“La vera difficoltà sta nell’appropriarsi delle parole comuni, che tutti conoscono: sì, no, piccolo, grande, caldo, freddo, bene, male ecc. Sono parole vive il cui contorno si stempera in un chiaroscuro instabile. Dire che sì è affermativo e no negativo è di un semplicissimo puramente teorico. Un sì può essere affermativo, ma anche imbronciato, contestatario, disapprovante e a volte più negativo di un no. No del resto può essere più affermativo di un sì. Per avvertirne la sfumatura occorre tener conto del tono della voce, del sesso e dell’età di chi parla, delle circostanze, del contesto. È un insieme troppo delicato perché l’intelligenza da sola possa sbrogliarsela. Senza l’apporto dell’inconscio, riserva insondabile di memoria che conserva anche le sensazioni in gran parte indefinibili, si cadrebbe in continui equivoci.”
Itsuo Tsuda, Il non-fare, Sugarco, 1979, p. 238.
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Ti piacerebbe anche questa citazione – epigrafe di un suo scritto – che indica meglio la strada seguita da questo giapponese emigrato in Francia:
“Non scrivere niente, non è certo difficile.
Scrivere per non dire niente, è un’arte.
Ma scrivere sul Niente, non è cosa agevole.”
I. Tsuda