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Pensieri, esplorazioni, ipotesi. Un confine incerto tra personale e professionale.

Partecipare è questione di tecniche?

Rilancio il contributo (leggermente modificato) preparato per l’albo della XIII edizione del Workshop sull’impresa socialeTornare a investire, organizzata da Iris Network a Riva del Garda (TN) il 10 e 11 settembre 2015.

Tecniche volanti

1. Partecipare, non solo esserci

Prendere parte a conferenze, seminari, workshop è una forma di partecipazione. Seguire, ascoltare, prendere appunti indicano coinvolgimento a intensità crescente, che può anche prendere forma di interazione. Ma partecipare attivamente, prendere parola e confrontarsi non sono necessariamente movimenti spontanei: gli ostacoli che si incontrano sono molti, sia per come sono strutturati gli eventi, non di rado asimmetrici, sia per la disposizione di chi vi prende parte: insicurezze, imbarazzi, timore di voler apparire eccessivamente proattivi…
E tuttavia è essenziale entrare nel vivo delle questioni, vedere le proprie idee ricevere ascolto e considerazione, usare bene il tempo a disposizione, condividere e generare nuove idee, sentire che è valsa la pena contribuire attivamente.

2. Intenzioni

Le intenzioni secondo le quali si costruiscono eventi ne strutturano l’impostazione e il grado di apertura alla partecipazione. Intenzioni che possono mirare a forme di partecipazione a intensità variabile:

  • ascolto (situazione ancora molto comune);
  • intervento (si dà spazio, di solito nella fase conclusiva, al il pubblico per interventi in forma di domanda e o di breve commento);
  • confronto (momenti di vera e propria interazione e di produzione di contributi).

Le intenzioni dei promotori co-definiscono il contesto determinando sia effetti pratici (le attività che si svolgono, le gerarchie che vengono evocate, il tipo di evento che si sviluppa), sia un impatto simbolico (il senso che l’evento assume sul piano delle relazioni fra i presenti), inevitabilmente decodificabili da chi prende parte all’evento.
E le incoerenze e le distanze negate sono evidenti tanto quanto le volontà contraddittorie di volerle temperare, che finiscono per essere inoppugnabili conferme.

3. Setting

Il setting è l’insieme degli aspetti:

  • ambientali: dimensioni dei luoghi, arredamento, trasformabilità;
  • temporali: durata e pause;
  • di regia e svolgimento.

Aspetti questi che regolano le interazioni, esprimono e condizionano le dinamiche sociali e di conseguenza la ricerca di coinvolgimento e di partecipazione.

Gli spazi di cui si dispone sono già in buona parte definiti, ma l’efficacia performativa e partecipativa muta se si lavora in situazioni nelle quali gli spazi sono attrezzati per facilitare la collaborazione (spaziosità, sedie mobili, tavoli, supporti, utilizzabilità delle pareti, luminosità, temperatura, assenza di rumori e disturbi, strumenti a disposizione). L’obiettivo è di evitare contesti costrittivi che finiscono per affaticare, infastidire, demotivare alla partecipazione, svalutare gli apporti di chi prende parte al lavoro collettivi, e così il setting viene percepito come funzione diretta delle intenzioni (consapevoli e inconsapevoli).

4. Tecniche leggere e tecniche strutturanti

Suddividiamo le tecniche per favorire la partecipazione in due gruppi: le tecniche leggere e le tecniche strutturanti. In questo contributo presentiamo un certo numero di tecniche leggere e una sola tecnica strutturante: The World Café.

  • Le tecniche leggere possono venire introdotte nel corso di eventi senza che l’impostazione generale venga stravolta. Si presentano come attività per marcare una discontinuità senza che lo sviluppo dei lavori venga contrastato, ricercando piuttosto un’integrazione: in questo senso aderiscono, si adeguano all’andamento preordinato delle attività.
  • Le tecniche strutturanti sono invece modalità di lavoro che condizionano l’impostazione delle sessioni di lavoro. Forse è opportuno definirle format di partecipazione in quanto riorganizzare il setting in cui vengono impiegate, sollecitano forme di partecipazione marcate, richiedono forme di conduzione maggiormente direttive.

5. Conduzioni

Diverse le tecniche, diverse le modalità di conduzione.

La conduzione imprime maggiore o minore apertura alla partecipazione, non tanto nel sollecitare interventi, quanto nel garantire la regia delle attività, nel coordinare i momenti che strutturano i diversi eventi con stili sufficientemente assertivi, nell’assicurare la gestione dei tempi e il rispetto degli accordi preliminari (e preannunciati) sulla sequenza dei turni di parola e sulla durata degli interventi.

Sul piano della conduzione, tenere presente la possibilità di proporre tecniche diverse di partecipazione è già un modo per affermare una concezione pluralistica della costruzione della conoscenza. Non solo ci sono molte e diverse idee che si differenziano, collidono, si intersecano, si elidono, si potenziano reciprocamente, ma pure molteplici sono i modi per fare incontrare persone interessate a portare e a sviluppare idee con altri.

6. Tecnica “Domande in scatola”

Obiettivi

La tecnica ‘domande in scatola’, come le altre che vengono di seguito presentate, ha l’obiettivo di spezzare il flusso unidirezionale dei relatori e di immettere il punto di vista dei partecipanti nella discussione, cioè di aprire il dialogo mediante l’introduzione di domande e brevi osservazioni.

Come funziona

La tecnica è semplice. È sufficiente dotarsi di una o più scatole di cartone attraverso le quali raccogliere domande, osservazioni, commenti, richieste di approfondimento, e far girare le scatole nelle quali depositare i propri contributi scritti. Una volta raccolti i contributi vengono scrutinati e suddivisi per uniformità di contenuti, per poi venire sottoposti ai relatori e agli stessi partecipanti.

Affinché la tecnica risulti efficace è importante riservare un tempo adeguato alla raccolta, all’esame dei contributi e alla loro presentazione, in modo che diventino materiale di confronto e di approfondimento.

Punti di forza

  • La tecnica offre a chi conduce e a chi interviene all’evento feedback per indirizzare ed riorientare la considerazione delle questioni affrontate.
  • Attenua l’effetto di comunicazione unidirezionale e offre possibilità di intervenire senza doversi esporre all’uditorio.
  • Crea un clima più informale e rilassato, complice la curiosità di scoprire quali idee sono in circolo tra le persone che si ritrovano per l’occasione.

7. Tecnica “Hashtag recap”

Obiettivi

La tecnica ha come obiettivo quello di interrompere il flusso degli interventi, offrendo a chi partecipa al convegno o al seminario l’opportunità di ricapitolare/sottolineare questioni o temi, aprendo così spazio a interventi e interlocuzioni.

La tecnica può essere praticata nel corso dell’evento o nella fase conclusiva con lo scopo di offrire una sorta di sintesi/commento a più voci.

Come funziona

Si tratta di una tecnica visuale, che richiede la disponibilità di fogli A4, di pennarelli, di nastro adesivo da tappezziere e di adeguati supporti (ottime le pareti della stanza) per esporre i testi che i partecipanti produrranno. Ai partecipanti viene chiesto di scrivere in stampatello grande e leggibile una parola che corrisponda al proprio stato d’animo, o che evidenzi un aspetto che ha colpito, stimolato, irritato, da approfondire, non trattato, da affrontare. Diverse le domande poste, diverse le aggregazioni in diretta o da comporre una volta appesi i contributi

Punti di forza

Con questa tecnica si può avere il polso della situazione o raccogliere materiali per successive valutazioni, ed è importante che i contributi vengano esposti, letti e che nessun venga escluso.

La tecnica offre una opportunità di partecipazione e di visibilizzazione dei pensieri in movimento, consente ai relatori di richiamarsi alle sollecitazione aprendo così un dialogo (seppure mediato) con il pubblico. Per essere sviluppata richiede un tempo adeguato (15-20 minuti, affinché le persone possano scrivere, per raccogliere i contributi, appenderli e illustrarli brevemente.

8. Tecnica “Aeroplanini impertinenti”

Obiettivi

Questa tecnica ha lo scopo di creare un momento di animazione collettiva (moderatamente) trasgressiva. Con la tecnica si intende offrire la possibilità di esprimere osservazioni critiche, considerazioni, domande e di spezzare liturgie eccessivamente paludate.

Come funziona

La tecnica prevede di inserire nelle cartellette usualmente consegnate un foglio con le istruzioni per costruire un aereoplanino di carta (o di farlo trovare già costruito), così che i partecipanti possano scrivere domande, considerazioni, osservazioni sulle sue ali.

Punti di forza

La tecnica ha naturalmente un effetto scenografico, gli aeroplanini possono essere fatti volare all’unisono, al termine di una sessione di lavoro, al termine di un singolo intervento.

La tecnica può anche essere usata in modo veramente irriverente se un gruppo di partecipanti decide di lanciarli a sorpresa. Si tratta però di una tecnica da usare con accortezza: può suscitare infatti irritazione se non viene colta la dimensione ludica e viene invece percepito un attacco a chi propone, conduce o interviene.

Areoplanini

9. Tecnica “Avere l’ultima parola”

Obiettivi

Questa è una tecnica di commiato, che si presta per gruppi non numerosi (fino a una cinquantina di persone al massimo) per concludere un momento di lavoro. Funziona sia per rafforzare il clima di dialogo che si è creato, sia per spezzare situazioni in cui gli interventi hanno saturato il tempo a disposizione.

La domanda posta da chi conduce: può venire richiesto un commento sul lavoro svolto, un pensiero di sintesi, una considerazione su ciò che ha colpito e che ciascuno porta via con sé.

Come funziona

Si tratta proporre ai partecipanti di esprimere una parola di sintesi. L’utilizzo della tecnica può essere deciso nel corso dell’evento, in ragione del suo andamento (non è necessario, a differenza delle altre tecniche, anticiparne l’utilizzo).

Terminato il giro di presa di parola, chi conduce chiede se tutte le persone hanno espresso il loro punto di vista, e termina (davvero) con un grazie che suggelli la chiusura della sessione di lavoro (la tecnica non prevede alcun commento da parte dei relatori o del conduttore).

Punti di forza

  • La tecnica consente di dare spazio alle emozioni individuali che vengono espresse verbalmente.
  • È una tecnica veloce che si presta che restituisce il senso della chiusura e dà l’ultima parola ai partecipanti sottraendola a chi ha occupato lo spazio scenico con i propri interventi.
  • Ottima per produrre materiali facili da confezionare e da restituire per non perdere l’aggancio con l’uditorio.

10. Tecnica “Livetwitting”

Obiettivi

Il livetwitting può anticipare, accompagnare e seguire un evento. L’effetto ricercato è quello di attivare uno spazio conversazionale e di commento, estendendo la possibilità di commentare e di dialogare con chi intende partecipare, con chi è presente all’evento e con chi lo segue indirettamente attraverso i social.

Come funziona

Viene indicato in anticipo o in apertura un hashtag identificativo dell’evento che – inserito nelle comunicazioni via twitter – crea un luogo dove ritrovare i vari micropost che vengono pubblicati.

Una variante, decisamente più condizionante prevede che il flusso dei tweet venga proiettato alle spalle dei relatori (quasi come sottotitoli che scorrono) creando una densità di apporti che contrappuntano le comunicazioni frontali e aprono, almeno idealmente, occasioni di discussione.

Punti di forza

Introdurre in un evento il livetwitting consente di:

  • Preparare il dibattito, mettere in circolo informazioni, raccogliere spunti per orientare e individuare approfondimenti.
  • Animare la partecipazione moltiplicando le conversazioni contestuali.
  • Tracciare i commenti, costituendo (grazie all’hashtag dell’evento) una sorta di archivio delle considerazioni e dei commenti, un deposito di riferimenti e link dal quale riattingere contenuti e spunti per approfondire.

11. Format “The World Café

Obiettivi

The World Café è una tecnica strutturante più complessa da utilizzare, rispetto a quelle descritte in precedenza. Chi prende parte ad eventi strutturati secondo le regole dei World Café partecipa a confronti serrati su questioni definite, ha l’opportunità di ascoltare altri punti di vista, di esprimere i propri, di ragionare e di fissare le idee che emergono da dialogo.

Come funziona

L’ambiente in cui svolgere la tecnica deve essere accogliente, devono esserci a disposizione tavoli affinché i partecipanti, divisi in piccoli gruppi, possano lavorare sulle specifiche questioni che vengono proposte. Si attivano in questo modo diverse conversazioni in gruppo, viene dato un tempo definito (20 minuti circa) oltre il quale i gruppi si sciolgono parzialmente, le persone che lasciano si distribuiscono in altri gruppi, e si aggiungono nuovi componenti ai gruppi iniziali, per dare avvio a nuovi scambi, a nuove conversazioni. Per ogni sessione di lavoro che si viene a creare, ai partecipanti viene chiesto di condividere le loro idee sul tema al quale il gruppo sta lavorando, e al termine della sessione al gruppo viene chiesto di produrre delle sintesi scritte che possano essere presentate e ulteriormente discusse.

Punti di forza

  • The World Café è un metodo flessibile che consente la partecipazione a gruppi piccoli, medi e grandi di persone interessate a confrontare punti di vista e riflessioni.
  • Si tratta di una tecnica che dà valore alle differenze, le accoglie e le esalta: le dissonanze portano varietà di spunti e di contenuti.
  • Diversi argomenti possono venire esplorati, discussi, esaminati e approfonditi.
  • The World Café è una tecnica poco costosa, facile da istituire e soprattutto produttiva in termini di idee, di valorizzazione degli apporti, di produzione di contenuti.

12. Perché le tecniche sono importanti?

Naturalmente partecipare non è solo una questione di tecniche: contano i temi e soprattutto le pre-disposizioni dei partecipanti, conta la location e il contesto nel quale si svolge l’evento, ma le tecniche conservano una loro rilevanza. Le tecniche contribuiscono a trasformare il setting, anche quando – come abbiamo visto – il loro intervento non ristruttura lo svolgimento delle attività, e a maggior ragione quando un determinato format prevede l’istituzione di un setting riorganizzato per permettere lo svolgimento delle attività.
Le tecniche sono importanti perché istituiscono rituali di partecipazione con:

  • riverberi pratici: comporta azioni da parte delle persone convenute che fanno, vedono altri fare e si vedono agire nella situazione, e
  • riverberi simbolici: le persone e i loro apporti vengono inclusi nell’orizzonte di senso dell’evento, incontrarsi per entrare in contatto con nuove idee, incontrarsi per scambiare punti di vista, pensieri, esperienze, valore del singolo e delle attività collettive…

L’adozione di tecniche che favoriscono la partecipazione equivale alla invenzione/riproposizione di ritualità che comunicano una visione delle cose e delle loro relazioni, grazie alla introduzione di rappresentazioni che assegnano rilevanza alle interazioni collettive, messe in scena di uno schema generale evocativo che consente di esprimere il valore di collaborazioni in grado di produrre aumento di conoscenza, riconoscimento, appartenenza.

13. Riferimenti

  • Maino G., “Tecniche per favorire la partecipazione”, in Cau M., Maino G., Omodei A. (a cura di), #PPPNP – Partnership Pubblico-Privato-NonProfit, in preparazione, 2015.
  • Rouchy J.C. e Desroche M.S., Istituzione e cambiamento. Processo psichico e organizzazione, Borla, 2011 (2010).
  • Sennett R., Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione, Feltrinelli, 2012 (2012).
  • The World Café, theworldcafè.com.

_ 7.3.1 Strumenti per confrontarsi

7 comments on “Partecipare è questione di tecniche?

  1. sergio
    1 December 2015

    Sto realizzando un particolarissimo esperimento di sviluppo urbano partendo dalle persone, dai normali cittadini, con una semplice Associazione di volontariato, fuori dai partiti e dalle istituzioni. E’ un lavoro molto complicato dalla difficoltà di costruire consenso sugli obiettivi da considerare prioritari in una media città in crisi. La lettura di queste pagine mi ha dato preziosi suggerimenti. Un grande GRAZIE!

    • Mainograz
      1 December 2015

      Grazie Sergio!

      Se racconti la tua esperienza di costruzione di partecipazione, segnalamelo, così rilancio:-)

      Graziano

      • sergio
        2 December 2015

        Buongiorno Graziano, puoi seguire l’esperimento visitando il gruppo Facebook ‘SìAMOlaCittà’. Mi farebbe piacere stabilire un contatto e, se possibile, una collaborazione. :)

        • Mainograz
          3 December 2015

          Grazie Sergio :-)
          Guardo il gruppo Fb.
          Per possibili collaborazioni, canali sono aperti!
          A presto,
          Graziano :-)

          • sergio
            5 December 2015

            Inutile dirti che ogni tuo intervento e contributo al Gruppo è benvenuto!

  2. Elena Martini
    25 September 2015

    Mainograz, seguo da tempo il tuo Daily Digest trovandolo una preziosa fonte di informazioni, suggerimenti e pratiche. Non avendolo fatto sinora, colgo l’occasione di quest’ultimo utilissimo articolo sulle tecniche per facilitare la partecipazione, per ringraziarti della generosa condivisione di riflessioni e strumenti che con determinazione porti avanti sulle tue pagine. Grazie. E.

    • Mainograz
      27 September 2015

      Elena Martini,
      grazie!

      Ogni giorno ci riserva delle soprese: il tuo commento mi rende felice:-)
      Ancora grazie, a presto,
      Mainograz

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This entry was posted on 24 September 2015 by in collaborare, cooperare, Per affrontare cambiamenti e innovazioni and tagged , , , , .

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