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Questo libro non è un elenco di buone pratiche per vivere felici senza figli e non offre nessun consiglio.
Pone, invece, una domanda.
Una su cinque non lo fa interroga le scelte di una generazione di donne, quella fra i trenta e i quarant’anni, a partire dall’esperienza di chi madre non è (non ancora, forse domani, o sicuramente mai). Una generazione che non è stata segnata da una presenza forte del movimento femminista, ma che dà per scontate opzioni impensabili solo trent’anni fa, come quella di preservare lo spazio di “una stanza tutta per sé”. Che vive il precariato come condizione materiale ed esistenziale e che lotta per l’autonomia economica. Ma che allo stesso tempo avverte la pressione di un immaginario in cui la femminilità è strettamente legata al materno.
Il libro svela le ambivalenze del desiderio di maternità e mentre afferma che si è donne prima che madri, indaga un tipo di scelta che sembra portare il segno meno: senza figli. E che proprio per la natura negativa di quel segno appare a molti e molte, spesso anche agli occhi delle donne che la compiono, una non scelta, una scelta meno libera dell’altra.
Arricchiscono il volume numerose testimonianze di donne che, con sincerità e partecipazione, raccontano la loro storia, coinvolgendo lettrici e lettori nei vari perché di una scelta libera.
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Eleonora Cirant ha scritto saggi e articoli sull’intreccio tra corpo, identità di genere e politica, tra cui Non si gioca con la vita. Una posizione laica sulla procreazione assistita (Editori Riuniti, 2005). Lavora all’Unione femminile nazionale, e come giornalista free lance. E’ attiva nell’associazionismo delle donne. Conduce laboratori sul tema del rapporto uomo-donna. Gestisce, tra altri, il suo blog Racconti del corpo.
Marghe,
ti segnalo questo post pubblicato da Eleonora Cirant: http://eleonoracirant.wordpress.com/2012/09/29/madri-vs-non-madri/
Ciao Marghe,
non ho riflettuto abbastanza su questo tema per dire cose sensate.
Ho ospitato Eleonora Cirant perché credo sia vitale che punti di vista divergenti vengano espressi e possano essere pensati (e poi è una collega che sa il fatto suo).
Mi sembra abbastanza logico evitare l’equazione donna = madre.
Peraltro di equazioni omologanti (e tranquillizzanti) ce ne sono molte in circolazione.
E si potrebbe ragionare anche su: madre = donna.
In ogni caso non credo neppure io alla teoria dell’uomo giusto.
Attivo Eleonora, che per certo dirà qualcosa, e poi certamente altre/i si esprimeranno…
Un saluto,
Graziano:-)
Finalmente ho la prova di non essere la sola al mondo! perchè devo dire che all’età di 39 anni è facile sentirsi soli e diversi quando coltivi un pensiero che va controcorrente specie in una paese di Vecchi come il nostro dove donna è = madre, e madre lo diventa anche chi non sa di non volerlo ma lo fa perchè cosi le hanno insegnato. Che orrore!!!!
Oggi mi sento meno “sola” in questa situazione di Beata solitudine anche se mio malgrado mi rendo conto che dovrò ancora sopportare chi continua a chiedermi: perchè non fai un figlio? POtrei rispondere : perchè non ho incontrato alcun uomo che abbia tatuato addosso “io sono l’uomo giusto” (per chi ci crede alla teoria dell’uomo giusto: io NO) o potrei continuare a dare risposte sensate a chi è troppo sordo per sentire. Tempo perso!!!!
esiste una risposta spiazzante? se c’è suggeritemela, perchè tutte quelle che ho usato nn vanno bene: forse l’unica risposta spiazzante è il silenzio.
Grazie Marghe