo, se si tolgono, le frasi si fanno più secche, incisive, dirette.
- eliminare se possibile i raddoppi. Questo me lo segnala sempre una mia collega: “non capisco perché ti ostini a usare due verbi quando uno è più che sufficiente”. Bene, lo dichiaro e lo ribadisco pubblicamente: ha ragione! (e come vede ci sono cascato ancora). Un altro esempio potrebbe essere: “si sono incontrati per confrontarsi e discutere…”. Se ci si confronta si discute, e se si discute ci si confronta, ragion per cui uno dei due verbi può cadere.
Ecco, me la sono cavata così, alla buona. Ma non sono certissimo che siano le migliori indicazioni (di sicuro non le sole).
Quindi chiedo aiuto: suggerimenti e indicazioni welcome;-)
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si futurista,,,,sono avanti…:)
ed essenziale…..magari troppo …pero’ essenziale:)
scusa Graziano allora perchè mi sgridi quanto ti mando mail che rispettano tutti i punti da te suggeriti??pochi avverbi…poche parole…pochi aggettivi….????
comunque leggere il tuo blog sta diventando un momento della giornata importante…chissà mai…magari migliorero’……ciao Anna
Anna, scusa non è che ti sgrido… ti faccio semplicemente rilevare che ometti: soggetto, verbo e complemento diretto.
Insomma prediligi i complementi indiretti (in libertà).
Cioé, si potrebbe dire che sei una futurista;-9