Il decreto legislativo 231/2001 dal titolo Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica ha introdotto la responsabilità amministrativa per le organizzazioni che va ad aggiungersi alla responsabilità personale degli individui.
L’obiettivo del Legislatore è richiamare l’attenzione delle organizzazioni sugli effetti dei loro comportamenti, inducendole a farsi carico dell’impatto che hanno nella società, nell’economia e nell’ambiente (tripla linea di fondo per la responsabilità d’impresa).
Ma come individuare concretamente il perimetro di responsabilità che investe la singola organizzazione sia essa una impresa, una cooperativa, una associazione? La mia ipotesi è che siano necessarie tre fasi per definire gli ambiti di responsabilità che investono le specifiche imprese. Per affrontare ciascuna fase è opportuno che il gruppo di lavoro impegnato a mettere a punto il modello organizzativo (o a rivederlo) si ponga alcune domande:
Il decreto 231/2001 ha stabilito la responsabilità amministrativa in sede penale per le organizzazioni riferendosi a precise tipologie di reati. Reati contro la pubblica amministrazione: reati societari, reati contro le persone e la società, reati relativi al mercato e alla concorrenza, reati ambientali, reati relativi alle condizioni di lavoro e alla salute e alla sicurezza. Il decreto legislativo 2031/2001 chiarisce che si tratta di reati che possono essere commessi a vantaggio o nell’interesse dell’organizzazione da persone che abbiano ruoli apicali (di rappresentanza, di amministrazione o di direzione), ruoli di responsabilità gestionale di aree organizzative o unità autonome dal punto di vista amministrativo o funzionale, ruoli operativi che operano per conto dell’organizzazione o di una sua articolazione. L’organizzazione si deve impegnare a identificare i reati vagliandone la pertinenza e il rischio che vengano commessi, in relazione al suo ambito di attività e al suo funzionamento organizzativo, mediante:
Il decreto legislativo 231/2001 prevede inoltre che l’organizzazione si doti di un Organismo di Vigilanza con compiti di monitoraggio e consulenza con lo scopo di rendere efficace il Modello Organizzativo sia nel prevenire comportamenti che possano configurarsi come reati, sia nell’aiutare l’organizzazione a sviluppare una cultura della responsabilità consapevole e diffusa.
Le organizzazioni sono dunque responsabili per eventuali reati che vengano commessi a loro vantaggio o per il loro interesse. Proviamo a sintetizzare gli obiettivi concreti che una organizzazione di servizi alla persona può perseguire attraverso l’introduzione del modello Organizzativo previsto dal 231/2001 (adozione del sistema di responsabilità):
Per perseguire gli obiettivi descritti potrebbe essere efficace (e sostenibile) ricercare l’integrazione fra gli strumenti di gestione con il fine di tradurre in pratica gli adempimenti normativi volontari e cogenti (compliance) e renderne meno gravosa la gestione, passando da attività scollegate ad un sistema coerente di finalità, strumenti, prescrizioni, procedure e documentazione dialoganti. Provando ad immaginare alcuni strumenti in uso in una cooperativa sociale, possiamo segnalare:
L’introduzione del decreto legislativo 231/2001 costituisce una occasione per l’organizzazione di collegare intenzionalmente fra loro sistemi di gestione diversi per:
Un’organizzazione può utilizzare l’impianto previsto dal 231/2001 con una prospettiva estensiva, creando cioè un clima ricettivo verso sistemi che spingono le organizzazioni a mettere in campo una cultura del risk management.
Una cooperativa sociale, ad esempio, non solo può introdurre adeguate disposizioni generali e procedure specifiche di prevenzione dei reati per rispettare le indicazioni del decreto legislativo 231/2001, ma anche può decidere di ricomprendere nel Modello Organizzativo ulteriori e diverse disposizioni che riguardano comportamenti e attività organizzative importanti per chi fruisce dei servizi offerti e per chi vi lavora. Si tratta di attività che per le loro caratteristiche possono – se non svolte con cura – provocare disservizi.
Per esemplificare richiamo la decisione di una cooperativa sociale di:
In un prossimo post ricostruirò, alla luce di alcuni segnali critici, la decisione di considerare fattispecie di reato non ricomprese tra quelle previste dal decreto legislativo 231/2001 e le conseguenti misure organizzative adottate.
L’introduzione delle disposizioni previste dal decreto legislativo 231/2001 costituisce una opportunità per vagliare i punti di debolezza organizzativa e per fare della responsabilità organizzativa il fulcro di un processo di connessione fra sistemi gestionali nella prospettiva di minimizzare i rischi e incrementare le performance di qualità, di rispetto e valorizzazione del lavoro, della sicurezza e della salute, di attenzione all’ambiente, di gestione corretta e trasparente delle dimensioni economiche.
La foto d’apertura è un excerpt da Internazionale 976 del 23 novembre 2012. Apparentemente non c’entra nulla: in un primo tempo infatti ho pensato di mettere la poesia di Dunya Mikhail solo per catturare l’attenzione. Poi rileggendola mi sono accorto che esprime proprio ciò che ho cercato di dire nel post: se gli adempimenti previsti dal 231 si armonizzano con le azioni dell’organizzazione allora c’è sviluppo, viceversa, quando prevale il contrasto, domina la disarmonia.
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L’ha ribloggato su PARESBLOGe ha commentato:
Il Decreto legislativo 231/2001 e la responsabilità delle organizzazioni. Un approfondimento a cura di Graziano Maino.