Quando trovo l’immagine, allora so che… #WSL20
Quando trovo la foto giusta, allora è tempo di chiudere il post e metterlo in pubblicazione.
A me succede così.
Le scritture stanno sospese, appena abbozzate, più o meno a buon punto, quasi finite, solo da rivedere.
Fluttuanti.
Non riesco a chiudere i post finché non trovo l’immagine che sintetizza, che riesce a cogliere l’idea o almeno ad esprimere uno spunto a proposito di quello che voglio dire.
La foto funziona ad un tempo come sintesi e come segnale.
Dispositivo per condensare le idee.
Segnale che è tempo di chiudere, rileggere il messaggio, e affidarlo alle correnti di internet.
Chi fa da sé…
Da un bel po’ di tempo alle foto ci penso direttamente. In un colpo solo ho risolto due problemi:
- non devo cercare le foto in internet, non devo verificare i diritti, chiedere permessi o acquistarle;
- le foto sono diventate parte del piacere (e della fatica) di scrivere.
Ma come individuare la foto giusta, dove trovarla?
Seguo quattro differenti approcci.
- Quando vado in giro, come la più parte di noi, ho il cellulare a portata di mano, se non in mano (di qui la quasi certezza di essere cyborg), quando vedo qualcosa che mi colpisce, scatto la foto. A volte mi chiedo – facendo per lo più le stesse strade – come sia possibile che di nuovo incontri qualcosa di interessante da fotografare. Ma la realtà “ci birilla come bocce da biliardo” e quindi qualcosa da fotografare si presenta, un particolare di un cartellone pubblicitario, una casa, una scritta, una vetrina… qualcosa mi richiama sempre. Scatto foto a caso, qualcuna, tre o quattro al giorno, senza particolare impegno, se non quello di vincere la pigrizia e tirare fuori il cellulare. Se sono di corsa, passo oltre. Poi mi fermo di colpo, e se non sono di corsa torno indietro e faccio la foto. Così, giorno dopo giorno, alimento un archivio di foto non particolarmente artistiche, varie, ma soprattutto mie, scattate da me, che in qualche misterioso modo mi corrispondono. Quando poi scrivo un post, o mi areno e non so andare né avanti né indietro, mi metto a cercare la foto giusta per chiudere il post. Cercare le foto allevia la stanchezza, distrae quando si è sotto pressione, attiva una strana riflessione inconsapevole che finisce per regalarmi lo spunto per chiudere.
- Altra strategia possibile, alternativa alla ricerca fra foto scattate a caso, è cercare lo scatto giusto per chiudere il post. Ci sono post che invecchiano, ci sono momenti nei quali non ho la forza e la concentrazione per mettermi a scrivere, pesco allora dai post abbandonati, trovo qualcosa che possa essere completato con in un tempo relativo e provo a (ri)lavorarci. O almeno a metterlo in cantiere. Se focalizzo dentro di me che manca la foto, fatico meno nel portare a termine la scrittura o la revisione, e finisco per trovare qualcosa da scattare. Ed più semplice farlo che raccontarlo.
- Un’altra strada (più ardimentosa) è di pensare alla foto per un post che voglio scrivere. Se scatto la foto giusta, è pressoché certo che scriverò il post: la foto in questo caso anticipa la scrittura, porge gli elementi da sviluppare, funziona da attivatore di idee, e da catalizzatore di energie.
- C’è una quarta possibilità: il microset. Di solito fotografo copertine di libri o porzioni di giornali o di riviste. Con l’accortezza di creare uno sfondo, fatto da altre immagini, scritture o appunti. Una specie di collage, una composizione di immagini e parole, di colori, piani di possibili letture. Non si tratta di foto speciali, al contrario. Ma almeno mi sfilano dall’impasse e mi facilitano nel chiudere la scrittura, consentendomi di pubblicare.
Un aiuto non trascurabile
Un aiuto che le foto forniscono al processo scrittorio consiste nel definire un campo, frastagliato e aperto, ma sufficientemente definito. A volte i post crescono in modo disarmonico. Scrivo, aggiungo, approfondisco, ma il post non trova un suo equilibrio e non può essere chiuso. Ma può essere spezzato in post più compatti, che sviluppano un argomento o due, lasciando il resto del materiale informe per successive pubblicazione. E’ proprio qui che intervengono in aiuto le foto. Le foto aiutano a spezzare, a isolare porzioni di testo, a estrapolare brani e a farne post autonomi. Si tratta di un aiuto importante. Evolutivo (o risolutivo).
Fuori tutto
Ad esempio, questo stesso post, per essere scritto e chiuso aveva bisogno di una foto. Di una foto che dicesse l’importanza delle foto. Foto speciali non ne ho. Ho ripescato una foto fatta al volo a una vetrina che svendeva tutto, una vetrina promozionale, scatatta alla fermata dell’autobus, quest’estate a Roma.
Eccola.
PS
Quando prendo immagini, frammenti da libri o da giornali, da brochure o da altro cerco di non dimenticarmi di citare la fonte. Se la fonte è autoevidente, se è la copertina di un libro considero che la visibilità compensi l’uso dell’immagine.
WSL20 = Writing Social Lab 2.0

PPS
Se poi le considerazioni che ho espresso avessero un senso più che individuale, andrebbero in direzione opposta alle preoccupazioni espresse da Raffaele Simone, Presi nella rete. La mente ai tempi del web, Garzanti, 2012, pp. 50-51. Non si tratterebbe di due intelligenze, una simultanea (quella riferita alle immagini) e una sequenziale (quella che nasce dai processi di scrittura, di ordinamento, di strutturazione del testo). Al contrario una attività alimenterebbe l’altra e viceversa. L’attivazione dell’attenzione visuale non contrasterebbe con l’attenzione sequenziale. Semmai si nutrirebbero a vicenda. E cos un rischio paventato a proposito dell’avvento del web 2.0, si tradurrebbe in una amplificazione di possibilità.
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Mitico Graz, articoli sempre pertinenti..!!!
Ciao Anto,
ne sto preparando della belle ;-)
Graziano sei un genio di acutezza e di razionalità introspettiva. Sono onorato di conoscerti. Max
Inviato da iPhone
Ciao Massimo,
sono contento che apprezzi i post.
Il tuo giudizio mi spinge a proseguire la ricerca e la scrittura.
A prestissimo.
Graziano :-)