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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Ho sognato Willy Wonka (imprenditore alle prese con il passaggio di consegne)

Sto lavorando (cercando di lavorare) a un libro sugli avvicendamenti intermedi e apicali nelle organizzazioni e questa notte ho sognato Willy Wonka. Non il Willy Wonka del film (Johnny Deep), proprio il Willy Wonka fumetto, quello illustrato da Quentin Blake (qui a fianco).
Nel sogno saltava di qua e di là, cercava di farmi degli scherzi toccandomi la spalla e nascondendosi, mi diceva «Ehi, sono qui», poi nascondeva la faccia dietro il cappello. Poi a un tratto si è fatto serio e mi ha detto: «Perché non provi scrivere un articolo mettendo in sequenza Matilda, La Fabbrica di Cioccolato, e Il Grande Ascensore di Cristallo».
«E perché dovrei seguire quest’ordine? Matilda, Roald Dahl l’ha scritta dopo gli altri due libri. Un bel po’ dopo…» gli ho risposto.
«Matilda si apre con un avvertimento a proposito delle aspettative dei genitori verso i figli. La Fabbrica di Cioccolato racconta delle fasi di reclutamento e selezione in vista di una successione, per tempo programmata al comando dell’azienda. Mentre Il Grande Ascensore di Cristallo punta l’attenzione sul processo di affiancamento in vista del passaggio di consegne». Poi Willy Wonka mi ha strizzato l’occhio, poi si è girato ed è andato via, camminando nel corridoio del treno, mettendo le mani sulle teste dei passeggeri per cercare di stare in equilibrio. Anch’io mi sono girato, ho preso lo scalone di destra della Stazione Centrale e sono sceso diretto verso la linea verde della metropolitana (non mi sono fidato a entrare nell’ascensore che si è aperto davanti a me).

Adesso sono sveglio (penso, credo di esserlo)

Willy Wonka ha ragione, potrei mettere in sequenza gli spunti estraibili dai libri di Roald Dahl, trasformandoli in ragionamenti (chissà se Roald Dahl si ritroverebbe in questa lettura…). Di Matilda ho già scritto qualcosa (qui). E anche su La Grande Fabbrica di cioccolato ho provato a fissare qualche idea (qui e qui), anche se altro ci sarebbe da dire (ho messo in cantiere un post sul film). Adesso ci sarebbe da ricavare qualche idea (indicazione?) da Il Grande Ascensore di Cristallo. Ci provo.

Cosa c’è da imparare affiancando un imprenditore?

Il Grande Ascensore di Cristallo si apre con la famiglia di Charlie Bucket a bordo dell’ascensore. Insieme a Charlie – il successore designato –  ci sono suo padre e sua madre, Nonno Joe (l’adiuvante che lo ha accompagnato nella visita alla fabbrica) e sua moglie Nonna Josephine, e Nonno George con Nonna Georgina. E naturalmente il signor Willy Wonka, l’imprenditore proprietario della fabbrica di cioccolato. Otto passeggeri su un ascensorazzo: questo il gruppo famigliare coinvolto nelle fasi inziali del processo di successione che ripercorreremo seguendo le tappe del racconto.
È un’avventura inimmaginabile, tutti sono felici di lasciare la casetta di periferia e volare sopra la città per raggiungere la grande fabbrica di cioccolato, ancora increduli di iniziare la nuova vita di coimprenditori. Tutti sono felici, ma… ecco subito le prime (legittime) manifestazioni di scetticismo: «Come vola l’ascensore?» (p.7). Willy Wonka, l’imprenditore-fondatore, si guarda bene dal rassicurare, risponde e ingarbuglia. Lo scetticismo, dalla tecnica si sposta sulla persona: «Charlie» disse Nonna Josephine. «Non credo di fidarmi troppo di questo signore» (p. 7). Sono appena decollati alla volta della grande fabbrica di cioccolato che Willy Wonka comincia a manifestare la sua eccentricità suscitando preoccupazione nei famigliari e costringendo Charlie (sostenuto da Nonno Joe) a sopire l’inizio di rivolta (non sarà l’unica che si innescherà). L’ascensore deve salire molto in alto per poter sfondare al rientro il tetto della fabbrica in fase discendente: questa è la incredibile spiegazione del signor Wonka (che in effetti è un imprenditore decisamente sopra le righe). Non è facile fidarsi e non avere paura, così Nonna Josephine ostacola la manovra che il signor Wonka sta eseguendo. L’aiuto di Charlie arriva troppo tardi e l’ascensore finisce in orbita intorno alla terra con i suoi otto passeggeri fluttuanti nell’astronave-ascensore.
Comincia così (a leggerla direttamente è molto più divertente e scorrevole) l’avventura di iniziazione dell’intera famiglia Bucket: abbiamo il piccolo Charlie selezionato e designato alla successione (la vicenda si è svolta ne La Fabbrica di Cioccolato), suo padre e sua madre, i nonni materni e quelli paterni, e anche un imprenditore alle prese con un (lungo e pre-meditato) passaggio di consegne.

Imprenditori che vogliono arrivare primi (anche nello spazio)

Il grande ascensore orbita intorno alla terra e finisce per trovarsi nel mezzo di un’avventura spaziale. L’equipaggio del grande ascensore di cristallo assiste all’avvicinamento della navicella che sta trasportando il personale che dovrà lavorare nel gigantesco albergo satellite Grand Hotel Spaziale USA. Sulla terra, incollati alla televisione, tutti stanno seguendo le operazioni di attracco della navicella da trasporto. Ma nessuno aveva previsto la presenza dell’ascensore di cristallo che viene scambiato per un’astronave aliena ostile (tanto più che appare inspiegabile la composizione dell’equipaggio e il loro galleggiare privo di senso). Mentre gli astronauti della navicella da trasporto da protagonisti di un’impresa spaziale si fanno spettatori, nell’ascensore di cristallo sale l’eccitazione:

«Che colpo di fortuna!» esclamò il signor Wonka. «Siamo capitati nel bel mezzo della più colossale impresa spaziale di tutti i tempi!»
«Siamo capitati proprio nel mezzo di una gran brutto pasticcio» lo rimbeccò Nonna Josephine. «Facciamo dietrofront, e alla svelta»
«No, Nonna» disse Charlie. «Ormai che ci siamo, restiamo qui a guardare. È una cosa senz’altro da vedere la Capsula da Trasporto che si attracca all’astrohotel»
Il signor Wonka si accostò a Charlie. «Battiamoli sul tempo, Charlie» bisbiglio. «Saliamoci prima noi altri, a bordo dell’astrohotel!».
(p. 24-25)

[…]

«E se ci inseguono?» chiese il signor Bucket, aprendo bocca per la prima volta.
«E se ci arrestano?» aggiunse la signora Bucket.
«E se ci sparano?» rincarò Nonna Georgina.
«E se al posto della barba avessi un cespo di spinaci?» esclamò il signor Wonka. «Che scempiaggini! Non arriverete mai da nessuna parte se andate avanti a forza di ‘e se’. Pensate che Colombo avrebbe scoperto l’America se si fosse messo a chiedersi ‘ E se affondo lungo il percorso? E se incontro i pirati? E se non riesco più a tornare?’ Non sarebbe nemmeno salpato. Nessun ‘e se’ qui, dico bene, Charlie? In marcia allora. Un momento… si tratta di una manovra molto delicata e avrò bisogno di aiuto. Ci sono tre serie di pulsanti da premere, e si trovano in punti diversi dell’Ascensorazzo. Io mi prendo quelli là, il bianco e il nero».
(p. 25-26)

Qui c’è l’esplicitazione della filosofia dell’imprenditore: non solo dotarsi degli strumenti tecnologici più avanzati (l’ascensore), non solo osare e spingersi in alto per scendere più velocemente (utilizzo apparentemente eccentrico della tecnologia), ma anche approfittare delle opportunità con curiosità (un incontenibile desiderio di esplorare). Dalla famiglia di Charlie arrivano manifestazioni di disaccordo, ma – attenzione – adesso è Charlie che si oppone a Nonna Joesphine. Charlie sta imparando, va facendosi più sicuro e intraprendente. E poi Willy Wonka alza ancora la posta: non solo guardare, ma entrare per primi, e Nonno Joe è contentissimo per l’avventura. Si comincia a delineare una coalizione imprenditoriale ed anche il gruppo degli oppositori: il predecessore Wonka, il successore Charlie e l’adiuvante Nonno Joe sono per l’avventura. Il resto della famiglia si oppone, preoccupati, spaventati e fuori posto.
Prevale l’intrapresa e mentre viaggiano verso questa nuova avventura il signor Wonka di coglie l’occasione della manovra di attracco dell’ascensore per spiegare a Charlie e a Nonno Joe come muoversi in assenza di gravità. Esplorare è dunque un’occasione per condividere competenze, per socializzare apprendimenti, per fare esperienza e consolidare la conoscenza reciproca.

Imprenditori astuti ingannatori?

L’ascensore di cristallo aggancia l’Hotel Spaziale Usa e gli otto viaggiatori si preparano a visitarlo. Nel mentre il presidente degli Stati Uniti in persona, verificato che gli otto non sono in missione per conto di nessuna nazione della terra, teme un’invasione aliena.  Prima minaccia gli otto di distruzione. Poi si lascia confondere dall’astruso discorso in rima che il signor WOnka si inventa lì per lì (discorso del quale qualcosa si capisce e molto sfugge). Quindi tenta – sentiti i fidati consiglieri che lo affiancano – la via diplomatica dell’invito alla Casa Bianca. Willy Wonka risponde declamando un altro discorso in rima quasi del tutto incomprensibile.

Il passaggio che qui riprendiamo negli elementi essenziali potrebbe essere letto come il tentativo di illuminare la relazione fra politica e impresa. Il presidente degli Stati Uniti e tutti gli altri capi di stato vengono sbeffeggiati sia dalla descrizione che Dahl fa di loro, sia dalla risposta che Willy Wonka dà alle imperiose minacce. Willy Wonka si inventa una lingua indecifrabile e ingannatrice che un po’ fa capire e un po’ intimorisce. Ecco che le parole che confondono (ingannatrici) determinano il ritiro dell’ultimatum e la formulazione della proposta di incontro. Ma prima di poter dare una risposta alla proposta del presidente, i sette della famiglia Bucket e Willy Wonka si trovano a dover affrontare pericolosi alieni. Che dire? Gli imprenditori non solo devono dotarsi di tecnologia, coraggio, gusto dell’esplorazione, ma anche della capacità di far fronte agli imprevisti con la dialettica. E tutto questo più che mostrato o insegnato viene fatto vivere direttamente al piccolo Charlie. La formazione non è trasmissione di conoscenze formalizzate, ma comune esperienza e confronto.

Imprenditori in battaglia contro alieni pericolosi (i Cnidi vermicolosi)

I Cnidi vermicolosi sono esseri mutanti che hanno invaso l’Hotel Spaziale Usa e ora attaccano l’ascensore di cristallo e la navicella da trasporto. Dahl racconta una vera e propria battaglia spaziale (i riferimenti alla biografia di Dahl, pilota della RAF durante la seconda guerra mondiale, sono immediati). Naturalmente l’ascensore di cristallo è a prova di cnido, mentre la navicella da trasporto sta per soccombere sotto i reiterati attacchi delle formazioni a stormo dei Cnidi. Nell’ascensore i famigliari di Charlie sono spaventati. Le Nonne in particolare, assolutamente petulanti esigono di essere immediatamente salvate: sono anzianissime, ma quanto mai attaccate alla loro esistenza. Le condizioni della navicella da trasporto vanno rapidamente peggiorando. Potrà resistere ancor per poco. Anche la radio che connetteva gli astronauti a Huston è ormai inservibile. Se la navicella da trasporto verrà distrutta moriranno gli astronauti e tutto il personale che doveva insediarsi nell’albergo spaziale.

A bordo dell’Ascensore di Cristallo, ch’era privo di radio, Charlie stava dicendo, ignaro: «Certo, l’unica loro speranza è iniziare la manovra di rientro e tuffarsi a capofitto sulla Terra».
«Sì» assentì il signor Wonka. «Ma, per poter rientrare, occorre prima uscire dall’orbita. Bisogna mutar rotta e – scalciando – puntare all’ingiù. Per fare questo ci vogliono i razzi. Senonchè – lo vedo bene – i loro tubi lanciarazzi sono tutti contorti e ammaccati. Completamente fuori uso!»
«Allora, non potremmo prenderli a rimorchio noi?» domandò Charlie.
Il signor Wonka fece un salto. Benché stesse sospeso a mezz’aria riuscì, nondimeno, a fare un saltello di gioia. Era tanto eccitato che andò a sbattere con la testa contro il soffitto. «Buona idea, Charlie, la tua! Così faremo. Li rimorchieremo noi. Tutti ai vostri bottoni!»
«Con cosa li rimorchiamo?» domandò Nonno Joe. «Con le nostre cravatte?»
«Non stia a darsi pensiero per una quisquilia del genere!» gli rispose il signor Wonka. «Il mio grande ascensorazzo è pronto a tutto. Forza, amici! Facciamoci sotto! Al cimento miei prodi!»
«Fermatelo!» gridò Nonna Josephine.
«Zitta, tu Josie» la rimbeccò Nonno Joe. «C’è gente che ha bisogno di soccorso, là fuori, ed è nostro dovere portaglielo. Se hai paura, ti conviene chiudere gli occhi e ficcarti due dita nelle orecchie».
(p. 89-90)

Ancora una volta la manovra dell’ascensore sarà frutto di una azione congiunta. Per essere efficaci e precisi è necessario sincronizzarsi e operare in modo affiatato. Ancora una volta dubbi. Ancora una volta il gruppo dirigente (Willy Wonka, Charlie e Nonno Joe) sarà deciso e coeso nel portare aiuto e nell’affrontare la battaglia con i Cnidi, prima di avere successo e rientrare alla fabbrica di cioccolato. Gli imprenditori quando è il momento sanno essere coraggiosi e generosi.

Imprenditori e adiuvanti (una rapidissima digressione)

I passaggi di consegna, le evoluzioni, gli avvicendamenti hanno bisogno di aiuto, di un surplus di energia, di riferimenti che aiutino a non perdere la traiettoria o a costruirla. Riferimenti dinamici, intelligenti, collegati a quanto accade ma anche indipendenti… La complessità del supporto richiesto fa pensare ad adiuvanti capaci di sostenere i processi, anche con interventi critici. Da questo punto di vista il termine ‘adiuvante’ incorpora un’idea forse più ampia di mentore. Un mentore fornisce consigli e indicazioni, un adiuvante accompagnae affianca, è presente nei frangenti più delicati e non si limita ai consigli… Ricorda i termini delle questioni e gli accordi. Agisce con autorevole indipendenza. Un po’ come fa Nonno Joe in questo passaggio che si colloca proprio nella fase di rientro dal viaggio spaziale con l’ascensore di cristallo sulla terra, precisamente nella grande fabbrica di cioccolato, prima di una seconda parte delle avventure di avvicendamento (precisamente le avventure nel tempo e nel sottosuolo).

Si tuffarono in un ammasso di nubi e, per dieci secondi, non si vide più niente. Quando sbucarono fuori dalle nuvole, la Navetta da Trasporto era scomparsa e la Terra era vicina, vicinissima. Sotto di loro c’erano montagne e foreste… poi campi e filari d’alberi… poi apparve una piccola città.
«Eccola là!» gridò il signor Wonka. «La mia Fabbrica di Cioccolato! La mia diletta Fabbrica!»
«Vorrà dire la Fabbrica di Charlie» lo corresse Nonno Joe.
«Oh, sì, esatto» disse il signor Wonka. E poi rivolto a Charlie: «Me n’ero scordato. Ti chiedo scusa, caro il mio ragazzo. S’intende ch’è tua. Ora ci siamo!»
Attraverso il pavimento di vedro dell’Ascensore Charlie intravide fugacemente il tetto rosso e le alte ciminiere della gigantesca cioccolateria. Ci stavano piombando proprio sopra.
«Trattenete il fiato!» gridò il signor Wonka. «Tappatevi il naso! Allacciate le cinture e recitate una preghiera. Ora sfondiamo il tetto!»
(p. 102)

Imprenditori alle prese con pericolose innovazioni (la Wonkavite)

Di nuovo a casa, cioè in fabbrica, con tutta la famiglia di Charlie Bucket, il giovane ragazzo designato alla successione. Si spalancano le porte dell’ascensore di cristallo: gli Umpa-Lumpa rullano i tamburi e cantano una canzone di benvenuto.

«Basta così!» gridò il signor Wonka ridendo, e alzò tutt’e due le braccia. «Su, venite a darci una mano per tirare fuori di qui questo letto». Cinquanta Umpa-Lumpa si fecero prontamente avanti e sospinsero il letto, con i vecchietti dentro, fuori dall’Ascensore. I cogniugi Bucket, che avevano un’aria stralunata, li seguirono. Indi uscirono Nonno Joe, Charlie e il signor Wonka.
«Ordunque» disse quest’ultimo, rivolto a Nonno George, Nonna Georgina e Nonna Josephine, «saltate fuori da quel letto e datevi da fare insieme agli altri. Sono certo che anche voi intendete dare una mano a mandare avanti la Fabbrica».
«Chi, noi?» fece Nonna Josephine.
«Voi, sì» rispose il signor Wonka.
«Le va di scherzare» disse Nonna Georgina.
«Non scherzo mai, io» ribatté il signor Wonka.
«Mi stia a sentire, sir!» disse Nonno George, raddrizzandosi sul busto. «Lei ci ha procurato già abbastanza guai e peripazzie, per oggi, non le pare?»
«Però a lieto fine» disse fiero il signor Wonka. «Vi ho tirati fuori dai guai, e vi tirerò fuori da quel letto. La vedremo!»
(p. 106-108)

Il problema è proprio coinvolgere la famiglia nel progetto di conduzione dell’impresa. Nonna Georgina, Nonno George, Nonna Josephine non ne vogliono sapere di lasciare il letto nel quale hanno vissuto negli ultimi anni. Willy Wonka ha in serbo una sorpresa. Presenta una magica pillola in grado di far ringiovanire di vent’anni. Lo scetticismo è altissimo: gli effetti saranno quelli promessi? Si ringiovanirà di vent’anni? I nonni di Charlie sono titubanti. Nel frattempo una trasformazione è già intervenuta. Da quando sono arrivati nella fabbrica il padre di Charlie, il signor Bucket ha cambiato atteggiamento, da persona riservata a persona decisa e schierata per l’assunzione delle magiche pillole per ringiovanire. E non appena le pillole vengono posate sul letto, i nonni di Charlie cominciano a litigare su come dividersele. Dodici pillole per ringiovanire fanno immediatamente scattare l’egoismo. I tre anziani nonni alla fine trovano un accordo, quattro pillole a testa, prontamente inghiottite e in un battibaleno. E Nonna Josephine e Nonno George si ritrovano lattanti, mentre Nonna Georgina è sparita. O meglio, avendo 75 anni è finita in un tempo negativo: ha meno-cinque-anni.

Gli effetti relazionali del passaggio ad essere co-imprenditori sono da considerare. La famiglia di Charlie non è pronta per questa trasformazione, oggettivamente scombussolante. I genitori sembrano non essere in grado di rappresentarsi i cambiamenti, i tre nonni resistenti al cambiamento sono preoccupati di dover abbandonare le loro abitudini (benché vivessero in povertà, non vogliono lasciare il letto condiviso). Il contatto con Willy Wonka imprenditore eccentrico, e l’avventuroso volo per arrivare dentro la fabbrica attraverso un viaggio stellare, non hanno fatto crescere la fiducia. Ora, di fronte alla possibilità di ringiovanire tre dei quattro nonni non accolgono le esigenze dei figli (il padre e la madre di Charlie) che pure chiedono di poter prendere una pillola. No i tre nonni resistenti inghiottono quattro pillole a testa, con tutte le conseguenze del caso.
Il passaggio sembra una prova che Willy Wonka ordisce nei confronti della famiglia. Mette a disposizione un potere davvero enorme, suggerisce le conseguenze di un uso smodato delle risorse disponibili ma non appena il conflitto si manifesta si ritira, lasciando che la famiglia trovi un accordo al suo interno. L’accordo viene trovato, apparentemente equo, benché quattro pillole a testa (tre parti uguali) non consentisse un uso appropriato e vantaggioso. Conseguenza del conflitto per le risorse… Nonna Georgina sparisce, Nonno George e Nonna Josephine ringiovaniscono di ottant’anni e si ritrovano lattanti.

Imprenditori in viaggio nel sottosuolo (le nebbie di Minuslandia)

Aspettare cinque anni o recuperare subito Nonna Georgina? Questa una volta è Charlie che deve decidere: la fabbrica è sua (gli ricorda il signor Wonka). Di nuovo sull’ascensore (che diventa discensore) e via, verso gli abissi del sottosuolo, nelle nebbie di Minuslandia. Il viaggio alla ricerca di Nonna Georgina è anche una visita alle proprietà della fabbrica di cioccolata, alle miniere di roccia caramellosa, ai pozzi cioccolatiferi, ai meringheti, a croccanteti, ai marzapaneti. Non c’è fabbrica che non abbia un indotto, una rete di siti produttivi che – per comprendere il funzionamento della fabbrica – devono essere visitati. La fabbrica è un epifenomeno di un sistema ben più complesso, non visibile e spesso inimmaginabile (se non lavorandoci e vivendoci). E la scomparsa della nonna è una buona occasione per un viaggio (una prima rapida ricognizione, tanto per farsi un’idea) alla scoperta del network di attività e impianti che innervano la grande (e misteriosa) fabbrica di cioccolato.
Ma questa volta il viaggio viene compiuto senza la presenza di Nonno Joe, l’adiuvante che sino ad ora aveva sempre accompagnato Charlie (sostenendolo, rassicurandolo, e in più di una occasione prendendo la parola per lui). Charlie sta crescendo, sta facendo esperienza… E adesso è in viaggio verso il luogo dove sono finiti tutti quelli che hanno un’età espressa con i numeri negativi (Minuslandia appunto). Il problema è che a Minuslandia vivono gli Gnuli, esseri invisibili che sottraggono e dividono gli esseri viventi trasformandoli a loro volta in Gnuli (come non pensare ai dissennatori di Herry Potter).
Finalmente, tra le nebbie di Minuslandia, scorgono Nonna Georgina. Ora il problema è recuperarla, visto che è un essere dalle dimensioni negative (ha infatti ha meno-cinque-anni). Naturalmente l’imprenditore Willy Wonka non solo ha inventato e prodotto una pillola per ringiovanire (la wonkavite), ma per rimediare agli effetti indesiderati dei suoi esperimenti, ha pure inventato un prodotto per invecchiare rapidamente (la vitewonka). E una volta irrorato lo spettro della nonna con la vitewonka, la missione è (quasi) compiuta e la nonna è salva.

Come si vede gli imprenditori hanno cura della famiglia, ma procedono anche per tentativi ed errori. Adesso Nonna Georgina, per effetto dell’irrorazione della vitewonka è tornata in famiglia ma invecchiata moltissimo. Si rende necessario un’azione decisa di regolazione per calibrare l’età dei nonni e riportare l’armonia in famiglia. Insomma l’ingresso nella fabbrica di cioccolato non è indolore. Richiede un processo di ambientamento piuttosto laborioso, per i singoli e per il gruppo famigliare. Interviene direttamente Willy Wonka che assume la responsabilità del dosaggio delle pillole della wonkavite (per ringiovanire) e della vitewonka (per invecchiare) trovando le giuste dosi per riportare ad età accettabili i tre nonni. In questo passaggio vediamo all’opera il fondatore della fabbrica di cioccolato che si impegna a ricostituire l’equilibrio in famiglia. Willy Wonka ancora una volta è molto attendo a coinvolgere Charlie nelle delicate e rischiose operazioni per riportare alla loro età i nonni, trasformando gli imprevisti e le situazioni critiche in occasioni di apprendimento. Naturalmente la proposta di intervento di Willy Wonka ancora una volta viene osteggiata da Nonna Georgina che non riesce a fidarsi delle sue competenze di imprenditore-inventore. Ecco che Charlie, di nuovo interviene direttamente nei confronti di un membro della sua famiglia:

«Nonna» disse Charlie paziente. «Con te ci è toccato usare uno spruzzatore perché eri un Meno. Eri un fantasma. Ora invece il signor Wonka…»
«Non parlarmi di quell’uomo! È picchiato in testa. È matto da legare!»
«No, Nonna, non è vero. E poi, adesso somministrerà la dose esatta: non una goccia di più, non una goccia di meno. Nevvero, signor Wonka?»
«Vedo, Charlie» disse questi, «che la Fabbrica sarà in ottime mani, quando andrò in pensione. Tu impari molto presto. Sono contento di aver scelto te, caro ragazzo, contentissimo. E allora? Qual è il verdetto? Li lasciamo pargoli oppure li facciamo crescere con la vitewonka?»
[…]
«Dammi una mano, Charlie. A te un cucchiaino, a me l’altro.»
[…]
«Pronto, Charlie?»
«Prontissimo, signor Wonka».
Si avvicinò alla bambina addormentata e le sollevò il guanciale. Altrettanto fece il signor Wonka con il Nonno unenne. Entrambi i fantolini si svegliarono e si misero a strillare.
«Tutt’e due insieme, Charlie!» disse il signor Wonka. «Pronti… attenti… via!»

(pp. 172-175)

Imprenditori che si misurano con i politici (direttamente alla Casa Bianca)

La storia volge al termine, con un lieto fine, come si conviene nelle fiabe. La famiglia è salva, i nonni sono tornati alle loro età anagrafiche, eppure non si sono decisi a lasciare il lettone nel quale hanno vissuto per anni. Nonostante le incredibili avventure e le prospettive che li attendono, non riescono a lasciare i loro attaccamenti.
Nei capitoli 5 e 6, Willy Wonka si era già misurato con la politica. Per evitare uno scontro frontale aveva parlato un’altra lingua, con assonanze distraenti, solo parzialmente decifrabili. Ecco che mentre Willy Wonka tenta di convincere i nonni a lasciare il lettone, arriva un invito dal presidente degli Stati Uniti: Willy Wonka e l’intera famiglia Bucket sono invitati alla Casa Bianca e come segno di ringraziamento per il coraggioso salvataggio della navicella spaziale verranno insigniti di una medaglia al valore. L’invito lascia tutti senza parole. Poi Nonno Joe lancia un evviva e la gioia esplode incontenibile. A questo punto anche i nonni che se ne stavano rintanati nel letto non voglio perdersi la grande occasione e decidono di scendere dal letto (e senza tante difficoltà). Alt, mancherebbero i vestiti adatti, perché i tre nonni sono in camicia da notte. Non c’è problema (naturalmente): non mancano le risorse e i vestiti si acquisteranno strada facendo.

Ecco all’opera imprenditori capaci di misurarsi con la politica (Willy Wonka, Charlie Bucket e Nonno Joe), incuranti di quello che potrebbe mancare (i vestiti li compreranno lungo la strada), che non aspettano di avere tutto quello che serve per partire.  L’occasione pubblica poi è un potente attrattore motivazionale: a questo punto tutta la famiglia è disposta a mettersi in gioco. E questa avventura non conclude una giornata movimentata (ah, già, tutto di è svolto in un giorno), non è che l’inizio di nuove avventure: «Mica è finita ancora» disse Charlie, ridendo. «Anzi, il bello deve ancora cominciare».

E dunque?

Le fiabe consentono più di una interpretazione

Qual è la chiave di lettura del racconto? Per parte mia ci ho trovato quella dell’itinerario di formazione al ruolo di imprenditore, con annesso catalogo delle caratteristiche di un imprenditore di valore. È coinvolto il giovane successore e tutta la sua famiglia. Il passaggio è descritto come una ‘coabitazione’ volta a condividere e a formare competenze, a preparare al ruolo di successore attraverso il superamento di prove, da affrontare fianco a fianco, senior, junior e famigliari. Più facile a dirsi che a farsi? Sì, anche perché la famiglia del successore è incompetente; desiderosa, ma impreparata, unita anche se ciascuno è ancorato al suo modo di vedere il mondo. Charlie ha bisogno di imparare, Willy Wonka di trasmettere sapere e di cedere potere, i famigliari faticano a uscire dai loro tracciati esistenziali, finendo per contrapporsi all’azione del vecchio e del giovane imprenditore, hanno l’esigenza di riconfigurare il loro modo di vedere il mondo e di sviluppare maggiore fiducia negli altri.
Nel racconto possiamo ritrovare anche alcuni stereotipi degli imprenditori: Willy Wonka viene presentato come un eccentrico tecno-scienziato (e anche molti impietosi stereotipi riferiti ai politici). Charlie Backet come un ragazzino giudizioso, fiducioso e in grado di apprendere rapidamente. Ma, si sa, così sono le fiabe.

Avvicendamento come viaggio di iniziazione

Poi c’è qualcosa nel racconto di Dahl che suggerisce il viaggio di Dante. Lo so, per qualcuno il paragone appare irriguardoso, ma a me sembra proprio così: diversi gli incontri, le avventure, le esperienze prima di raggiungere uno stato di equilibrio, dopo aver superato diverse prove. Un viaggio di maturazione, di apprendimento, di formazione famigliare, nello spazio (in cielo), sulla terra (nella fabbrica, che è un mondo a sé) e anche nel sottosuolo (in una specie di inferno nebbioso). Poteva essere diverso l’avvio ai segreti imprenditoriali per un gruppo inesperto nella conduzione di un’azienda complessa come la grande fabbrica di cioccolato Willy Wonka?

La formazione per un giovane imprenditore comporta anche entrare in contatto con altri, e dall’osservazione dei comportamenti, dal confronto e dalle conoscenze che si acquisiscono vengono diversi elementi di apprendimento. Formarsi per guidare un’impresa, per poter dirigere la fabbrica di cioccolato significa anche conoscere maggiormente la propria famiglia, più da vicino, i tratti e le paure che la attraversano, e le reazioni in condizioni avverse. Non basta dunque saper guidare l’ascensore di cristallo, entrare in contatto con l’imprevedibilità del mondo, è necessario fare i conti con il sistema di relazioni che partecipa del governo dell’impresa e con un contesto imprevedibile e mutevole.

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