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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Silvia Belleli, ospite della settimana 42/2010

Ripensando al Servizio Civile Nazionale Volontario
Ho da poco concluso la mia esperienza di Servizio Civile Volontario presso un Ente che si occupa di bambini e adolescenti, e mi fa piacere avere questa occasione per condividerla e poterne parlare.

Silvia Belleli

Ripensando all’anno trascorso, ci sarebbero moltissime cose da dire e lo spazio è poco, quindi cerco di riassumere quello che per me è stato più importante. Innanzitutto, devo ammettere che è stato un anno molto impegnativo, che mi ha richiesto di mettermi in gioco da un punto di vista personale e di verificare le competenze che ho acquisito in questi lunghi anni di formazione. È stata però anche un’occasione piacevole di mettermi alla prova in un ambiente accogliente e attento alle esigenze personali e formative; inoltre, ho avuto la possibilità di acquisire molti strumenti e competenze, a livelli diversi.

Innanzitutto, dato che il mio compito è stato essenzialmente quello di accogliere i ragazzi che chiedono uno spazio di ascolto e di gestire la consulenza e la relazione con loro, mi è stata data la formazione necessaria, sia da un punto di vista teorico che pratico, per poter raggiungere in questo senso una relativa autonomia. E questo è stato molto interessante e stimolante, anche perché ho potuto acquisire conoscenze che non avevo approfondito nel corso dei miei studi universitari. Non solo, mi ha permesso anche di conoscere la Rete dei Servizi sul Territorio Nazionale e di interagire con i vari soggetti che, a diverso titolo, si occupano di minori (consultori, servizi sociali, psicologi, procura,…).

Ragazzi che chiedono di essere ascoltati

Più difficile per me è raccontare dei ragazzi e dei bambini con cui ho avuto l’opportunità di parlare in questo anno. I casi che ho avuto modo di gestire sono veramente tanti e tutti importanti. Credo che riuscire a garantire uno spazio d’ascolto ad ogni bambino e ragazzo che in quel momento ne ha bisogno sia una sfida che si ripete sempre, e sempre in modo diverso. Riuscire a farvi fronte è sicuramente un’occasione di formazione e di arricchimento personale, ma anche di grande soddisfazione.

Le ragioni che li portano a chiedere ascolto sono molte, ognuno di loro ha un motivo diverso: ci sono ragazzi che cercano uno spazio in cui poter raccontare di sé, del loro rapporto con i coetanei o dei litigi con i genitori, che si sentono soli e chiedono consiglio rispetto a situazioni che non sanno come affrontare. Attraverso lo spazio che viene offerto loro, riescono a guardare le difficoltà da un altro punto di vista e riescono ad attivare le risorse personali per risolverle o ad individuare adulti di riferimento che li aiutano ad affrontarle.

Ci sono però anche ragazzi che hanno motivazioni di tipo diverso, che non si possono risolvere con la sola consulenza: la paura di una gravidanza non desiderata, l’abuso fisico, sessuale o psicologico, le difficoltà degli adolescenti stranieri nell’integrare la cultura dei genitori con quella italiana con cui entrano quotidianamente in contatto, dalle regole più rigide rispetto alle possibilità di incontro con i coetanei al matrimonio combinato. In questi casi, dove le risorse personali del minore o del contesto in cui vive non sono sufficienti, è necessario richiedere l’intervento di quei Servizi che sul Territorio nazionale si possono prendere carico del loro disagio.

Dentro un’organizzazione

Al di là delle competenze specifiche, sicuramente utili per l’interazione con i minori e con i Servizi, ma forse meno spendibili in altri ambiti lavorativi, ho avuto anche la possibilità di inserirmi in una organizzazione. E qui rientrano in gioco tutte quelle nozioni apprese durante il mio corso di studi: ho potuto toccare da vicino e con mano la gestione dell’organizzazione, dei gruppi di lavoro e dei volontari che prestano servizio, la gestione dei “conflitti” e dei cambiamenti che comunque ogni realtà vive; in sintesi, di stare in relazione, più o meno facilmente, con un’organizzazione. E anche questa è stata per me un’importantissima occasione di formazione.

Inoltre, ci tengo a dire che sono convinta che a rendere un’esperienza piacevole e formativa siano soprattutto le persone con cui la vivi. Credo che sia proprio grazie ai miei referenti e ai miei colleghi che il bilancio di questo anno possa dirsi positivo.

Per concludere, in un momento in cui per i giovani e i neolaureati è molto difficile trovare il lavoro giusto, ma anche solo un lavoro, la possibilità di poter svolgere un’esperienza di questo tipo diventa veramente, al di là di quello che dice la ben nota pubblicità, un importante momento di crescita personale e professionale.

Silvia Belleli
Ho 25 anni e sono laureata in Psicologia delle Organizzazioni e dei Comportamenti di Consumo.
Ho appena terminato il mio anno di Servizio Civile Nazionale Volontario.

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