Avete presente un sistema di allarme che protegge un museo ricco di opere d’arte? Il sistema segnala tentativi di intrusione: accende le luci intorno all’edificio, fa partire le telecamere, blocca i passaggi interni, attiva le forze dell’ordine… Se c’è un inizio di incendio chiude le porte per compartimentare le zone interessate, fa scattare l’allarme, fornisce indicazioni sulle vie d’uscita, automaticamente chiama i pompieri, contemporaneamente monitora i comportamenti dei visitatori. E nel caso di una perdita blocca il flusso dell’acqua nella conduttura a monte e manda segnali per ricevere interventi di aiuto… Il sistema di allarme (se ben costruito) segnala malfulzionamenti negli impianti, individua situazioni anomale nel museo e nelle zone circostanti e fornisce feedback sullo stato del sistema di allarme stesso. Insomma un buon sistema di allarme è costantemente attivo, non ostacola la fruizione delle opere d’arte e il lavoro del personale interno (è al contrario un aiuto), interviene quando è necessario in modo appropriato.
Be’, il Modello 231 è un sistema gestionale che ha proprio il compito di prevenire, vigilare e intervenire. La sua funzione è contrastare il rischio che nell’organizzazione (la cooperativa nel nostro caso) vengano commessi reati. Il Modello 231 è dunque come un sistema di allarme: può essere farlocco, minimale, eccessivo, ben progettato e ben costruito, domotico.
Il Governo (con il decreto legislativo 231 del 2001) ha previsto un paniere di reati decisamente ampio. Tuttavia ha anche stabilito che ciascuna organizzazione valuti i reati che potenzialmente potrebbero venire commessi nell’ambito delle attività che essa svolge. Ora, se consideriamo le attività tipiche delle cooperative sociali di tipo A (salvo le specificità proprie di ciascuna organizzazione), possiamo prefigurare quali sono le aree maggiormente esposte al rischio che vengano commessi reati (fra quelle indicate dal decreto).
Predisporre e introdurre un Modello Organizzativo 231, calibrato sulle caratteristiche e sui rischi che interessano la specifica organizzazione, adeguandosi così alle disposizioni del decreto legislativo 231/2001, può determinare per l’organizzazione diversi risultati apprezzabili, che ricapitoliamo per punti.
Il Modello 231 ha lo scopo di contrastare la commissione di reati resi possibili o avallati dalla cooperativa per trarne vantaggio, a danno di chi ne riceve gli effetti negativi (primi fra tutti fruitori e beneficiari indiretti dei servizi offerti).
L’adozione di un Modello 231 efficace mette al riparo la cooperativa e suoi soci dalle conseguenze sanzionatorie e dalle conseguenze per l’occupazione. Gli eventuali reati commessi sarebbero infatti l’esito di una forzatura fraudolenta del sistema di prevenzione adottato.
La predisposizione e l’introduzione del Modello 231 richiede che vengano definiti mandati, funzioni e compiti delle figure con ruoli di responsabilità nell’ambito della cooperativa sociale.
Richiamare le figure in posizione di autorità apicale intermedia a comportamenti responsabili, al rispetto delle norme e delle disposizioni interne della cooperativa; e soprattutto al rispetto delle persone che ricevono i servizi, dei colleghi e degli interessi degli interlocutori.
Mettere a punto i principali processi organizzativi e produttivi interni alla singola cooperativa curando le interazioni e le interferenze fra processi e attività.
Indirizzare la collaborazione – nella distinzione dei ruoli – tra figure con compiti di direzione, amministrazione, di coordinamento e operativi interne alla singola cooperativa.
Sviluppare integrazioni e sinergie tra diversi sistemi gestionali adottati dalla cooperativa.
Promuovere la correttezza operativa nella’ambito di collaborazione fra organizzazioni diverse impegnate in attività comuni, in reti di imprese e in associazioni temporanee di impresa.
Le recente delibera ANAC 32/2016 (Linee guida per l’affidamento dei servizi a enti nonprofit e a cooperative sociali, deliberate dalla Autorità Nazionale Anticorruzione) al punto 12.3 ribadisce le disposizioni stabilite dal decreto legislativo 231/2001, condizionando al rispetto di tali disposizioni la possibilità di partecipazione ad affidamenti, gare e bandi pubblici.
Promuovere concretamente la legalità nel sistema della cooperazione sociale, sia per l’impatto positivo che comportamenti rispettosi delle leggi hanno nei territori, sia per tutelare il capitale di immagine delle cooperative sociali, essenziale per un’operatività apprezzabile dagli interlocutori pubblici e privati.
Attestare l’affidabilità dell’organizzazione nelle gare, nei bandi e nella richiesta di sovvenzioni, agevolazioni, o di accreditamento.
Promuovere il confronto e la collaborazione fra cooperative sociali impegnate in processi di conoscenza, confronto e di collaborazione sulla base di accordi corretti e trasparenti.
Il decreto legislativo 231/2001 ha introdotto la responsabilità amministrativa in sede penale per imprese, cooperative e associazioni. Se le figure che ricoprono funzioni di direzione e di coordinamento, o le figure che svolgono compiti operativi, commettono reati nell’interesse o a vantaggio dell’organizzazione, tale evenienza non solo comporta la responsabilità individuale, ma espone l’organizzazione ad una specifica responsabilità amministrativa che investe l’organizzazione stessa e comporta specifiche sanzioni. L’organizzazione può prevenire il rischio che vengano commessi reati e cautelarsi da conseguenze penali, proprio attivando un sistema interno per gestire scelte e comportamenti nel rispetto delle leggi. Questo sistema di prevenzione e gestione è il Modello 231 (il sistema di allarme al quale abbiamo accennato sopra contro il rischio che vengano commessi reati).
Volendo ricapitolare gli elementi essenziali del Modello 231 potremmo indicare i seguenti adempimenti:
- individuare le aree a maggior rischio di commissione di reati,
- introdurre modalità di gestione tali da impedire la commissione di reati,
- definire efficaci procedure che contrastino il rischio di commissione di reati,
- nominare un organismo incaricato di vigilare sul funzionamento del Modello 231 e sul rispetto delle prescrizioni da esso introdotte.
- attivare modalità strutturate per fornire informazioni all’organismo di vigilanza,
- definire misure di tutela dei dipendenti che denunciano illeciti,
- introdurre sanzioni per il mancato rispetto delle prescrizioni stabilite dal Modello 231 adottato,
- divulgare mediante un codice etico e di comportamento divieti e indicazioni di comportamento così da assicurare il rispetto delle prescrizioni stabilite dal Modello 231 adottato dall’organizzazione.
Recent Comments