Raccontarsi in un viaggio
Per ragioni di lavoro, con cadenza almeno settimanale effettuo un viaggio nel nord est; spesso Padova, ma anche Verona, Vicenza, Venezia.
Mi hanno chiesto di presentarmi e così ho pensato di raccontarmi in uno dei miei viaggi.
Comincio dalla partenza, la tratta Gallarate-Milano, sulla quale mi trovo in compagnia di alcuni studenti di ingegneria che condividono le loro ansie per l’esame che li attende in mattinata. Subito penso: ce la faranno i miei figli ad affrontare serenamente gli studi che li attendono? Li sto correttamente accompagnando? (mia figlia si lamenta delle difficoltà del suo liceo chiedendomi spesso a cosa serve imparare il greco. Troverà una risposta?)
Una giovanissima ragazza di fronte a me legge un libro di Pansa e mi rallegro: forse c’è ancora spazio per una gioventù diversa da quella che ci raccontano. Dobbiamo insistere, crederci.
Scendo in metropolitana per raggiungere la stazione centrale; un uomo giovane, altissimo e ben vestito mi porge una copia di “Metro”; mi prende un vago senso di inquietudine. Cosa ci fa uno come lui qui? Scendo le scale e provo un leggero senso di colpa pensando alle mie certezze.
Finalmente sistemata sul treno per Padova estraggo un po’ di carte da rivedere prima della riunione che mi attende: innanzitutto una tabella di indicatori di qualità da proporre ad un gruppo di coordinatori di servizi rivolti alla disabilità. Quant’è difficile convincerli a misurarsi! L’unico modo che ho trovato finora per indurli al cambiamento è condividere con loro la costruzione degli strumenti operativi; mi piace e sono orgogliosa di questa modalità di lavoro, ma qualche volta mi impigrisco e penso che sarebbe tutto più semplice se dal mio ufficio di Gallarate inviassi qualche bella mail con allegato, senza troppe pretese motivazionali. Come finora sempre accaduto scaccio però via in fretta e vanitosamente questi ripensamenti.
Alzo lo sguardo e vedo un’anziana signora che si appassiona ad una raccolta di storie d’amore (vere?). Mi dico spocchiosamente: spero di arrivare alla sua età con qualcos’ altro tra le mani. Lei sorride, è serena. Io lo sarò altrettanto?
La vibrazione di un messaggio mi riporta ai miei giorni: la direttrice di una Residenza per anziani mi chiede un aiuto per migliorare il suo clima aziendale. “Vengo a trovarti, ne parliamo”, prendo tempo. In realtà questa ennesima sfida mi stimola immediatamente e la mia mente corre subito al pensiero di quale percorso proporre; magari prima facciamo delle interviste, poi qualche incontro formativo su ruoli e responsabilità e la condivisione di qualche strumento che ne strutturi l’orientamento, poi anche la creazione di spazi e momenti formali ed informali che valorizzino le singole competenze, ed infine l’individuazione di obiettivi specifici e di chiari percorsi di carriera. Vedremo, intanto prendo appunti e fisso due date.
Sono quasi giunta a Padova ed il pensiero di dovermi gettare al freddo e tra i rumori della città e della gente mi incupisce; tra l’ altro molte carte da leggere sono rimaste nella borsa. Mi chiedo chissà poi come faranno gli altri: a me sembra di avere sempre poco tempo per tutto. O forse ne sono semplicemente convinta. In realtà raramente mi faccio sorprendere dagli eventi. Riprendo un po’ di sicurezza e mi ravvivo i capelli.
Una delle mie citazioni preferite è “Chi più sa, più dubita” di Erasmo da Rotterdam; fino ad un po’ di anni fa non mi piaceva ma ho imparato ad apprezzarla col tempo. La propongo ai miei figli ed in tutti i miei contesti professionali; per cercare di comprendere la realtà occorre vederla da più parti, ascoltandola con pazienza.
Il mio viaggio è finito, ma già sto pensando al prossimo. Concludo che c’è spazio per tutto e c’è tempo per ogni cosa quando riesci ad appassionarti a ciò che fai.
Barbara Colombo, consulente aziendale e conduttrice di gruppi di lavoro per l’implementazione e l’aggiornamento di sistemi di gestione integrati per la qualità e la responsabilità sociale.
Mamma di Irene studente liceale in attesa di conferme e di Andrea che ad 11 anni deve solo scegliere se diventerà violinista o calciatore. (E moglie di Luca che osserva e sorride).
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