Giancarlo Ottaviani, ritornando sul tema crisi da una prospettiva economica, ha segnalato il libro di Nouriel Roubini e Stephen Mihm, La crisi non è finita, Feltrinelli, 2010. Ne cito un breve passaggio che mi ha colpito.
[Forse perché l’attenzione sembra, e a ragione, essere attratta da come uscire dalla crisi. Meno si dice su come si è entrati e ancora meno su come attrezzarsi per stare in una condizione di crisi, riducendo i danni e preparando nuove possibilità.]
In ogni caso, ecco il brano:
“La maggior parte delle crisi ha inizio con una bolla, quando il prezzo di una particolare attività aumenta oltre il suo valore fondamentale sottostante. Questo tipo di bolla è spesso associato a un’eccessiva accumulazione di debito, poiché gli investitori
prendono a prestito per speculare sul boom. Non a caso le bolle finanziarie sono spesso accompagnate da una crescita smisurata dell’offerta di credito, la quale potrebbe essere dovuta a una regolamentazione e a una vigilanza permissive o alle politiche monetarie espansive di una banca centrale.
Altre volte una bolla speculativa si sviluppa prima di un boom creditizio, semplicemente perché le aspettative di un aumento di prezzi futuri sono tali da favorire un aumento autoindotto dei prezzi dell’attività in questione. Un’innovazione tecnologica di grande portata – l’invenzione delle ferrovie, per esempio, o la creazione di internet – può creare l’illusione di un nuovo mondo meraviglioso caratterizzato da un’economia in rapida crescita, generando così la bolla iniziale.” [p. 27]
La descrizione mi fa venire in mente le giornate di pioggia, quando il traffico da e per Milano si fa (ancora più) insostenibile. Ciascuno – legittimamente, dal suo personale punto di vista – prende la macchina, l’effetto complessivo è il traffico (TRAFFICO!). La mattina, guardando dalla finestra, nessuno pensa di voler creare il traffico, anche se l’idea della concreta probabilità dell’effetto ci sfiora. Scaramanticamente rigettiamo il pensiero e confidiamo nell’accorta saggezza degli altri, che ci lascerà – ci diciamo – una qualche chances. Poi non è così. Ma intanto alla noiosa pioggia si aggiungono code noiose. Chi può regolare o almeno moderare l’interesse personale? Quanto l’esperienza è predittiva e dissuasiva? Che cosa apprendiamo dall’esperienza? Il traffico, la crisi, sono effetti. Davvero nulla può essere fatto? Davvero le illusioni che hanno effetti sistemici non possono essere riportate al piano di realtà? Sono anche queste le illusioni cattive di cui si è detto qualche post fa?
Sto semplificando?
Personalmente non sono mai stato favorevole alle dicotomie ragione/sentimento, istinto/raziocinio, pancia/testa, anche se quando si parla di movimenti collettivi tali dicotomie diventano uno schema da prendere in considerazione. Non credo che in un ambito governato dalla dimensione collettiva come quello finanziario (o prima di mettersi in moto per andare al lavoro in una giornata piovosa) ci si possa aspettare che gli individui facciano appello a regole di comportamento razionali, laddove queste non sono previste dall’ambiente. Insomma, uno Stato, o qualsiasi livello di organizzazione sovrastante, a cosa dovrebbe servire se non a fornire queste regole per garantire il buon funzionamento del sistema?
magari anche io sono creatrice di Bolle e non me ne sono accorta….ecco come iniziare bene la giornata….
ciao AR
da oggi è vietato a Graziano scrivere post mentre è in fila sotto la pioggia!
no no…basta vietare, dai! io invece ho pensato a quante bolle produciamo noi con i nostri progetti, obiettivi, finalità, aspettative rispetto agli utenti ed ai colleghi, aspettative rispetto a noi stessi…finanche con le nostre proiezioni di mondi finalmente salvati dalla nostra efficacia!!
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