L’infinita fabbrica del Duomo (#psicosocio)
Cosa meglio di una metafora per attirare l’attenzione, cogliere repentinamente il punto, e… aprire ad altre divergenti o contrarie letture?
In consulenza con un gruppo impegnato a rivedere l’assetto di ruoli e responsabilità interne, volevo ‘semplicemente’ sollecitare l’avanzamento dei lavori, ricordare alcuni obiettivi definiti di comune accordo, promuovere un passo avanti nel predisporre i documenti necessari, interrompere una fase che percepivo come confusa e forse dispersiva…
E allora (forse anche con una remota punta di impazienza?) ho detto: “rischiamo di fare come la fabbrica del duomo.
Desumo l’impazienza dal fatto che ho usato un’espressione geograficamente collocata, ripescata in chissà in quale deposito di ricordi e con la quale intendevo dire: rischiamo che il lavoro non giunga mai a conclusione. Sarà che ero fuori regione, sarà che l’espressione ha colto di sorpresa, il confronto ha lasciato spazio a quei momenti pensosi che capita attraversino i gruppi al lavoro. Una manciata di secondi e poi una battuta inattesa da parte del direttore amministrativo: “l’
infinita fabbrica del duomo è un documentario sul Duomo di Milano…”
“Ah! Interessante…”
Poi la discussione ha ripreso il suo corso.
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Quando capitano (a me o alle persone con cui sto lavorando) battute non azzeccate, metafore infelici, uscite fuori tema, incidenti e inciampi linguistici cerco di approfondirle, di non lasciarle cadere. Anche le citazioni di libri, film, canzoni o le provocazioni che fanno capolino in consulenza sono ottimi spunti. Inserti apparentemente fuori luogo che tagliano secondo una traiettoria imprevedibile il campo di lavoro che la consulenza pazientemente cerca di circoscrivere e di coltivare. Sviste inevitabili come suggerisce
E. H. Schein in La consulenza di processo, Cortina, 2001, che si si rivelano occasioni di inattesi apprendimenti (su di sé e sul sistema nel quale e con il quale si sta lavorando).
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Già le organizzazioni (i gruppi) possono essere un infinito cantiere che non giunge mai al punto. Questo l’aspetto che intendevo rilanciare con l’espressione usata in forma di monito. Ho pensato che la citazione immessa potesse avere un senso. Sì, le organizzazioni hanno un lato dispersivo, da indagare e da comprendere, comportamenti che possono essere anche controproducenti, da contenere, ma che qualcosa possono dire sul funzionamento del sistema.
E cosa può dire un
documentario sulla infinita fabbrica del Duomo di Milano? Il documentario è bellissimo, spiazzante e avvincente (rimanendo nel genere ‘documentario’). Racconta il Duomo di Milano come un cantiere aperto, mai finito, sottoposte a progressive cure, in perenne rifacimento, in continuo restauro per assicurare la sua presenza, la sua bellezza, la sua centralità come struttura simbolica. Dalla raccolta di donazioni, ai marmi, ai depositi, ai laboratori, alle riproduzioni… per essere stabilmente attivo nel centro di una città.
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I clienti hanno sempre (le loro) ragioni. E di solito le battute, gli inserti estemporanei, gli interventi spiazzanti hanno un senso, rintracciabile, non sempre reimmettibile nel lavoro del gruppo (o nel gruppo di lavoro). Le organizzazioni possono attraversare fasi di confusione e possono essere sistemi che per funzionare hanno bisogno di un certo grado di dispersività o di inefficienza (quale, che cosa produca, come possa dilagare o essere contenuto, rimane un tema). Ma certamente le organizzazioni sono un continuo farsi (organizing), sono un lavorio, sono un farsi e un disfarsi, e per funzionare richiedono un infinito lavoro di cura. Insomma quello che K. E. Weick spiega nei suoi testi, il documentario
L’infinita fabbrica del Duomo, lo mostra in un caso concrete ed esemplare.
Riferimenti
– Koenig G., Karl E. Weick – Une entreprise de subversion, évolutionnaire et interactionniste, Éditions EMS, 2009.
– E. H. Schein in La consulenza di processo. Come costruire le relazioni d’aiuto e promuovere lo sviluppo organizzativo, Cortina, 2001 (1999).
Questo post riapre il ciclo dei contributi in vista del corso di Psicosociologia dei gruppi e delle organizzazioni in Unimib per l’anno accademico 2016-2017.
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