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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Lavoro di gruppo (appunti e citazioni) #psicosociologia

Pubblico alcune citazioni corredate da rapidi appunti che utilizzerò questa mattina, nella parte iniziale della lezione del corso di Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni dedicata al gruppo e al lavoro di gruppo.

Diapositiva1

Gruppi di lavoro e comunità di pratiche

I gruppi di lavoro sono entità sociali nelle quali contano la possibilità di avere relazioni dirette, la definizione degli obiettivi che motivano le interazioni fra i componenti, il grado di stabilità nell’aggregazione, le forme di interazione con altri soggetti o gruppi: collaborazione, comprensione, identificazioni, avversione, conflitto. Per funzionare come gruppo di lavoro, un insieme di individui, deve poter costruire un progetto condiviso, negoziare un impegno reciproco, sviluppare un comune repertorio linguistico e di strumenti.

Un gruppo è un gruppo in quanto un insieme di individui negozia le condizioni per la sua esistenza in uno spazio discorsivo di intersoggettività
p. 21
Talamo A., Zucchermaglio C., Inter@zioni. Gruppi e tecnologie, Carocci, 2003.

Identifichiamo i gruppi professionali, in genere più ampi dei gruppi di lavoro e dai confini più sfumati, con il termine ‘comunità di pratiche’.

Ordine del giorno e ordine della notte

Franco Fornari (1983) per rappresentare la complessità con la quale i gruppi dispiegano la loro azione ricorre ad una immagine suggestiva. I gruppi rispondono a due ordini che ne orientano l’azione.

  • Ordine del giorno: costituisce il gruppo di lavoro: dimensioni razionali, operative, orientate all’esecuzione dei compiti, al coordinamento funzionale, al raggiungimento degli obiettivi, alla produzione di risultati (dimensione dell’efficienza, dell’ordine, della progressività).
  • Ordine della notte: si contrappone: dimensioni emotive, affettive, pulsionali, fantastiche, irrazionali: dimensione della circolarità, della pluralità, della confusione (gruppo come sogno, cfr. Didier Anzieu).
  • Gli ordini del giorno e della notte si mescolano ed entrano in contrasto. Contrasti non pensati, non accolti e non regolati fra gli ordine del giorno e ordine della notte ostacolano la produttività del gruppo e ne mettono alla prova la tenuta, ma aprono anche a impreviste possibilità.

Emozioni e instabili leadership (ordine della notte)

Attingo da Le vie del ritorno, un racconto di Enrico Palandri la descrizione dei movimenti che si possono osservare nei gruppi…

Il treno si è fermato su un ponte alla periferia di una città, deve essere Firenze. Sotto di noi un gruppo di ragazzi appena usciti da scuola aspetta l’autobus. Uno di loro, un moretto tarchiato, tiene banco raccontando una sua avventura. I compagni lo ascoltano ma non si lasciano abbindolare, potrebbe raccontare una storia inventata tanto per darsi importanza. Gli fanno allora delle domande trabocchetto, sottolineano le esagerazioni, gliele ripetono, lo beccano sui passaggi romanzeschi e sulle affettazioni della voce cercando di smascherare così l’origine  di quelle storie che secondo loro è in qualche film e non nella realtà. Il ragazzo tarchiato intercala con dei “giuro” su questo e su quello per difendere il proprio racconto: poi ad un tratto, forse irritato dall’aria ribalda di un altro ragazzo, uno spilungone che continua a ridere, assume un tono supponente, di sfida, come se a lui non importasse nulla che gli credano o meno, tanto le cose sono andate davvero così e raccontarle è un di più che lui può anche risparmiarsi. Un parte del gruppo a questo punto si sottomette umilmente, gli rivolge domande più gentili, lo invita a continuare; lo spilungone che guidava il controcanto (magrissimo, ha i pantaloni che gli arrivano a metà dello stinco) gira invece intorno al capannello scalciando una lattina di coca-cola vuota. Forse è geloso, oppure è semplicemente stufo perché il moretto si è messo a parlare adagio, arroccato in una posizione inattaccabile, quella delle cose accadute, come fosse il padre eterno. Non sopporta che il suo compagno pretenda di essere creduto letteralmente, come se lui non amplificasse o sminuisse le cose, che faccia finta di non esserci in quel racconto e voglia imporre la nuda evidenza di una realtà non presentata da nessuno.
pp. 65-66
Enrico Palandri, Le vie del ritorno, Feltrinelli, 2001.

La lettura mi suggerisce alcuni spunti:

  • la rilevanza delle emozioni che avviluppano i gruppi;
  • lo sforzo dei soggetti per collocarsi (e ricollocarsi) nei gruppi ed essere accolti;
  • il tema (il nodo) della leadership;
  • la questione dell’identità che si sviluppa (anche) in relazione al gruppo;
  • l’importanza delle esperienze di appartenenza e partecipazione a gruppi nello sviluppo dei soggetti e dei gruppi stessi.

[Sono alla ricerca di brani che narrino di esperienze in situazioni lavorative più esplicite.
 Indicazioni e suggerimenti welcome.]

Promemoria per il gruppo (ordine del giorno)

Nell’ordine del giorno tutto appare chiaro, condivisibile, inevitabile…
Il promemoria era già pronto, lo rilancio.

– Un gruppo è funzionale quando è capace di elevate performances e consente un’elevata soddisfazione dei suoi membri.
– Un gruppo efficiente è un gruppo che si da delle regole esplicite e le rispetta.
– Un gruppo efficiente è un gruppo che decide insieme molte azioni ma lascia anche ai singoli un grado di discrezionalità elevato.
– Un gruppo responsabile di un progetto si riunisce periodicamente per discutere e decidere, ma il lavoro operativo viene fatto per incarichi individuali.
– Ogni riunione deve avere un orario preciso di inizio e di fine ed un chiaro e limitato ordine del giorno, deciso durante la riunione precedente. In via normale ogni riunione dedica una parte alla valutazione del lavoro fatto (qualità del lavoro e soddisfazione dei membri) ed una parte al lavoro da fare.
– Ogni riunione deve concludersi con una sintesi delle decisioni prese, ed ogni decisione operativa deve concludersi con l’affidamento di incarichi (chi fa cosa).
– Ogni membro del gruppo si impegna a presentarsi alla riunione con qualche idea o proposta, relativamente all’odg.
– Se un membro del gruppo ha difficoltà nell’espletare il compito affidatogli, deve richiedere l’aiuto del gruppo.
– Ogni riunione del gruppo è coordinata, in assenza di un ruolo già formalizzato, da un membro scelto dal gruppo stesso.
– I problemi discussi al di fuori delle riunioni hanno un valore comunicativo, ma non decisionale. Ogni problema del gruppo deve essere, prima o poi, affrontato in gruppo.
– Il gruppo elabora e decide nel corso delle riunioni previste, anche se qualcuno è assente. L’assente sarà informato e dovrà adeguarsi.
– Una riunione straordinaria può essere richiesta da ogni membro del gruppo che la ritenga opportuna: ove non sia impossibile, la riunione deve essere concessa.
– Fallimenti ed insuccessi di un gruppo sono responsabilità e merito di ogni membro.
– Quando una decisione è presa ed un incarico affidato, ciascun membro, fino a decisione contraria, deve impegnarsi per l’attuazione al massimo livello, anche se non si trova d’accordo.
p. 77
Guido Contessa, Psicologia di gruppo. Modelli e itinerari per la formazione, La Scuola, 1999.

Per riprendere gli spunti che Quaglino, Casagrande, Castellano (1992) affinché un gruppo di lavoro riesca a svolgere una lavoro di gruppo (non sempre necessariamente in gruppo, mi permetto di aggiungere) è necessario prestare attenzione alle dimensioni che elenco, avendo cura di precisarne i contenuti con un grado di completezza da definirsi in ragione del compito:

  • Obiettivi (oggetti di lavoro, attività da svolgere, mete e risultati da raggiungere);
  • Metodi (modalità di lavoro, tecniche e strumenti);
  • Ruoli (definizione delle responsabilità rispetto ai compiti);
  • Leadership e autorità (accordi e modalità attraverso le quali prendere decisioni);
  • Comunicazione (modalità per scambiare informazioni, interagire, sviluppare relazioni);
  • Clima (qualità dei rapporti fra le persone, modalità di collaborazione, convivenza, tolleranza);
  • Sviluppo (cambiamenti, evoluzioni, trasformazioni);
  • [Senso: perché?]

Pensare, pensare in gruppo, collaborare (notte e giorno)

Avendo in mente il lavoro di ricerca che i dieci gruppi che si sono costituiti nell’ambito del corso di Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni, propongo una citazione per sottolineare come la responsabilità di pensare al gruppo e alla sua performatività sia affidata al gruppo stesso (ma non solo al gruppo, anche all’organizzazione, aggiungo). In ogni caso non è sufficiente richiamare le dimensioni razionali: vanno fatti i conti con le dimensioni emotive e con la capacità di pensare i propri pensieri (impasto di ragioni e di emozioni), in uno sforzo metacognitivo cosciente. Prendo spunto da questo brano tratto da Claudio Neri, Gruppo, Borla, 2004.

Per Bion non è valida la distinzione – che siamo soliti fare – tra cognitivo e affettivo. Per Bion il pensiero è, in qualche modo, tutt’uno con l’affetto. Per Bion, e in generale per la psicoanalisi, il pensiero è anche intensamente investito di affetti, nel momento in cui viene assunto dalla mente come cibo, come qualche cosa che la fa crescere.
La seconda caratteristica del modo di descrivere i pensieri, che è proprio di Bion, consiste nella differenziazione tra “pensiero tecnologico” e “pensiero che si assume la responsabilità del pensiero”. Questa distinzione in parte è già stata proposta dagli autori francesi che parlano di “pensiero operatorio”. Bion però sviluppa il tema in modo diverso. La trasformazione del “proto-cervello” in mente – secondo Bion – non consiste nell’acquisizione di capacità tecnologiche più elevate. Non si tratta di essere in grado di fare operazioni concettuali, algebriche, matematiche, logiche, sempre più sofisticate, ma di essere in grado di assumersi la responsabilità delle immagini, degli scenari, degli effetti, dei contenuti del pensiero.
p. 165
Claudio Neri, Gruppo, Borla, 2004. 

Il nostro modo di pensare è influenzato anche dalla consapevolezza che abbiamo del modo di pensare che utilizziamo. Un gruppo di ricerca è un gruppo di lavoro con un compito decisamente complesso e può prendersi in carico la responsabilità di pensare a come sviluppa il suo lavoro e i suoi pensieri, cercando di considerare, senza farsi travolgere dall’ordine della notte. Detto altrimenti, nei gruppi vi è interdipendenza fra funzioni di produzione, dimensioni emotive consapevoli e inconsapevoli. Per questo sono necessari interventi di cura e manutenzione del funzionamento e delle relazioni in gruppo:

… in un gruppo ciò che accade e ciò che si realizza rispetto all’obiettivo (funzione di produzione) è ampliamente influenzato dagli accordi organizzativi, dalle facilitazioni razionali e dalla regolazione degli stati emotivi (funzione di manutenzione) e da come questi aspetti, solitamente poco curati, vengono tutelati.
p. 14
Kaneklin C.,  Il gruppo in teoria e in pratica. Uno strumento per il lavoro psicologico, clinico e sociale, Cortina, 1993.

[Uno degli obiettivi di corso di Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni è offrire l’opportunità di fare un’esperienza di lavoro di ricerca in gruppo.]

Riferimenti

  • Anzieu D., Il gruppo e l’inconscio, Borla, 1986.
  • Aymard A. ,“Gruppi, in Barus-Michel J., Enriquez E., Lévy A. (a cura di), Dizionario di psicosociologia, Cortina, Milano, 2005, (ed. or. 2002), pp. 125-140.
  • Contessa G., Psicologia di gruppo. Modelli e itinerari per la formazione, La Scuola, 1999.
  • De Grada, Fondamenti di psicologia dei gruppi, Carocci, 1999.
  • Fornari F., La lezione freudiana. Per una nuova psicoanalisi. Feltrinelli, 1983.
  • Kaneklin C.,  Il gruppo in teoria e in pratica. Uno strumento per il lavoro psicologico, clinico e sociale, Cortina, 1993.
  • Kaneklin C., “Lavorare in gruppo oggi” in Spunti, Studio APS, Milano, 4/2001, pp.  27-47.
  • Manoukian F. O., “Dicerie sui gruppi”, in Spunti, Studio APS, Milano, 4/2001, pp.  103-109.
  • Manoukian F. O., “Gruppo”, in Spunti, Studio APS, Milano, 4/2001, pp.  111-115.
  • Palandri P., Le vie del ritorno, Feltrinelli, 2001
  • Quaglino G.P., Casagrande S. Castellano A., Gruppo di lavoro e lavoro di gruppo. Un modello di lettura della dinamica di gruppo. Una proposta di intervento nelle organizzazioni, Cortina, 1992.
  • Riccio A., “Il gruppo… fantasie, teorie e realtà” in Spunti, Studio APS, Milano, 4/2001, pp.  7-25.
  • Talamo A., Zucchermaglio C., Inter@zioni. Gruppi e tecnologie, Carocci, 2003.

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