Il più delle volte – inconsapevolmente – si ritiene che un budget o un bilancio previsionale siano evidenti in modo incontrovertibile: self-evident.
È proprio così?
Forse è più corretto pensare che una tavola di numeri possa essere interrogata, scomposta, ricomposta, che sia possibile costruire relazioni fra le poste, confrontare quello che i numeri e le cifre dicono con quello che ci si aspetterebbe, che altri fanno, che a naso faremmo noi, o che viene richiesto da una qualche autorità sovraordinata.
L’origine delle risorse è un’informazione importante: come si formano, da dove provengono?
La prefigurazione della loro destinazione d’uso vitale. Come verranno usate per fare funzionare l’organizzazione?
Stabilire una certa quantità di risorse (tante, poche) è un modo per segnalare non solo che saranno previste azioni (quali, e dove sono rintracciabili i piani di lavoro che conseguono, i progetti esecutivi?), ma che alcune azioni sono ritenute più importanti di altre (e quindi vengono loro conferite maggiori risorse).
Un certo grado di analiticità poi può essere d’aiuto. Nei bilanci la cosa è un poco più complessa perché, l’uso di uno schema prefissato (di uno scaffale i cui ripiani hanno già un cartellino identificativo) da un lato agevola (si possono confrontare scaffali fra loro e vedere subito se i libri li riempiono o c’è spazio sufficiente per altro), dall’altro la rigidità e la ricerca di sintesi fanno sì che voci diversi vengano accorpate (facendo così crescere una certa genericità).
Molti pensano che i bilanci posseggano la forza di farci conoscere la realtà, ma siano deboli nel consentire interpretazioni e confronti.
Forse è vero il contrario: sono deboli nel descrivere il mondo, ma ci forniscono rappresentazioni che possono essere interrogate, discusse, e cosa più importante modificate.
i budget a volte mi fanno pensare agli dei dell’olimpo raccontati da omero, con la loro potenza incontrovertibile, la necessità di sacrificio e devozione, la tendenza spiccata alla predilezione per questo o per quello, per questa cosa o quell’altra. Ed impersonali, perchè oggettivi. Cioè creduti veri.
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